La riforma

Salvini annuncia la riforma della scuola. Anief: “non serve, ancora di più se legata alla regionalizzazione”

8 giugno 2019 | 07:00
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Salvini annuncia la riforma della scuola. Anief: “non serve, ancora di più se legata alla regionalizzazione”

Anief: “Regionalizzare la scuola significherebbe produrre un attentato all’unitarietà del sistema pubblico scolastico nazionale”

Scuola – Il Governo M5S-Lega si ricompatta indicando come linea da seguire quanto indicato nel contratto sottoscritto un anno fa. Ed in questa logica spunta anche la riforma della scuola: “Bisogna accelerare sull’attuazione del contratto di Governo, chiedo di accelerare sulle cose: taglio delle tasse, riforma della scuola e della giustizia, autonomia” -, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “tra gli studenti, le famiglie e il personale serpeggia un malessere di fondo, legato a strutture fatiscenti, classi che esplodono, insegnanti vessati, malpagati e con la valigia, segreterie strozzate dagli impegni e mille altre difficoltà: si provveda a dirimere queste difficoltà, lasciando perdere i facili slogan e i tentativi di imporre un’autonomia differenziata che farebbe sprofondare le scuole del Sud”.

Cosa riportava il contratto del Governo in carica a proposito della scuola? A pagina 41 si affronta il capitolo della scuola, spiegando che “occorre ripartire innanzitutto dai nostri docenti. In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. “Buona Scuola”, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. “classi pollaio”, dell’edilizia scolastica, delle graduatorie e titoli per l’insegnamento. Particolare attenzione dovrà essere posta alla questione dei diplomati magistrali e, in generale, al problema del precariato nella scuola dell’infanzia e nella primaria”.

Inoltre, nel contratto M5S-Lega si annuncia che “l’eccessiva precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti rappresentano punti fondamentali da affrontare, attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti”. Sono stati annunciati, quindi, “strumenti efficaci che assicurino e garantiscano l’inclusione per tutti gli alunni”.

Per Anief, come per tutto il fronte sindacale, ma anche per il Mef e il M5S, regionalizzare la scuola significherebbe produrre un attentato all’unitarietà del sistema pubblico scolastico nazionale, con il 23 per cento dei docenti che potrebbero passare subito già agli enti locali. Il primo effetto sarebbe quello di affossare le scuole e i servizi del Sud Italia, già sofferenti per via della mancata presenza di strutture e agenti culturali a supporto. Se invece si vuole davvero riforma la scuola andando a tagliare i rami secchi e a risolvere i problemi annosi, come i mancati finanziamenti, gli stipendi più bassi d’Europa, la supplentite, l’affollamento delle classi, il mancato seguito delle direttive emesse da Bruxelles in fatto di reclutamento, allora – conclude Pacifico – saremmo ben lieti di dare il nostro apporto”.

(Il Faro online)