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“Amarcord” S.S. Lazio: “Enrico Vella, il gladiatore con l’Aquila sul petto”

28 giugno 2019 | 17:34
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“Amarcord” S.S. Lazio: “Enrico Vella, il gladiatore con l’Aquila sul petto”

Ha giocato con Vincenzo D’amico, Bruno Giordano e Lionello Manfredonia, ottenendo la promozione in “Serie A” nella stagione ’82/’83.

Roma – In una torrida estate di una giornata di fine giugno 2019, abbiamo raggiunto oggi al telefono per un’intervista da “amarcord” un beniamino della tifoseria biancoceleste. Lui si trova con i suoi ragazzi al “Camp Estivo” di Sanremo e quando ha sentito che volevamo intervistarlo per ripercorrere insieme a lui il periodo trascorso alla Lazio, si è reso subito disponibile. Stiamo parlando di Enrico Vella e molti lo ricorderanno per la sua lunga chioma di capelli e i suoi baffoni neri e per le sue caratteristiche di “gladiatore” nel rettangolo di gioco.

Ha militato nella Lazio dal 1982 al 1983. Generoso in campo, non si risparmiava mai e gli allenatori lo amavano proprio per quella sua caparbietà, incisività nel frenare ogni iniziativa degli avversari che non  trovavano sbocchi per le ripartenze. Giocatori anche molto tecnici a cui il “baffo” Vella, ci piace chiamarlo scherzosamente così,  non lasciava tregua.

Purtroppo, la permanenza di Vella nella Lazio è terminata nell’autunno del 1983 perché ci fu una rottura nei rapporti tra lui e il tecnico di allora, Morrone, dopo diverse partite disputate da titolare nella Coppa Italia, iniziata nel mese di agosto dello stesso anno.

Vella_ex Lazio_82-83_foto_8La goccia che fece “traboccare il vaso”, arrivò prima del Derby nell’ottobre del 1983. Dopo alcune partite dove aveva fatto bene, in particolare quella a Genova con la Sampdoria dove la Lazio pareggiò 1 a 1 e dove ricevette i complimenti da Giorgio Chinaglia che nel frattempo era diventato presidente, ci fu la rottura con Morrone, che non lo convocò tra gli undici che scesero in campo contro la Roma, tradendo quanto quest’ultimo gli promise anticipatamente, ovvero, di farlo scendere in campo titolare.

A seguito di questo episodio il “Baffo” andò dal neo presidente Chinaglia manifestandogli la sua volontà di andare a giocare altrove perché il Mister, evidentemente, non lo vedeva nei suoi piani di gioco.

Al suo posto la Lazio prese Filisetti, sborsando anche circa un miliardo e mezzo delle vecchie lire, quando avrebbe potuto mantenere il centrocampista genovese che bene aveva fatto nel campionato precedente con la Lazio.  Vella si trasferì a Bergamo con l’Atalanta, tornando di nuovo nel campionato cadetto e contribuendo a portare i nerazzurri in “serie A” alla fine dell’anno.

Quando c’era da fare “legna” in mezzo al campo, il centrocampista di origini genovesi, sicuramente, non si tirava indietro. Ne sanno qualcosa nomi illustri del calcio internazionale quali, solo per citarne alcuni, Briegel giocatore tedesco che ha disputato due mondiali con la Germania; Liam Brady, centrocampista irlandese che ha militato nella Juventus; Léon Jùnior, Brasiliano molto tecnico che militò nel Torino. Difficilmente riusciva a toccare palla nel corso della partita chi si trovava come marcatore il “Gladiatore” Vella.

La Lazio in cui giocò Enrico, non è quella che ricordiamo scoppiettante dell’era Cragnotti che vinceva tutto e contro tutti. Tutt’altro, però, una ricchezza quel periodo la Lazio ce l’aveva comunque, la “passionalità” dei suoi tifosi che seguivano anche in trasferta numerosi, i propri beniamini. Forse, era una società “povera”, economicamente parlando, nonostante tutto figuravano però in rosa giocatori eccezionali, quali Lionello Manfredonia, Bruno Vella_ex Lazio_82-83_foto_2Giordano, Vincenzo D’amico.

Eh, si!!! Vella ha militato nella Lazio giocando al fianco di nomi illustri della storia biancoceleste e in questa storia, anche Enrico ha messo la sua firma indelebile, rimasta nei cuori di molti tifosi laziali. Ricordiamo il suo gol nel novembre del 1982 sul campo della Pistoiese (clicca qui). Uno stadio da 15.000 posti di cui un terzo erano occupati dai tifosi laziali. La Lazio vinse per uno a zero e fu proprio Vella a segnare l’unico gol della partita.

