Mattia (Pd): “Sulla Granarolo di Anzio la Regione può fare la propria parte”

31 marzo 2019 | 09:00
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Mattia (Pd): “Sulla Granarolo di Anzio la Regione può fare la propria parte”

La Presidente della Commissione lavoro: “Si potrebbero usare i dodici mesi di ammortizzatori sociali per riconvertire il sito con un piano industriale”.

Anzio – “La situazione della Granarolo di Anzio è delicata e va affrontata tutti insieme per cercare di scongiurare il licenziamento dei 25 lavoratori, con ripercussioni pesanti sulle loro famiglie e su un territorio in cui Granarolo è presente dal lontano 1994. Nell’audizione avuta alla Pisana ho incontrato, insieme all’assessore Claudio Di Berardino, i direttore delle risorse umane dell’azienda, i rappresentanti sindacali di Cgil e Uil, il vice sindaco Danilo Fontana e la capogruppo del PD, Anna Marracino, un’occasione per confrontarci sul problema e valutare le eventuali soluzioni”.

Lo dichiara Eleonora Mattia (Pd), presidente della Commissione lavoro del Consiglio regionale del Lazio, a seguito dell’audizione sulla situazione del personale degli stabilimenti Granarolo di Anzio convocata su richiesta della capogruppo del Pd di Anzio, Anna Marracino. Nel corso del confronto l’azienda ha confermato che, in mancanza di fatti nuovi entro luglio, l’intenzione resta quella di cessare le attività produttive mantenendo soltanto il lato della commercializzazione.

“Siamo molto preoccupati – aggiunge la Mattia – anche per ciò che riguarda le conseguenze sull’indotto, considerato che l’azienda trasforma ogni giorno 700 quintali di latte. I sindacati, che hanno ribadito quanto alto sia il prezzo che il Lazio sta pagando per la crisi, in particolare nel settore alimentare, hanno posto l’attenzione sulla mancanza, da parte di Granarolo, di investimenti aziendali alternativi alla produzione base (latte e panna) ponendo un quesito sulle possibilità di riconversione del sito industriale.

“L’impegno assunto insieme all’assessore Di Berardino – sottolinea la presidente Mattia – è quello di lavorare congiuntamente alla ricerca di una soluzione che non si limiti all’eventuale ricollocazione dei lavoratori, in caso di chiusura, ma ad attuare politiche che riducano l’impatto sull’indotto e a valutare ipotesi di utilizzo alternativo dello stabilimento. In tal caso si potrebbero usare i dodici mesi di ammortizzatori sociali per riconvertire il sito con un piano industriale ed occuparsi, in questo lasso di tempo, della formazione dei lavoratori. Su questo la Regione Lazio può avere un ruolo monto importante”.