Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”

19 aprile 2019 | 22:12
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Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”
Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”
Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”
Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”
Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”
Via Crucis al Colosseo, il grido di dolore del Papa: “Migranti e pedofilia le croci del nostro tempo”

Dal colle Palatino l’appello del Pontefice all’accoglienza dei migranti, “crocifissi” che trovano “le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici”

Roma – Il dramma dei migranti, delle vittime della tratta, della pedofilia nella Chiesa: sono queste le croci del nostro tempo. Ed è proprio per queste persone, ignorate da una società egoista che troppo spesso gira la testa davanti a queste tragedie, che Papa Francesco prega al termine della tradizionale Via Crucis al Colosseo, trasmessa in mondovisione.

Dal centro di Roma, illuminato da migliaia di fiaccole, tenute tra le mani dei tanti pellegrini giunti da ogni parte del mondo, la preghiera del Pontefice si allarga al mondo intero e tocca diversi “crocifissi” odierni: gli anziani, le famiglie “spezzate dall’omicida leggerezza e dall’egoismo”, i bambini, “feriti nella loro innocenza e nella loro purezza”.

Papa Bergoglio non dimentica poi i cristiani, quelli “emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei” proprio perché credenti. Nella sua preghiera, c’è spazio anche per le “persone che non hanno il conforto della fede“. Sono queste, oggi, le “croci del mondo”.

“Crocifissi” sono anche i migranti “che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici”, così come quegli uomini e quelle donne vittime della tratta. A loro sono dedicate le meditazioni (leggi qui) scritte da suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, presidente dell’Associazione “Slaves no more”.

Un ennesimo appello all’accoglienza, dunque, arriva dal Palatino, uno dei colli di Roma, una Capitale che lo stesso Papa Francesco aveva appellato – appena tre settimane fa – “una città di ponti”, visitando il Campidoglio (leggi qui). Una città che oggi ha visto scendere in piazza migliaia di giovani, guidata dalla piccola Greta Thunberg, per scioperare contro i cambiamenti climatici.

Ed è proprio al pianeta, “la nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere”, che il Pontefice dedica l’ultima parte della sua preghiera. Anche la Terra, infatti, oggi è “crocifissa”; un dramma, l’ennesimo, di cui facciamo finta di niente.

La preghiera del Papa

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo:
la croce delle persone affamate di pane e di amore;
la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo;
la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;
la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;
la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno;
la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte.
Amen.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media