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Il Papa catechizza Salvini: “Il vero motto del cristiano è ‘prima gli ultimi'”

27 maggio 2019 | 16:08
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Messaggio del Pontefice in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “L’esclusione dei migranti è un segno di declino morale”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Il mantra di Matteo Salvini, motto di tanti comizi e diverse campagne elettorali, arriva fino ai Sacri Palazzi. Ma Oltretevere viene rivisitato per essere restituito al mondo in chiave cristiana: “prima gli ultimi“. Per Papa Francesco, infatti, è questo il vero motto del cattolico.

Una critica esplicita al leader leghista – che si definisce cristiano, arrivando anche a baciare il crocifisso del rosario durante il discorso post voto -, quella di Bergoglio, che arriva all’indomani delle elezioni europee, e contenuta nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019, che si celebrerà il 29 settembre, e che quest’anno ha come tema “Non si tratta solo di migranti”.

Sull’argomento “migranti” Papa Bergoglio e il ministro dell’Interno la pensano in maniera diversa: se dal Pontefice continuano gli appelli all’accoglienza (un’accoglienza “prudente”, come l’ha definita lo stesso Bergoglio, rivolta a tutti gli stati e non solo all’Italia), dal Viminale la politica dei “porti chiusi” sembra essere l’unica soluzione. Eppure, evidenzia il Pontefice nel suo messaggio, l’atteggiamento verso migranti e rifugiati “rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto“.

Infatti, “su questa via – spiega il Papa -, ogni soggetto che non rientra nei canoni del benessere fisico, psichico e sociale diventa a rischio di emarginazione e di esclusione“. Per questo, avverte il Santo Padre, “la presenza dei migranti e dei rifugiati – come, in generale, delle persone vulnerabili – rappresenta oggi un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità“.

Ecco perché “non si tratta solo di migranti“, vale a dire: “interessandoci di loro ci interessiamo anche di noi, di tutti; prendendoci cura di loro, cresciamo tutti; ascoltando loro, diamo voce anche a quella parte di noi che forse teniamo nascosta perché oggi non è ben vista”.

“Non si tratta solo di migranti: si tratta di mettere gli ultimi al primo posto“, afferma il Papa. “Gesù Cristo ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è ‘prima gli ultimi!'”, osserva, aggiungendo: “Nella logica del Vangelo gli ultimi vengono prima, e noi dobbiamo metterci a loro servizio“.

“Non si tratta solo di migranti: si tratta di tutta la persona, di tutte le persone”, dice Bergoglio in un altro passo del Messaggio. “In ogni attività politica, in ogni programma, in ogni azione pastorale dobbiamo sempre mettere al centro la persona, nelle sue molteplici dimensioni, compresa quella spirituale. E questo vale per tutte le persone, alle quali va riconosciuta la fondamentale uguaglianza“, sottolinea Francesco.

Clicca qui per leggere il testo integrale del Messaggio

Conflitti violenti e vere e proprie guerre non cessano di lacerare l’umanità; ingiustizie e discriminazioni si susseguono; si stenta a superare gli squilibri economici e sociali, su scala locale o globale. E a fare le spese di tutto questo sono soprattutto i più poveri e svantaggiati”, sottolinea Bergoglio. Che aggiunge:  “Le società economicamente più avanzate sviluppano al proprio interno la tendenza a un accentuato individualismo che, unito alla mentalità utilitaristica e moltiplicato dalla rete mediatica, produce la ‘globalizzazione dell’indifferenza’“.

Proprio in questo scenario, “i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati emblema dell’esclusione perché, oltre ai disagi che la loro condizione di per sé comporta, sono spesso caricati di un giudizio negativo che li considera come causa dei mali sociali“.

Francesco fa proprio il mantra di chi, in questi ultimi mesi soprattutto, è stato l’antagonista della campagna elettorale di Salvini. Riprende il motto “restiamo umani”, comparso su decine di striscioni, ma, anche in questo caso, lo stravolge, cristianizzandolo: “Non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità“. E spiega: “Ciò che spinge il Samaritano – uno straniero rispetto ai giudei – a fermarsi è la compassione, un sentimento che non si spiega solo a livello razionale. La compassione tocca le corde più sensibili della nostra umanità, provocando un’impellente spinta a ‘farsi prossimo’ di chi vediamo in difficoltà”.

Non solo: “si tratta anche delle nostre paure”. “Il problema – fa notare Bergoglio – non è il fatto di avere dubbi e timori”, ma “quando questi condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti”. “E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, la persona diversa da me; mi priva di un’occasione di incontro col Signore”, prosegue.
In altre parole, “la risposta alla sfida posta dalle migrazioni contemporanee si può riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare“. Verbi, fa notare Francesco, che “non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati”.
Mettendo in pratica tali verbi, “contribuiamo a costruire la città di Dio e dell’uomo, promuoviamo lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e aiutiamo anche la comunità mondiale ad avvicinarsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile che si è data e che, altrimenti, saranno difficilmente raggiunti”.
Per Francesco, “non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i ‘segni dei tempi'”. Tramite loro “il Signore ci chiama a una conversione, a liberarci dagli esclusivismi, dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto“, conclude.

(Il Faro online)