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Europee 2019: i Sovranisti non sfondano, i partiti tradizionali per ora tengono

27 maggio 2019 | 12:11
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Europee 2019: i Sovranisti non sfondano, i partiti tradizionali per ora tengono

I sovranisti e i populisti non riusciranno a ottenere il potere all’Eurocamera ma la loro crescita è innegabile

Roma – Non è stato un terremoto, ma un segnale molto chiaro è arrivato per la Vecchia Europa. E’ ora di cambiare e di ascoltare per davvero le inquietudini e il malessere che attraversano la società europea.

Il voto frammentato, controverso e a tratti contradditorio non è di facile lettura, ma segna chiaramente un passaggio storico rispetto agli equilibri che hanno retto per decenni le istituzioni europee. I popolari e i socialisti da soli non avranno più, per la prima volta, la maggioranza nell’Europarlamento.

Tuttavia rimangono i primi partiti e potranno ancora insieme ai liberali, e forse anche con i Verdi, mantenere il controllo di Strasburgo. I sovranisti e i populisti non riusciranno a ottenere il potere all’Eurocamera ma la loro crescita è innegabile, anche se a macchia di leopardo: Le Pen supera Macron, ma Guilders non ottiene neanche un seggio, Orban trionfa ma l’Afd in Germania frena. Farage trionfa in Gran Bretagna ma lì è tutta un’altra storia e fra qualche mese i deputati britannici dovranno fare le valigie e riattraversare la Manica,

E’ come se i cittadini europei avessero voluto dare un’ultima possibilità alla Vecchia Europa, quella che negli ultimi anni non è stata capace di dare risposte concrete e riconoscibili alle grandi sfide di inizio millennio, dalla crisi economica alla gestione dei migranti, dagli effetti negativi della globalizzazione alla crisi di speranza per il futuro, dal controllo delle nuove tecnologie alla lotta contro i cambiamenti climatici.

Proprio questo ultimo tema concede una nuova chiave di lettura alle elezioni europee. L’exploit dei Verdi, soprattutto in Germania e Francia, segnala la ricerca di nuove facce e nuove idee nell’ambito dei partiti che credono ancora nell’Europa.

Questo dato si rafforza di fronte al calo di Macron e del partito della Merkel. L’Europa storicamente guidata dalla Germania e dalla Francia dovrà rinnovarsi tempestivamente se vuole sopravvivere ai propri errori, cercare nuove alleanze, nuovi equilibri, nuove strade da percorrere velocemente e, forse, anche nuovi leader. La situazione fluida della notte del 26 maggio indica che uno scatto di reni è necessario.

I sovranisti e i populisti continuano a crescere, i partiti tradizionali tengono con molta fatica. Il mondo corre veloce e i cittadini europei chiedono risposte concrete ai problemi di oggi. Il richiamo è stato chiaro e sembra davvero un’ultima chiamata per la Vecchia Europa. Probabilmente è l’ultima occasione.

(fonte Ansa)