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Fotografato per la prima volta un buco nero, e sui social scoppia l’ironia: “E’ l’occhio di Sauron”

10 aprile 2019 | 23:31
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Ha la massa di 6 miliardi di Soli. Una rivoluzione scientifica che parla italiano. E sui social scoppia l’ironia

Roma – E’ già la foto del secolo, la prima mai scattata a un buco nero. Dopo il primo ‘cinguettio’ di un’onda gravitazionale, l’anello rossastro prodotto dai gas che precipitano in un buco nero segna un altro passo epocale nella storia dell’astronomia.

L’immagine mostra come i gas siano curvati dall’incredibile gravità di questo mostro cosmico, con una massa sei miliardi di volte superiore a quella del Sole. Questa foto senza precedenti è il risultato del progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), al quale l’Italia partecipa con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Otto radiotelescopi disseminati in tutto il mondo sono stati puntati all’unisono, come un unico telescopio virtuale, un grande occhio sull’universo, sul centro della galassia Messier 87 (M87), distante 55 milioni di anni luce. Ci sono voluti anni di osservazioni e i 14 milioni di euro del finanziamento da parte del Consiglio Europeo della Ricerca (Erc), ma il risultato ha fatto immediatamente il giro del mondo in pochi minuti: pubblicato in sei articoli in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters, è stato annunciato contemporaneamente in sei conferenze stampa in Europa, Stati Uniti, Cile, Cina e Giappone.

Siamo orgogliosi di avere trovato la formula vincente, abbiamo dimostrato di credere nell’intuizione della scienza”, ha detto il Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione Carlos Moedas. Oggi si apre la “prima pagina di un libro incredibile nel quale è possibile fare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti, previsti un secolo fa da Albert Einstein“, ha detto Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte, membro del comitato scientifico della collaborazione e che ha partecipato all’analisi teorica dei risultati.

Con lui gli altri protagonisti del progetto sono Heino Falcke, della Radboud University, e Micheal Kramer, della Royal Astronomical Society. “E’ un risultato che segna una nuova epoca” anche per Elisabetta Liuzzo, dell’Istituto di Radioastronomia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e del Centro regionale del radiotelescopio Alma dell’Osservatorio Europeo Australe (Eso).

Per la comunità scientifica osservare i buchi neri potrebbe portare a scoprire fenomeni che oggi sono impossibili da prevedere. Osservare i buchi neri significa infatti poter guardare direttamente che cosa accade quando la materia si trova in condizioni estreme.

Vuol dire anche fare un passo in avanti importante nella comprensione dei segreti del cosmo e avere “un nuovo strumento di indagine per esplorare la gravità nel suo limite estremo”, ha detto Mariafelicia Delaurentiis, astronomia e astrofisica dell’Università di Napoli Federico II e della sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), che ha coordinato il gruppo di analisi teorica dell’esperimento. Di sicuro è l’inizio di una nuova avventura.

Sui social, nel frattempo, scoppia l’ironia. Qualcuno paragona il buco nero a un tarallo, altri ad una cimabellina. Ma alla maggior parte, la foto del secolo “assomiglia all’occhio di Sauron del Signore degli Anelli“.

Una foto che rappresenta l’ultimo cambio di ‘look’ dei misteriosi buchi neri, che proprio per la loro invisibilità hanno solleticato per decenni l’immaginazione di astronomi, fisici e perfino registi cinematografici. Tra i primi a cimentarsi nell’impresa di rappresentare questi oggetti esotici, alla fine degli anni Settanta, fu l’astrofisico francese Jean-Pierre Luminet dell’Osservatorio di Parigi-Meudon, che sfruttando le sue conoscenze di matematica elaborò la prima simulazione al computer di un buco nero, usando la scheda perforata del computer IBM 7040: riportò poi a mano i dati ottenuti disegnando migliaia di puntini neri su un foglio bianco, e ne produsse un’immagine fotografica negativa.

Il risultato, un po’ sfocato, mostrava come doveva apparire un disco piatto di materia in procinto di cadere nel buco nero. Negli anni Novanta Luminet si lanciò anche in una serie di animazioni che riproducevano il movimento attorno al buco nero, ma “la comunità scientifica considerò queste simulazioni come un gioco senza capire quale sarebbe stata la loro futura importanza”, spiega lo stesso astrofisico sul sito della rivista Science.

La svolta pop è arrivata nel 2014 con il film ‘Interstellar’ del regista Christopher Nolan, che ha ricevuto molti elogi per la ricostruzione di un buco nero basata proprio sugli studi di Luminet e realizzata in collaborazione con il premio Nobel per la fisica Kip Thorne, del California Institute of Technology (Caltech).

Quella che appariva nel film, comunque, era una versione del buco nero volutamente semplificata ed esteticamente adattata al grande schermo. Lo stesso Luminet l’ha definita “geometricamente valida, ma sbagliata dal punto di vista fisico, perché trascura le proprietà fisiche del disco di accrescimento e l’effetto Doppler”.

L’ultimo cambio di look dei buchi neri risale al 2016, grazie agli studi dell’astrofisico Alain Riazuelo che ritraggono buchi neri quiescenti, senza disco di accrescimento. Questo restyling è comparso anche nelle immagini usate dalle collaborazioni Ligo e Virgo, quando hanno pubblicato la prima osservazione diretta delle onde gravitazionali prodotte dalla fusione di due buchi neri.

(fonte Ansa)