La sua determinazione, l’umiltà, la continuità e l’impegno di chi non si arrende mai e vuole conquistare il suo spazio con i gomiti alti e a testa bassa fino all’obbiettivo, lo ha fatto rimanere nei cuori di molti tifosi laziali che sanno riconoscere chi è pronto a dare tutto per la maglia che indossa con l’aquila sul petto. Nel campionato ‘82/’83, con la Lazio in “serie B”, contribuisce a far tornare la prima squadra della Capitale nel calcio che conta e nel  campionato cadetto, dove quell’anno era sceso anche il Milan, la Lazio si piazza al secondo posto, conquistando la “Serie A”.

Quelli erano i tempi in cui Vella ha indossato la gloriosa maglia biancoceleste e oggi, vogliamo ripercorre insieme a lui alcuni momenti di quel periodo in cui il generoso centrocampista correva, contrastava, ripartiva su quel rettangolo di gioco per la prima squadra della Capitale, la Lazio, nonché altri aspetti della sua vita di calciatore e tecnico.

Ciao Enrico, partiamo da qui: di cosa ti occupi oggi, sei ancora nel mondo del calcio?

“Si sono sempre nel mondo del calcio. Nella fase finale della mia carriera di giocatore, ricoprivo oltre quello di calciatore anche quello di allenatore. Ho smesso di giocare a livello professionistico nel 1986/87.  Dopo aver lasciato il calcio professionistico, avevo ancora voglia di giocare, evidentemente, per la mia età ancora giovane 29 anni, e approdai al ‘Ventimiglia Calcio’, dove feci due anni di ‘serie D’ tra i dilettanti. Dopo questa esperienza, andai in prima categoria con la ‘Sanremese’, vincendo il campionato. Successivamente, a Cairo Montenotte (SV) partecipai al campionato di promozione dove lo vincemmo e approdammo alla ‘Serie D’. Dall’anno successivo, sempre nella stessa città, oltre ad entrare in campo come calciatore, allenavo la squadra locale della ‘Cairese’. Poi, all’età di 39 anni, dopo Vella_ex Lazio_82-83_foto_9diverse altre esperienze di calciatore/allenatore, definitivamente, decisi di appendere gli ‘scarpini al chiodo’  per dedicarmi, esclusivamente, a fare l’allenatore. Ho militato in diverse categorie dilettantistiche, dalla terza categoria all’eccellenza. Attualmente mi dedico al ‘camp estivo’ con i ragazzi di età di 8/9 anni ma, in prospettiva per l’anno prossimo, il mio obiettivo è quello di tornare ad allenare una prima squadra”.

Cosa ricordi di quei momenti trascorsi nella Lazio, dove hai giocato al fianco di D’amico, Manfredonia, Giordano?

“Sono ricordi indelebili, che non si possono cancellare dalla mia testa. Soprattutto l’anno in cui abbiamo vinto il campionato cadetto, dove la vittoria è stata sofferta e quello che ho imparato nella mia breve permanenza nella Lazio, è che nella Capitale biancoceleste senza sofferenza non c’è gusto a vincere. Di Lionello, ricordo che lui giocava stopper e poi, fu spostato da ‘Claguna’ a centrocampo ed insieme formavamo una diga. Una caratteristica di Lionello era quella di non mollare mai, forte di testa e fisicamente prestante, oltre che tecnico. Vella_ex Lazio_82-83_foto_1_bisIl mio rapporto con Lionello era ottimo. Bruno è il fuoriclasse indiscutibile. Si ispirava a ‘Cruyff’ ed era una delizia vederlo giocare. Accarezzava la palla e passava con disinvoltura da rifinitore a goleador. Unico nel suo ruolo!!! Con Vincenzino D’amico, c’è stato un rapporto più stretto perché dall’inizio del ritiro nel 1982 a Sarrentino (TN), mi sono trovato a condividere la camera con lui e da allora è stato così in ogni occasione in cui andavamo in ritiro. Inoltre, con lui s’era instaurato un rapporto di amicizia che proseguiva anche fuori dal campo con le nostre famiglie. Vincenzo era di classe cristallina, alla palla gli dava del tu. Lui era un creativo del calcio e giocare con giocatori del genere è un sogno. E’ stato bello ed un onore per me giocare insieme a loro e nutro un grande affetto per queste icone del Calcio e della Lazio.”

Qual è stato il tuo rapporto con i tifosi laziali?

“Il rapporto con la tifoseria laziale è stato profondo e passionale, anche se sono stato solo 15 mesi con l’aquila sul petto. Ricordo come fosse ora quando a fine campionato 1982/1983, ricevetti il “Premio Lazialità”. Ricordo anche che il “Corriere dello Sport” fece un sondaggio sui giocatori di Roma e Lazio e per la squadra biancoceleste, io risultai tra i tre giocatori più votati. Quindi Vella_ex Lazio_82-83_foto_7pur essendoci stato pochi mesi nella capitale biancoceleste, il rapporto che ho avuto con i tifosi è stato e continua ad essere per me fantastico…qualcosa di eccezionale che porterò sempre nel cuore.”

