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Sanità Lazio, gara Recup e contenzioso Inps-aCapo: 1.100 lavoratori di nuovo a rischio

13 aprile 2019 | 15:00
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Sanità Lazio, gara Recup e contenzioso Inps-aCapo: 1.100 lavoratori di nuovo a rischio

Ciancarelli (presidente acapo): “Vittime di ingiustizia, pronti a ricorrere in cassazione. Questa sentenza metta a rischio la cooperativa”

Regione Lazio – Nuovo colpo di scena nella vicenda Inps-Acapo, che mette di nuovo in discussione l’attribuzione del servizio Recup del Lazio, che garantisce le prenotazioni sanitarie a tutti i cittadini della regione.
Il Consiglio di Stato ha negato l’evidenza accertata dal Tribunale civile di Roma Sezione Terza Lavoro (sentenza n. 1490/2019 del 14 febbraio scorso) e il 9 aprile ha dichiarato legittimo il Durc Irregolare emesso da Inps nei confronti della cooperativa aCapo (già Cooperativa Capodarco).

Il 14 febbraio scorso il Tribunale civile di Roma Sezione Terza Lavoro aveva dichiarato illegittimo il Durc negativo per il periodo 27/09/2017 – 4/01/2018, (emesso per un inesistente debito contributivo di 3.284 euro ed l’incapacità dell’Inps nel controllo dei propri flussi informativi) e accertato la piena regolarità contributiva della Cooperativa, condannando Inps a restituire la somma (senza considerare che nel frattempo la Cooperativa versa regolarmente 2 milioni di euro all’INPS ogni anno in contributi)

Presidente Ciancarelli: “è una pronuncia che lascia sgomenti. Il nostro operato è stato sempre stato corretto. Impugneremo la sentenza in Cassazione. Questa sentenza metta a rischio la cooperativa esponendola, insieme ai sui oltre 1100 lavoratori (il 34% disabili), al rischio di essere esclusa da commesse pubbliche e gare per 145 milioni di euro (di cui 57 già aggiudicati dalla cooperativa)”

Si riapre così, inaspettatamente, per aCapo una vicenda paradossale che da anni sta mettendo in difficoltà una cooperativa di più di 1.100 dipendenti, fornitrice di importanti servizi alla PA, per una somma 3.284 euro non dovuta e una controversia legata ad un codice fiscale. Una situazione che può portare all’esclusione di aCapo da commesse pubbliche per 145 milioni di euro (di cui 57 milioni già aggiudicati) e ora dalla sua commessa pubblica più importante.

Il presidente della aCapo, Roberta Ciancarelli: “Una pronuncia che lascia sgomenti. Anche alla luce della precedente decisione del Consiglio di Stato che aveva accolto la richiesta di aCapo di sospendere la procedura posto che la stessa appariva vistosamente viziata. aCapo continua ad essere ingiustamente al centro di un vortice a dir poco incomprensibile che l’ha vista oggetto di una pluralità di esclusioni da procedure di gara aggiudicatele. Tuttavia non ci diamo per vinti e proseguiremo nella nostra battaglia convinti della correttezza e della trasparenza del nostro operato”.

Di pari avviso le considerazioni degli avvocati Matteo Valente e Marco Orlando dello Studio AOR Avvocati di Roma che ha curato l’appello per la aCapo. Per l’avvocato Valente: “Vedere disattese dal Consiglio di Stato le ragioni della cooperativa appare poco coerente con quanto pochi mesi fa lo stesso Giudice Amministrativo aveva affermato e soprattutto con quanto statuito dal Giudice del lavoro che solo poche settimane fa aveva dichiarato illegittimo proprio lo stesso Durc. La pronuncia di ieri merita di essere impugnata sia innanzi la Corte di Cassazione sia con il giudizio di revocazione innanzi lo stesso Consiglio di Stato”.

“Entrando nel merito della sentenza – prosegue l’avvocato Orlando – possiamo solo dire che l’impianto giuridico del Consiglio di Stato non è sostenibile soprattutto in merito ad un aspetto, quale quello del Durc, che è assai rilevante per le imprese che prendono parte alle procedure di gara. La vicenda di aCapo ci insegna che un’impresa che ha sempre regolarmente rispettato i propri doveri nei confronti dell’INPS e dei propri lavoratori non dovrebbe rischiare l’esclusione per inezie che nulla hanno a che fare con i versamenti dei contributi”.

Interviene anche il professore e avvocato Adalberto Perulli, ordinario di Diritto del Lavoro e della Previdenza Sociale, che ha assistito aCapo nel contenzioso giuslavoristico: “La sentenza resa dal Consiglio di Stato non può essere assolutamente condivisa. È evidente come il Giudice amministrativo abbia errato nel valutare la legittimità del Durc, non essendo il Consiglio di Stato competente ad accertare la regolarità contributiva; il Giudice amministrativo avrebbe dovuto prendere atto della sentenza del Tribunale di Roma – Sezione Lavoro che ha riconosciuto la regolarità contributiva di aCapo ed ha dichiarato illegittimi i Durc negativi emessi dall’Inps. Si tratta quindi di una decisione con cui il Consiglio di Stato è andato oltre i limiti della propria giurisdizione e, per questo motivo, la sentenza verrà impugnata avanti la Suprema Corte di Cassazione”.