Il Papa ai terremotati: “Dio non ci lascia nel dimenticatoio, è il ricostruttore della speranza”

16 giugno 2019 | 15:53
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Il Papa ai terremotati: “Dio non ci lascia nel dimenticatoio, è il ricostruttore della speranza”

Il Pontefice nella zona rossa di Camerino: “Sono venuto oggi semplicemente per starvi vicino, perché nessuno si scordi di chi è in difficoltà”

Camerino – “Nell’incertezza che avvertiamo fuori e dentro, il Signore ci dà una certezza: Egli si ricorda di noi. Si ri-corda, cioè ritorna col cuore a noi, perché Gli stiamo a cuore. E mentre quaggiù troppe cose si dimenticano in fretta, Dio non ci lascia nel dimenticatoio. Nessuno è disprezzabile ai suoi occhi, ciascuno ha per Lui un valore infinito: siamo piccoli sotto al cielo e impotenti quando la terra trema, ma per Dio siamo più preziosi di qualsiasi cosa”.

Così Papa Francesco si rivolge ai cittadini di Camerino, paese delle Marche travolgo dal sisma del 2016. Il Pontefice, prima di celebrare messa, visita la popolazione nel quartiere delle “casette”, le Sae. Saluta sei famiglie, quando da programma ne erano previste solo due-tre.

Poi, una benedizione particolare, a braccio: “Buon giorno a tutti voi, avrei voluto visitare tutte le case, ogni casa, ma non è possibile. Per questo vi saluto da qui. Sono vicino ad ognuno di voi, prego per voi, perché questa situazione si risolva il più presto possibile. Grazie della vostra pazienza e del vostro coraggio, pregate per me”.

Quindi, accompagnato dai Vigili del Fuoco, entra nella zona rossa della città. Ovunque sono visibile le ferite del terremoto. L’intera area è totalmente inagibile e disabitata.

Toccante il momento della visita alla Cattedrale, ancora inagibile dopo il terremoto di tre anni fa. Bergoglio entra nella chiesa indossando un elmetto di sicurezza dei Vigili del Fuoco realizzato appositamente per lui: bianco, con la scritta Francesco.

#PapaFrancisco uno di noi! Nella visita #oggi nella cattedrale danneggiata di #Camerino, ha indossato il nostro elmo, bianco, fatto apposta per lui con la scritta “Francesco” @Pontifex@Pontifex_it#vigilidelfioco#terremotopic.twitter.com/A3cb5B6R4D

— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) 16 giugno 2019

La Cattedrale è stata aperta in via eccezionale per la visita del Pontefice, come anche piazza Cavour, dove celebra la messa. La piazza è infatti nella ‘zona rossa’ ma solo per oggi è stata consentita la sua apertura al pubblico, se pur con numeri limitati per ragioni di sicurezza.

Il Pontefice percorre circa un chilometro con una vettura elettrica per raggiungere la chiesa di Santa Maria in Via, molto cara agli abitanti del luogo e un po’ il simbolo di quel sisma, con il campanile e la volta totalmente crollati.

Il Papa, come era già accaduto per la Cattedrale, è accompagnato, oltre che dal vescovo di Camerino, mons. Francesco Massara, dai Vigili del Fuoco. Francesco non si limita a pregare fuori dalla chiesa, e vi entra all’interno, tutto puntellato per evitare altri crolli.

Una speranza che non scade

Poi, la celebrazione eucaristica, nella piazza del centro storico. Tutto intorno al palco assi e travi di legno mantengono le antiche mura dei palazzi. “Chiediamo la grazia di ri-cordare ogni giorno che non siamo dimenticati da Dio, che siamo suoi figli amati, unici e insostituibili: ricordarlo ci dà la forza di non arrenderci davanti alle contrarietà della vita”, dice il Papa nell’omelia.

Ciascuno di noi ha per Dio un valore infinito: siamo piccoli sotto al cielo e impotenti quando la terra trema, ma per Dio siamo più preziosi di qualsiasi cosa.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 16 giugno 2019

“I ricordi brutti arrivano, anche quando non li pensiamo; però pagano male: lasciano solo malinconia e nostalgia – aggiunge Francesco -. Per liberare il cuore dal passato che ritorna, dai ricordi negativi che tengono prigionieri, dai rimpianti che paralizzano, serve qualcuno che ci aiuti a portare i pesi che abbiamo dentro“.

