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Maltrattamenti a scuola, la parola allo psicoterapeuta

30 giugno 2019 | 00:38
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Maltrattamenti a scuola, la parola allo psicoterapeuta

Dal caso di Fiumicino alla situazione generale. Consigli ai genitori che stanno vivendo o possono trovarsi a vivere un dramma simile

Fiumicino – In merito agli ultimi episodi di cronaca che hanno interessato minori maltrattati in alcune scuole di Fiumicino, così come in passato, Il Faro online ha dedicato la massima attenzione fornendo ai lettori sempre un’informazione immediata e puntuale (leggi qui), mettendo al centro il superiore interesse dei minori, nel rispetto dei principi dellaCarta di Treviso recepiti anche dal Codice di deontologia dei giornalisti. “Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca”.

Il Faro online ha incontrato e intervistato il Dott. Alessandro Ruta, lo psicoterapeuta che ha seguito uno dei minori e la sua famiglia, coinvolti in uno degli episodi di Fiumicino, che ha visto già unprimo pronunciamento dell’Autorità Giudiziaria.

Rispetto al caso di cui si è occupato cosa l’ha colpito in particolare?

“Quando questi genitori mi hanno chiesto aiuto erano disperati, perché il loro bambino manifestava già una marcata fobia per la scuola, rifiutava fortemente di andare a scuola, e simultaneamente presentava una serie di sintomi psicosomatici (vomito, disturbo del sonno causato da incubi, impulsività, enuresi, encopresi) che comunicavano tutta la sua sofferenza attraverso il corpo.

Come in tutti gli altri casi simili di cui mi sono occupato, la criticità è data dal fatto che gli episodi oggetto dell’attenzione giudiziaria sono avvenuti in un luogo istituzionale.

In questo specifico caso, si parla di violenza psicologica, un tipo di violenza che non lascia segni evidenti sul corpo, ma sulla psiche del bambino e spesso i segnali del disagio emergono lentamente e difficilmente vengono riconosciuti in tempo”.

L’attenzione dell’opinione pubblica e dei media punta il dito contro gli insegnanti ma, i dati ci dicono che la prima forma di violenza più frequente è quella intrafamiliare, in particolare quella assistita. È confermato dalla sua esperienza?

“Certamente, il fenomeno del maltrattamento in famiglia è sicuramente maggiore e ancor più difficile da scoprire, perché denunciare il vicino di casa o un familiare non è una cosa semplice.

Altro elemento ricorrente è che spesso nel momento della denuncia, alcuni genitori vivono una forte ambivalenza ed hanno bisogno di essere sostenuti in questo percorso, molto spesso credono di non interpretare bene quello che sta succedendo, si sentono soli, sono disperati, alcuni temono ripercussioni, o l’intervento del tribunale dei minori o dei servizi sociali, che potrebbero portare via il bambino dalla famiglia”.

Cosa si sente di dire a quei genitori che stanno vivendo un dramma simile?

“Consiglio a tutti quei genitori che sospettano che il loro bambino stia subendo un qualche tipo di violenza di rivolgersi ad una figura professionale del settore dei traumi infantili (psicologo, neuropsichiatra infantile); in quanto il primo step da affrontare è quello di indagare le reali cause della sintomatologia.

Infatti, mi è capitato di ricevere genitori che sospettavano una violenza in ambito scolastico, ma che poi durante gli incontri è emerso che i disagi del loro figlio scaturivano da altre cause.

È forte il rischio della ricerca di un capro espiatorio, cercando verso l’esterno le cause che molto spesso nascono in famiglia.

È importante, quindi, farsi sostenere nella denuncia e nella fase delle indagini, perché il bambino in questa fase può ancora essere esposto a violenze psicologiche e fisiche e per il genitore questo è straziante, provoca forti sensi di colpa”

Cosa ne pensa della scelta di installare le telecamere nelle scuole dell’infanzia?

“Sicuramente possono accelerare la fase delle indagini che spesso sono molto lunghe, e richiedono la raccolta di molte prove. Nei casi di violenza psicologica le telecamere sono molto meno efficaci.

Inoltre, l’idea di installare le telecamere nelle scuole sicuramente tranquillizza le angosce genitoriali, ma purtroppo conferma una grande sfiducia verso l’istituzione scolastica.

Sarebbe importante, invece, arginare questi episodi singoli di violenza, senza generalizzare e fare di tutta un’erba un fascio, in quanto ci sono tante scuole, e tantissime maestre che lavorano molto bene.

Senza dubbio – conclude – sarebbe utile rafforzare il personale ed offrire più sostegno professionale, ai genitori e agli operatori scolastici, rispetto ai disagi dei bambini”.

(Il Faro on line)