Cosa è cambiato da quel calcio degli anni ’80 a quello di oggi?

“E’ cambiato molto. Prima di tutto il calcio è diventato una vera e propria azienda, una società per Azioni e questo grande interesse economico intorno a questo sport, gli ha fatto perdere molto di quella passionalità calcistica e sportiva che distingueva questo fantastico sport in quel periodo. Prima c’era un rapporto con la tifoseria diverso, meno blindato rispetto a quello di oggi e le dirette televisive hanno portato via molte persone dallo stadio. Da un punto di vista tecnico/tattico oggi è un gioco più fisico e il giocatore è costruito in palestra. A mio parere il calcio di ieri era più tecnico rispetto a quello di oggi e molti giocatori che oggi trovano spazio in ‘serie A’, ai miei tempi non avrebbero trovato spazio neanche in ‘serie C’.”

Abbiamo scritto di te che non ne lasciavi passare una a molti tuoi avversari, di cui abbiamo citato alcuni nomi altisonanti. Eri un mastino attaccato alle loro gambe, cui non lasciavi spazio per riflettere, eri sempre lì pronto a creargli pressione. Qualora ce ne fossero stati, quali sono stati gli avversari più difficili da contrastare, arginare e perché?

Maradona era imprendibile per chiunque, baricentro basso e velocità di movimento e con la palla nei piedi, ti rubava sempre il tempo. Brady un grande sinistro, molto tecnico e difendeva bene la palla.  Platini, non era molto veloce ma, riusciva a disorientarti ed era bravissimo a smarcarsi.”

La Lazio di fine anni ’90, quella di Cragnotti per intenderci, vinceva tutto o quasi e contro tutti e ha fatto sognare molti tifosi per un breve periodo di tempo ma, ha permesso alla Lazio di alzare trofei importanti: Scudetto, Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea, oltre a Coppa Italia e Supercoppa Italiana. Purtroppo, un bel sogno durato poco. Poi, Vella_ex Lazio_82-83_foto_3com’è nel “DNA” della Lazio, sono arrivati i momenti bui, nei quale il sogno biancoceleste, una storia iniziata nel gennaio del 1900 in piazza della libertà a Roma, sembrava stesse per finire negli archivi storici del calcio italiano. La Lazio, rischiava di scomparire dai campionati professionistici. Questo oscuro destino, fu scongiurato dall’interessamento di un imprenditore della Capitale, Claudio Lotito che riuscì a tenere a galla la S.S. Lazio, salvandola dal fallimento. Ecco, vorremo da te una riflessione su questi due periodi della Lazio, in considerazione anche di quello che secondo te può essere un prossimo futuro della società biancoceleste.

“Cragnotti fece grandi cose per disponibilità economiche elevate che però durò poco e quel bel sogno stette per tracollare definitivamente nel baratro del fallimento. A mio parere, oggi i Laziali devono molto, sia a Cragnotti che a Lotito. Al primo, perché ha vinto quasi tutto quello che c’era da vincere; all’altro va’ dato il merito di aver salvato la Lazio dal fallimento, quindi dalla sua scomparsa dal cacio professionistico. Quello che forse Lotito dovrebbe fare è avvicinarsi di più ai suoi tifosi. Il pubblico laziale è passionale, sentimentale e vorrebbe vedere il proprio presidente ascoltare di più i propri tifosi e magari regalargli quale soddisfazione con un ingaggio di un nome altisonante. Anche se, va dato atto a Lotito, che in undici anni ha vinto molto di più della Roma che ha investito molto di più.”

Da allenatore, quale è il tuo giudizio su Simone Inzaghi come tecnico?

“Mi piace molto Inzaghi. È un allenatore molto amato dal pubblico e dai suoi giocatori. Mi auguro che faccia come ha fatto Ferguson e che rimanga a vita nella Lazio. Per me è un allenatore che non solo mette passione in quello che fa, ci capisce ma, soprattutto, è uno che la Lazio ce l’ha nel sangue. Forse, a volte, sono troppo dure le critiche nei suoi confronti quando sbaglia una partita. Gli auguro di rivincere anche quest’anno qualcosa e di arrivare tra le prime quattro. Obiettivo quest’ultimo che, se Lotito apporta qualche pedina Vella_ex Lazio_82-83_foto_11importante alla squadra, può essere centrato dalla Lazio.”

Prima di lasciarci, vorremmo dedicassi due parole ai tifosi della Lazio con i quali hai avuto modo di instaurare, seppur sia stata breve la tua militanza nel Club capitolino biancoceleste, un legame duraturo nel tempo. 

“Ai tifosi della Lazio, rivolgo tutto il mio affetto. Gli voglio bene. Li porterò sempre nel cuore e spero di tornare presto nella Capitale per riabbracciare i miei tifosi. A loro dico, ‘Forza Lazio Carica’.”

(Il Faro online)