Gesù, spiega Bergoglio, “di fronte alla nostra debolezza”, “non ci toglie i pesi, come vorremmo noi, che siamo sempre in cerca di soluzioni rapide e superficiali; no, il Signore ci dà lo Spirito Santo. Di Lui abbiamo bisogno, perché è il Consolatore, Colui cioè che non ci lascia soli sotto i pesi della vita”. “Egli unge i brutti ricordi col balsamo della speranza, perché lo Spirito Santo è il ricostruttore della speranza“, aggiunge il Papa.

Quella a cui fa riferimento Francesco non è “una speranza passeggera. Le speranze terrene sono fuggevoli, hanno sempre la data di scadenza: sono fatte di ingredienti terreni, che prima o poi vanno a male”. AL contrario, quella dello Spirito, “è una speranza a lunga conservazione“.

Non scade, perché si basa sulla fedeltà di Dio. La speranza dello Spirito non è nemmeno ottimismo. Nasce più in profondità, riaccende in fondo al cuore la certezza di essere preziosi perché amati. Infonde la fiducia di non essere soli. È una speranza che lascia dentro pace e gioia, indipendentemente da quello che capita fuori. È una speranza che ha radici forti, che nessuna tempesta della vita può sradicare.

“Con Dio i pesi della vita non restano sulle nostre spalle – prosegue il Papa -. Lui è specialista nel risuscitare, nel risollevare, nel ricostruire. Ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce. Soffre anche, ma riesce a ricominciare, a riprovare, a ricostruire”.

E conclude: “Sono venuto oggi semplicemente per starvi vicino; sono qui a pregare con voi Dio che si ricorda di noi, perché nessuno si scordi di chi è in difficoltà. Prego il Dio della speranza, perché ciò che è instabile in terra non faccia vacillare la certezza che abbiamo dentro. Prego il Dio Vicino, perché susciti gesti concreti di prossimità”.

Sono passati quasi tre anni e il rischio è che, dopo il primo coinvolgimento emotivo e mediatico, l’attenzione cali e le promesse vadano a finire nel dimenticatoio, aumentando la frustrazione di chi vede il territorio spopolarsi sempre di più.

La paura del terremoto delle promesse

Il vescovo di Camerino, monsignor Francesco Massara, nel salutare Papa Francesco, denuncia la difficile situazione in cui si trova la popolazione a tre anni dal sisma e parla di “terremoto delle promesse”.

“Il terremoto, per le sue vaste proporzioni – ha detto il vescovo -, ha avuto un triplice effetto: ha sventrato in un attimo le case; ha strappato dal cuore della gente, con un lento ed amaro stillicidio, ogni speranza: infine, purtroppo, ha dato vita ad un ulteriore terremoto, quello delle promesse, poiché, dopo il tempestivo intervento per la messa in sicurezza delle strutture danneggiate, la ricostruzione si è lasciata ingabbiare dai lacci della burocrazia, generando sentimenti di sconforto e delusione soprattutto tra le nuove generazioni che si vedono inesorabilmente derubate del loro futuro”.

Al Papa donati disegni e una scultura fatta con le macerie

Disegni da parte dei bambini e dagli studenti universitario: sono questi alcuni dei doni che sono stati preparati per la visita di Papa Francesco a Camerino. Il Pontefice, dopo la messa, riceve: un disegno con le impronte delle manine dei bambini dell’asilo, simbolo dei bimbi di tutto il territorio colpito dal terremoto; il disegno di una studentessa universitaria che rappresenta la visita del Papa in tutte le piazze dei Paesi colpiti dal sisma e che sottolinea la forza di Camerino come città universitaria; l’immagine della Madonna dipinta da una bambina che rappresenta l’affidamento a Maria di tutta la comunità diocesana; una icona di San Giuseppe realizzata da suor Gina Masi della Fraternità Casa di Nazareth, che dopo il sisma è stata trasferita.

Infine viene donata al Papa una scultura realizzata dal maestro Nazareno Rocchetti, che rappresenta Gesù Risorto che poggia i piedi sulle macerie, “a sottolineare come, con l’aiuto di Dio – spiegano dall’arcidiocesi -, si risorge anche dalla distruzione“.

(Il Faro online)