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Ladispoli, meme con Hitler e ironia sugli stupri nelle chat degli studenti

25 maggio 2019 | 15:00
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Ladispoli, meme con Hitler e ironia sugli stupri nelle chat degli studenti

Il preside contatta i genitori per invitarli a collaborare “per far in modo che i nostri ragazzi possano essere pienamente coscienti del loro agire”

Ladispoli – Foto di abusi, di Hitler. Parole ironiche sulle docce della morte. Sono questi i messaggi che alcuni ragazzi della Corrado Melone si scambiavano all’interno di una chat di gruppo. A scoprire il fatto il dirigente scolastico Riccardo Agresti che ha immediatamente denunciato l’accaduto scrivendo ai genitori.

“Sappiamo benissimo come gli episodi di cui stiamo parlando – ha scritto il preside – siano frutto di sciocca immaturità ma, proprio per questo, da parte nostra, faremo il possibile per approfondire la conoscenza, stimolare la riflessione, rinforzare il senso di responsabilità. Nello stesso tempo, però, vorremmo richiamare l’attenzione su quanto i ragazzi, a questa età, siano poco in grado di gestire, se non aiutati e controllati, un mondo enorme, la rete, con i suoi lati positivi indiscutibili, ma anche con una infinita serie di insidie”.

È come mettere alla guida di una splendida Ferrari da F1 un bambino: la Ferrari è un oggetto magnifico, ma può diventare un’arma mortale se alla sua guida mettiamo un ragazzo. Per i cellulari è la stessa identica situazione. Ragazzi anche di prima media, quindi ancora bambini che già, permetteteci, usano troppe ore il telefono, trovano poco tempo per relazionarsi, guardandosi negli occhi con la persona che hanno dinanzi, per parlare, ascoltare, leggere, capire”, si legge nella lettera rivolta ai genitori.

“Se oggi hanno condiviso Hitler per fare una battuta volgare, e sono certo non lo faranno più, cos’altro potrebbero postare se non interveniamo? I gulag, l’atomica, Capaci, o, per arrivare ai nostri giorni, i bimbi annegati nel Mediterraneo ridendoci su o facendo una battuta che nasconde la non conoscenza del dolore, della morte, della sopraffazione … in una parola: che non conosce il rispetto del prossimo!. Se oggi, con incoscienza, hanno postato messaggi in cui mostrano di non avere alcuna idea di cosa sia realmente un abuso, considerandolo un gioco, in futuro potrebbero ferire gravemente qualcuno o, addirittura, correre seri rischi per se stessi o per altri usando, magari, foto volgari, o violente, o lesive della dignità della persona”, ha sottolineato il preside.

“Questi ragazzi – ha proseguito ancora Agresti nella sua lettera ai genitori – una volta interrogati sul significato dei loro post, hanno dimostrato di conoscere il significato delle parole che hanno usate ed hanno dimostrato di conoscere chi sia stato Hitler, eppure hanno chiaramente dato l’impressione di non saper discernere ciò che è bene da ciò che è male. Sono chiaramente alla guida di una Ferrari senza avere alcuna cognizione di come si guidi e quale sia il codice della strada, cioè potranno arrivare ad ironizzare su tutto e tutti e usare ogni argomento per noia, senza percepirne la gravità”.

Spetta a noi adulti, famiglie e Scuola, il compito di insegnare che la vita è diversa dalla rete e non si deve mai scherzare sul male inteso come violenza o morte perché si rischia di generare dolore nel prossimo o di essere giudicati sciocchi o cinici. C’è chi ha avuto da ridire sulle vignette di Charlie Ebdo e permette ai propri figli altrettanto cinismo? C’è anche chi ha difeso le vignette di Charlie Ebdo (io sono fra questi), ma in quel caso si tratta di adulti che vogliono veicolare un messaggio (in maniera che personalmente giudico volgare e assolutamente non condivisibile)”, ha aggiunto il preside.

“Qui parliamo di ragazzi che non sanno cosa fanno e nemmeno i rischi che corrono, senza contare che in questo modo finiranno per condividere, senza capirne assolutamente il senso, ideologie fanatiche e magari aderirne volontariamente o perché etichettati come tali da imbecilli che non sanno distinguere il vero dal falso. Perché lasciamo usare liberamente, senza alcun controllo, questo strumento che viene usato per offendere, minacciare, denigrare superando il limite del bullismo? Prima di agire, occorre imparare e noi adulti, genitori e docenti, siamo per loro il riferimento cui dovrebbero potersi rivolgere con fiducia, persone con le quali poter discutere sul significato di ciò che ricevono o condividono”, ha fatto notare Agresti.

“Molti genitori pensano di proteggere i giovani celando la realtà. I ragazzi, invece, hanno bisogno di sentire parole sincere e sicure. Perché la conoscenza può proteggere, l’ignoranza – ha aggiunto il dirigente scolastico – al contrario, può uccidere. Prima di ‘giocare’, occorre conoscere ciò con cui si gioca; prima di nascondersi dietro il telefono occorre avere il coraggio di accettare le opinioni altrui. Il cellulare è ormai indispensabile, sarebbe ingenuo pensare il contrario e controproducente pensare di vietarlo”.

“Ma farne un uso continuo e senza filtri può fare danni inimmaginabili, si può incorrere in reati gravi che a questa età coinvolgeranno i genitori, ma fra qualche anno li vedranno soli con il loro avvocato. Far ridere qualcuno con una battuta serve a mostrare la propria esistenza nel gruppo dei pari. Ma essere divertenti è un’arte difficilissima se non si vuole scadere nella volgarità o nell’insulto, insomma far ridere è difficilissimo se si vuole conservare il rispetto del prossimo. Denigrare qualcuno serve a mostrarsi superiori nel gruppo reale o virtuale in cui si vive – ha proseguito il preside -. Ma questo modo di evidenziarsi nasconde una incapacità di essere veramente superiori e il risultato sarà gravemente negativo per l’uno o per l’altro o per entrambi. Insegniamo ai nostri ragazzi la forza di essere se stessi, senza necessità di dover dimostrare di esistere facendo battute o insultando”.

“Verrà il momento in cui saranno cresciuti, avranno imparato a far divertire senza offendere o a dimostrare la propria superiorità con i fatti e non solo con le parole. A scuola tanti esperti li aiutano e li aiuteranno a capire cosa sia il cyber bullismo, cosa siano le cose vere e quelle inventate, come evitare inutili rischi e molto altro, ma non basta!”, ha aggiunto.

E il dirigente scolastico ha chiesto la collaborazione dei genitori “per far in modo che i nostri ragazzi, ancora troppo piccoli per essere pienamente coscienti del loro agire, crescano nel migliore dei modi, partendo dall’idea che una delle parole chiave della propria e dell’altrui vita sia la parola rispetto”.

“Rispetto che va rivolto sempre, comunque, e in ogni cosa, nella vita reale come nelle chat, verso se stessi e verso gli altri. Rispetto sempre e comunque! Se avremo tutti compreso questo, saremo a buon punto nel cammino verso una società più giusta che forse noi non vedremo, ma che speriamo possano vivere i nostri figli“, ha concluso Agresti.

(Il Faro online)