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Ormezzano: “Non manca il Grande Torino, è vivissimo”

4 maggio 2019 | 06:00
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Ormezzano: “Non manca il Grande Torino, è vivissimo”

Lo ricorda in questo modo il giornalista sportivo torinese. Vide le partite della squadra che ha definito “convegni della brava gente”. A 70 anni dalla scomparsa della squadra granata non si placa il ricordo

Il Faro on line – Sono tanti 70 anni. Tantissimi. Ma la squadra più blasonata d’Italia che ha preso il cuore ai tifosi e agli appassionati di calcio, non se ne va. Resta.

Era il 4 maggio del 1949, il Grande Torino periva  a Superga. Erano le 17 del pomeriggio e i fantastici ragazzi granata, che tornavano da Lisbona, guidati da Valentino Mazzola, insieme ai giornalisti al seguito e ad alcuni membri della dirigenza torinese, si schiantarono sulla collina in entrata sulla città. Pioveva quel giorno e il pilota dell’aereo non vide la montagna di fronte e la stazza enorme della Basilica che si stagliava immediatamente dopo.

Un dolore. Immenso. Forte. Da stordimento. Da perdere il respiro. Da stringersi nel cuore senza poterci credere. E il ricordo dei meravigliosi 11 giocatori di una squadra che allora vinceva scudetti e partite, con fantasia e perfezione, non ha lasciato mai la gente. E’ il cuore granata a battere ancora dopo decenni: “Non manca il Grande Torino. E’ vivissimo”. Lo dichiara Giampaolo Ormezzano. Lo storico giornalista sportivo di fede granata racconta quel Torino lì. E nonostante gli anni siano passati inesorabili, la squadra dei magnifici è rimasta: “Non è mai stato così presente come oggi. E’ il ricordo che alimenta da solo, la memoria”.

Per i lettori de Il Faro on line, Ormezzano spiega: “Oggi non c’è niente dell’eredità del Grande Torino in questo calcio. Allora c’era un football onesto e non ricco, non come quello di oggi. Non c’è nessun rapporto o legame con il calcio di allora, nel nostro presente”. Sembra passata un’epoca. E probabilmente è così. La storia e le situazioni sono cambiate. L’Italia è cambiata, completamente. Sono mutati meccanismi e valori, forse.

Ma loro sono rimasti. Come per richiamare nel presente, gli ideali di allora. Nelle iniziative, nelle cerimonie di commemorazione. Nel cuore di chi li sente ancora vivi, come dice Ormezzano. Nella mente di chi li sente presenti. E lo sono se a distanza di 70 anni, il Vecchio Cuore Granata non smette di battere e di commuovere. Di alimentare valori e credenze. Leggende. Perché il Grande Torino è la leggenda per eccellenza, del calcio italiano: “Ho visto tutte le partite – ha confessato il giornalista torinese – e non erano incontri di calcio quelli. Erano convegni della brava gente, che andava a vedere gli altri giocare”.

Quella lapide affissa alle spalle della Basilica di Superga, ricorda tutti. Nomi, cognomi, sogni e speranze. Una intera generazione di calciatori scomparsi per sempre. Forse. Ma loro ci sono. sono presenti. Vivi.

Lo sono. Come a ricordare un tempo in cui tutto era più buono. In cui tutto era più semplice. Più genuino. Con la speranza che un giorno il mondo possa imparare, ancora, da loro. E cambiare la propria anima. Un team di meravigliosi che trascinava le folle. Mazzola che ripiegava le maniche della maglia numero 10 sulle braccia e la tromba a suonare dagli spalti, la carica della rivincita. Era un mondo quello. Un luogo speciale. Un luogo fatto di persone, talenti e amore. Passione. Per il calcio e per il Vecchio Cuore Granata. Mai spento. Mai morto. Come il ricordo del Grande Torino. Che resta per sempre.

Di seguito, i nomi di coloro che perirono a Superga.

Giocatori

Valerio Bacigalupo (25, portiere)

Aldo Ballarin (27, difensore)

Dino Ballarin (23, portiere)

Émile Bongiorni (28, attaccante)

Eusebio Castigliano (28, mediano)

Rubens Fadini (21, centrocampista)

Guglielmo Gabetto (33, attaccante)

Roger (detto Ruggero) Revelli Grava (27, centravanti)

Giuseppe Grezar (30, mediano)

Ezio Loik (29, mezzala destra),

Virgilio Romualdo Maroso (23, terzino sinistro)

Danilo Martelli (25, mediano e mezzala)

Valentino Mazzola (30, attaccante e centrocampista)

Romeo Menti (29, attaccante)

Piero (detto Pierino) Operto (22, difensore)

Franco Ossola (27, attaccante)

Mario Rigamonti (26, difensore)

Július (detto Giulio) Schubert (26, mezzala)

Dirigenti

Egidio (detto Arnaldo) Agnisetta (55, Direttore Generale)

Ippolito Civalleri (66, Dirigente Accompagnatore)

Andrea Bonaiuti (36, organizzatore delle trasferte)

Allenatori

Egri Erbstein (50, Direttore Tecnico)

Leslie Lievesley (37, allenatore)

Ottavio Cortina (52, massaggiatore)

Giornalisti

Renato Casalbore (58, Tuttosport)

Renato Tosatti (40, Gazzetta del Popolo)

Luigi Cavallero (42, La Nuova Stampa)

Equipaggio

Pierluigi Meroni (33, primo pilota)

Cesare Bianciardi (34, secondo pilota)

Celeste D’Inca’ (44, motorista)

Antonio Pangrazzi (42, radiotelegrafista)