la beffa

Il bonus Renzi da 80 euro entra nel mirino del Governo

23 maggio 2019 | 10:05
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Il bonus Renzi da 80 euro entra nel mirino del Governo

Anief: “Si eviti la beffa per tanti lavoratori della scuola di aumentare lo stipendio, con il rinnovo del contratto, di 100 euro lordi, e perderne nel contempo 80 netti”

Scuola – Il bonus Renzi da 80 euro entra nel mirino del Governo. E stavolta non sono “voci del popolo”: ad ammetterlo è stato il ministro dell’Economia Giovanni Tria, sostenendo che “nell’ambito della riforma fiscale gli 80 euro saranno riassorbiti”. Il ministro spiega che “l’introduzione degli 80 euro da parte del governo Renzi fu una decisione sbagliata, anche tecnicamente fu un provvedimento fatto male e anche il precedente governo cercava di cambiarlo”.

Su cosa intenda agire il titolare del Mef non è ancora però chiaro. Anief mette le mani avanti: “si eviti la beffa per tanti lavoratori della scuola di aumentare lo stipendio, con il rinnovo del contratto, di 100 euro lordi, e perderne nel contempo 80 netti”.

Marcello Pacifico (Anief): “Se, come più di qualcuno teme, siccome nel Def non sono previste risorse da assegnare ai rinnovi contrattuali, si vuole in realtà solo trasferire il budget del bonus renziano in quello degli aumenti promessi, allora non ci siamo proprio”.

“La legge di bilancio ha confermato il bonus Renzi anche per il 2019, ma per il prossimo anno rimane molta incertezza. Oggi il bonus viene calcolato sulla base di 12 mensilità in base al reddito, ricorda la rivista Orizzonte Scuola. Con i limiti di reddito minimo e massimo così ripartiti: al di sotto di un reddito pari a 8.174,00 euro, non si ha diritto al bonus Renzi di 80 euro; tra il reddito di 8.174,01 e 24.600,00, si ha diritto al bonus in modo proporzionale fino ad arrivare al suo azzeramento con redditi fino a 26.600,00″.

IL RISCHIO DELLA RESTITUZIONE

Ma c’è anche un altro motivo per il quale il bonus Renzi di 80 euro potrebbe venire meno per tanti lavoratori: tutti coloro che rientrano per poco nei massimali previsti per legge e leggermente incrementati dal Governo in carica, in caso di incremento stipendiale, perderanno il diritto al bonus. E molti dovranno anche restituire le somme eventuali percepite, a partire dalla data di incremento stipendiale.

Se nel corso dell’anno il reddito annuale lordo dovesse superare le soglie minime e massime, il bonus dovrà essere restituito. Il Bonus Renzi 80 euro è diventato strutturale con il D.L. 66/2014 ma ancora oggi fa molto discutere perché in sede di dichiarazione dei redditi sono numerosi i cittadini costretti alla restituzione parziale o totale del credito Irpef erogato in busta paga: nel 2018 si tratta di 1.8 milioni di contribuenti. Il Ministro Tria pensa di intervenire proprio su questo aspetto, per evitare tali situazioni.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO ANIEF

Anief ha calcolato che nella scuola almeno 500 mila lavoratori beneficiano del bonus Renzi da 80 euro mensili: si tratta della stragrande maggioranza del personale Ata, che percepisce non a caso i salari più bassi della pubblica amministrazione, tutti i docenti neo-immessi in ruolo e con pochi anni di servizio, soprattutto del primo ciclo.

“Il rischio della perdita del bonus in caso di aumento stipendiale – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è concreto perché i vertici del Governo continuano a parlare di aumenti di stipendio a tre cifre, conseguenti all’accordo del 24 aprile scorso sottoscritto a Palazzo Chigi. Ammesso che si arrivi a 100 euro lordo Stato, oltre all’indennità di vacanza contrattuale, per almeno un terzo di questi docenti e Ata, quindi parliamo di quasi 200 mila dipendenti, ci troveremmo davanti ad una beffa colossale, perché in cambio di 50 euro netti si perderebbe il beneficio degli 80 euro, anche questi netti, introdotti dal Partiti Democratico. Se è questo che il ministro a capo del Mef vuole evitare, allora ben venga il suo intervento”.

“Il rischio concreto è quello di ritrovarsi di fronte all’ennesimo gioco delle ‘tre carte’, con tantissimi dipendenti, pubblici e anche privati, presi letteralmente in giro. Perché alla fine della fiera, ad aumenti realizzati, la busta paga di questi lavoratori sarà incrementata di una manciata di euro. Anzi, non pochi ci andrebbero addirittura a perdere. Con gli altri Paesi europei che continuerebbero a pagare docenti e dipendenti scolastici tra il 30% e il 50% in più con casi, come la Germania e l’Olanda, dove si percepisce – conclude Pacifico – addirittura il doppio” – www.anief.org

(Il Faro online)