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Sri Lanka, le autorità sbagliano il bilancio delle vittime: sono 100 in meno

25 aprile 2019 | 22:23
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Uno dei kamikaze fu arrestato e rilasciato per “insufficienza di prove”

Colombo – C’è un’atmosfera ancora molto tesa in Sri Lanka dopo la strage jihadista di Pasqua (clicca qui). Le autorità non escludono nuovi attacchi e sono a caccia di alcuni sospetti legati ai terroristi che si sono fatti esplodere domenica nelle chiese e negli hotel di Colombo: uno dei quali, tra l’altro, era già stato arrestato ma poi rilasciato per “prove insufficienti”.

E adesso viene fuori che nel caos generale il bilancio delle vittime è stato clamorosamente sbagliato in eccesso: i morti accertati sono 253 e non 359.

A quattro giorni dall’eccidio rivendicato dall’Isis, la polizia ha diramato un appello per ottenere informazioni su tre donne e due sospettati di legami con il commando dei terroristi. Il premier Ranil Wickremesingh in diverse interviste ha ammesso che alcuni di loro potrebbero aver ancora accesso a esplosivi e “potrebbero compiere altri attacchi suicidi”.

Nel frattempo, si continuano a compiere esplosioni controllate di pacchi sospetti e l’aviazione civile ha vietato l’uso di droni e di aerei senza pilota, che in passato sono stati utilizzati per portare esplosivi.

Diversi paesi, temendo nuovi attentati, hanno diramato avvisi ai propri connazionali in Sri Lanka. Il Regno Unito ha consigliato di evitare i viaggi, Israele di lasciare l’isola, e gli Stati Uniti di non recarsi nei luoghi di culto il prossimo week-end.

Gli attentati di domenica hanno rivelato un allarmante blackout dei servizi di sicurezza interni, che sarebbero stati avvertiti prima degli attacchi dai servizi stranieri.

A pagarne le conseguenze è stato il ministro della Difesa, che ha rassegnato le sue dimissioni, come era stato chiesto dal presidente della Repubblica. E dalle indagini emergono altri dettagli imbarazzanti per le autorità.

Ad esempio, uno degli attentatori era stato precedentemente arrestato dalla polizia, ma poi rilasciato: Ilham Ahmed Ibrahim, che si è poi fatto esplodere al Cinnamon Grand Hotel di Colombo.

Anche il fratello Imsath Ahmed Ibrahim era tra i kamikaze. Lo stesso premier ha confermato che molti degli attentatori erano sotto sorveglianza, ma si è giustificato affermando che non c’erano prove sufficienti per arrestarli.

Finora sono state fermate 58 persone che si sospetta possano essere legate agli attentati, incluso il padre dei fratelli Ibrahim, un ricco commerciante di spezie, che potrebbe averli aiutati: un’ulteriore conferma che i terroristi erano benestanti e istruiti.

Uno di loro, Abdul Lathief Jameel, aveva studiato legge in un college del sud-est dell’Inghilterra. E proprio durante quell’esperienza potrebbe essere entrato in contatto con membri dell’Isis ed essersi radicalizzato.

(Il Faro online)