La ricorrenza |
Focus
/

41 anni fa l’uccisione di Peppino Impastato

9 maggio 2019 | 14:09
Share0
41 anni fa l’uccisione di Peppino Impastato

L’esempio del giovane rivoluzionario, che rinnegò il padre mafioso, è ancora vivo

Ricorre oggi il 41° anniversario della morte di Giuseppe “Peppino” Impastato, il giornalista di Cinisi che denunciò i crimini della mafia.

La storia di Peppino è straordinaria non solo perché ai tempi fu uno dei pochi a denunciare le realtà mafiose che in molti ancora fingevano di non vedere, ma perché lui stesso proveniva da una famiglia affiliata al crimine organizzato ed ebbe il coraggio di fare una scelta differente.

E’ il 9 maggio del 1978. Mentre l’Italia è sotto choc per il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro, a Cinisi, in Sicilia, Peppino Impastato muore, a 30 anni, dilaniato dall’esplosione di una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Sin da giovanissimo, Peppino si è battuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica. A dare l’ordine di uccidere Impastato è il capo indiscusso di Cosa Nostra negli anni Settanta, Gaetano Badalamenti, bersaglio preferito di Peppino in “Onda Pazza”.

Giuseppe Impastato nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963. Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.

Nel 1965 fonda il giornalino “L’Idea socialista” e aderisce al PSIUP.

Dal 1968 in poi milita nei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Nel 1975 costituisce il gruppo “Musica e cultura”, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.);

nel 1977 fonda “Radio Aut”, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.

Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali dove risulta vincitore nonostante venga assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978.

Un delitto di mafia che Cosa Nostra cercò di mascherare come un attentato terroristico, grazie anche alla complicità di numerose persone che hanno impedito l’ accertamento della verità. Quello di Peppino Impastato doveva essere un “delitto perfetto”: per coprire l’esecuzione mafiosa del militante della sinistra extraparlamentare, venne ideata la messinscena di un incidente, con la vittima dilaniata dallo stesso ordigno che avrebbe maneggiato. Il giovane, secondo gli inquirenti, sarebbe stato assassinato in un casolare nelle campagne di Cinisi e il suo corpo trascinato poi sulla linea ferrata dove venne dilaniato da una bomba.

Con comizi e interventi da un’emittente radiofonica, RadioAut, Impastato aveva condotto una coraggiosa campagna di denuncia dei traffici della mafia di Cinisi. Badalamenti veniva chiamato ironicamente “Tano seduto”, e la giunta che amministrava allora il paese era definita “mafiopoli” per via delle concessioni edilizie rilasciate a imprenditori collusi con la mafia.

La vicenda di Peppino Impastato è stata ricostruita dal regista Marco Tullio Giordana nel film ”I cento passi”, che ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica.

(Il Faro online)