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Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”

7 maggio 2019 | 06:05
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Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”
Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”
Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”
Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”
Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”
Andrea Bacchetti: “Grazie alle Fiamme Oro Rugby, ognuno mi ha dato qualcosa di importante”

Ha lasciato la carriera professionistica l’ala amaranto. Ultima partita in casa, lo scorso 27 aprile con il Petrarca. Cerimonia di saluto. Resterà nel Corpo della Polizia

Il Faro on line – Ha voluto ringraziare tutti Andrea, a fine partita. Nell’ultima di campionato sul campo della Caserma Stefano Gelsomini, il campione di rugby della Polizia di Stato ha voluto ad ognuno donare un messaggio speciale.

E’ fatto così il Bacchetti numero 11 che ha lasciato la carriera agonistica, delle 325 presenze in Eccellenza, e le sue Fiamme Oro Rugby del cuore. Dopo aver disputato la partita con i campioni d’Italia del Petrarca Padova, ha fatto il giro del campo e ha ricevuto applausi e affetto. Un grazie per ognuno. Per ogni persona che in questi sei anni lo ha fatto crescere e non solo sul lato sportivo.

Condividere con le persone la propria passione per lo sport è importante. Ti segna per tutta la vita. E Andrea ha sperimentato questa situazione. Da ragazzino venne a giocare a Roma con la Polizia di Stato. Mai stato fuori di casa per così a lungo. Certamente le trasferte con le sue precedenti squadre e con la Nazionale lo avevano portato a viaggiare in tutto il mondo, ma un cambiamento così radicale non lo aveva mai affrontato. Allora ecco l’amore per il rugby e le amicizie fatte, a tendere una mano forte ad un ragazzo giovane che voleva sfondare nel rugby italiano.

Lo ha fatto Andrea. Per tanti anni è stato una delle colonne delle Fiamme Oro Rugby e di tutto il movimento della palla ovale italiano. L’ala pericolosa e spinosa che tutti gli avversari hanno dovuto sempre affrontare e fermare. E lui stesso ha contribuito ad arricchire i risultati di una squadra sempre lì verso la cima dell’attuale Top12. 35 le mete segnate da Bacchetti in 95 gare giocate in amaranto. Un palmares eccezionale per un atleta che vinse il Trofeo Eccellenza, in casa sua e contro la sua ex squadra. Nel 2014, le Fiamme Oro Rugby furono prime nel torneo battendo proprio quel Rovigo con cui Andrea aveva cominciato a fare i suoi primi passi nel rugby. Quello il ricordo più bello per l’ormai ex atleta delle Fiamme Oro. Ma resterà nella Polizia, svolgendo servizio d’istituto. Lo dichiara per i lettori de Il Faro on line.

Ci sarà un corso di tre mesi una volta tornato a casa. In questi giorni, Bacchetti è già nella sua Rovigo per ricominciare una nuova vita. Ma non dimentica i suoi cari amici di Roma. Appena possibile tornerà a trovare tutti per ringraziare ancora chi ha contribuito a farlo crescere. Il rugby lo fa. E tutto il suo mondo intorno. Il rispetto per l’avversario, per i compagni. Per qualsiasi persona Andrea abbia incontrato sulla sua strada. Questo fa il rugby, questo fa lo sport.

E da uomo maturo oggi, incoraggia i giovani a scegliere lo sport che lo ha reso grande e importante. In quello sport che gli ha permesso di vestire la maglia della Nazionale azzurra per tante volte. E allora, quelle parole da lui espresse nel dopo partita al Gelsomini hanno racchiuso tutto questo.

E mentre la sua nuova vita comincia, i valori del rugby lo accompagneranno ancora verso nuovi traguardi. E nuovi stimoli, come lui stesso ha dichiarato. Buona vita campione.

Caro Andrea, hai appena smesso la carriera agonistica. Come si svilupperà adesso la tua vita post rugby ?

“Quando lasci il Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro, resti nel Corpo della Polizia di Stato. Ci sarà un corso di tre mesi, in cui ci spiegheranno e ci aggiorneranno su quello che è il mondo del lavoro e quello che andremo ad affrontare. Prima facevamo solo gli atleti. Non so cosa farò esattamente. Sicuramente andrò a lavorare. Direttamente a casa mia a Rovigo”.

Come mai hai deciso di smettere con lo sport agonistico praticato ?

“Mi sono trovato molto bene alle Fiamme Oro Rugby. Ma ad un certo punto devi fare delle scelte, anche per la tua famiglia. Di conseguenza, io l’ho fatto sul lato famigliare. Voglio stare più vicino alla mia famiglia e anche per avere nuovi stimoli, in una strada che non ho mai intrapreso. Dopo sei anni, non che mi mancassero delle motivazioni, ma vorrei qualcosa di nuovo. E’ stato un insieme di passaggi che mi hanno portato a prendere questa decisione. Di comune accordo con i dirigenti delle Fiamme Oro”.

Come sono stati questi anni per te, alle Fiamme Oro Rugby ?

“Sono arrivato che ero un ragazzino. A 25 anni, sapevo cosa significava stare fuori da casa. Ho sempre girato il mondo con le Nazionali azzurre, ma sempre per tempi ridotti. Invece in questo caso, stare lontani da casa così tanto è stata un’altra cosa. Quindi, ciò che mi ha segnato di più è essere arrivato da ragazzino ed essermene andato da uomo maturo. Mi ha fatto crescere sotto ogni punto di vista. Su lato sportivo, ovvio che sono cresciuto, ma nei professionisti cresci per forza, soprattutto sotto il profilo umano. E’ stato un insieme di circostanze che mi ha segnato in positivo, a crescere come persona”.

E sul campo..che cosa ti ha dato la tua ex squadra ?

“Le grandi amicizie. Ho legato con tantissimi compagni. Non è facile farlo con tutti, in un gruppo di 40 persone. Difficile legare strettamente con tutti. Ho avuto sempre un buonissimo rapporto con tutti, staff compreso, di conseguenza la cosa che mi porto di più dentro, è sicuramente il legame di amicizia che è nato. Che porterò avanti. Quando avrò tempo ho detto a tutti, tornerò qui a trovarli. Compagni e staff. Tutti quelli che lavorano per le Fiamme Oro. E’ la mia seconda casa. La mia seconda famiglia”.

Il rugby che cosa ti ha trasmesso come persona ?

“Ho avuto la fortuna di crescere in una città come Rovigo, in cui il rugby è onnipresente. Ci sono quattro giornali che parlano solo di questo e tutti lo seguono. Ho iniziato a sei anni, quando la squadra del Rovigo già vinceva gli scudetti. Sono nato e cresciuto in un ambiente rugbystico sin da quando ero piccolo. Mi ha segnato tantissimo. Il rispetto dell’avversario, la lealtà verso i tuoi compagni, l’educazione verso chi non conosci direttamente, è un discorso ampio. Rispetto per le persone. Conoscerne tante e avere un rapporto con tutti e lasciare un buon ricordo, quello ti da soddisfazione”.

Dopo la partita con il Petrarca hai salutato tutti al Gelsomini. Quali sono state le emozioni del dopo gara ?

“Sapevo che sarebbe già stata la mia ultima gara, dal lato psicologico stavo tranquillo. Ho voluto riunire lo staff tecnico e il Presidente per ringraziare tutti. Avevo piacere di dire ad ognuno di loro e a voce, dei ringraziamenti personali. Mi piace parlare in faccia  alle persone. Ho ringraziato ognuno di loro e ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa. Questo l’ho spiegato. Avevo piacere di dirlo in campo. Ho preso io l’iniziativa, di riunire tutti. Ho fatto il giro di campo”.

Che cosa ti hanno detto i tuoi ex compagni di squadra insieme allo staff amaranto ?

“Mi hanno colpito i ragazzi più giovani. Io ho 30 anni e quest’anno in rosa sono entrati ragazzi che hanno 20 anni. Con cui, nonostante la differenza di età, abbiamo legato molto. Loro mi hanno sempre fatto tante domande e volevano sapere perché andavo via. Volevano convincermi di restare qui. A quell’età non è che puoi capire le scelte che devi fare a trent’anni.. ma sicuramente mi hanno colpito. Mi ha fatto capire che ho lasciato qualcosa anche a loro. E siccome i giovani sono il futuro, essere un esempio per loro è moto gratificante”.

Il tuo ruolo era ala. Come mai avevi scelto questo tipo di posizione in campo ?

“E’ adatto alle mie caratteristiche fisiche che sono la velocità e la stazza fisica. Ed essendo l’ultimo giocatore prima della linea di fuori, ero abbastanza libero in campo e mi muovevo meglio, gli allenatori potevano sfruttare di più le mie qualità fisiche. E si adatta anche al mio carattere”.

Dal lato sportivo, quali sono state le emozioni più belle che hai vissuto con la maglia delle Fiamme Oro Rugby ?

“Sicuramente la partita in cui abbiamo vinto la finale del Trofeo Eccellenza 4 anni fa. Che abbiamo giocato a Rovigo. Sono stato abbastanza sfortunato da quel punto di vista, perché ero sempre arrivato in finale senza vincere.. la vittoria arrivata all’ultimo minuto è stata davvero molto importante”.

Vuoi dare un messaggio ai giovani Andrea ? Cosa consigli loro, se vogliono praticare il rugby ?

“Consiglio ai giovani di prendere il rugby come divertimento. Ovviamente sempre seriamente. Non perdere mai il divertimento nel fare le cose. Quando saranno più grandi, capiranno che è importante poter fare uno sport in cui hanno il dovere di impegnarsi al massimo, concentrati, ma sempre divertirsi. Il divertimento del sano confronto”.

Com’è stata la tua carriera ? E la Nazionale ? Cosa ti ha trasmesso ?

“Ho avuto la fortuna di giocare nella squadra di Rovigo. Come un predestinato. Capita che i ragazzi del vivaio vanno a giocare anche in prima squadra. È molto più facile che qua a  Roma. La scelta di venire nella Capitale è stata difficile perché sono sempre stato uno molto legato a casa. Alla gente e all’ambito sportivo di Rovigo. Tuttavia, è stata la scelta migliore che potessi fare e lo consiglio a qualsiasi ragazzo giovane che vuole intraprendere la carriera sportiva alle Fiamme Oro.  E’ stato sempre il mio obiettivo di giocatore, nel rugby professionistico. Ho avuto la fortuna di giocare il Sei Nazioni allo Stadio Flaminio. Orgoglio personale e per i miei amici, per la mia città e per la mia famiglia. Auguro a tutti i ragazzi che cominciano a giocare a rugby, di provare questa emozione”.

Foto : Fiamme Oro Rugby