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Omicidio Vannini, le lacrime di Antonio Ciontoli: “Chiedo perdono”

1 luglio 2019 | 12:02
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Omicidio Vannini, le lacrime di Antonio Ciontoli: “Chiedo perdono”

La confessione davanti alle telecamere: “Ho sparato io. Con Marco eravamo molto intimi”

Roma – Le parole a tratti spezzate dall’emozione, sul volto le lacrime scendono senza sosta. Antonio Ciontoli, il capofamiglia condannato (in appello) a cinque anni per l’omicidio colposo di Marco Vannini (leggi qui), racconta a “Storie Maledette” la sua “verità” su quanto accaduto la notte del 17 maggio 2015, quando nella sua abitazione di Ladispoli un colpo di arma da fuoco uccise il fidanzato della figlia.

Antonio Ciontoli, appartenente ai servizi segreti della Marina Militare, davanti alle telecamere di Rai 3 chiede perdono, confermando quanto già dichiarato durante il processo, ovvero che a sparare, quella notte, fu lui e non il figlio, Federico. “Spero che un giorno i genitori di Marco possano avere misericordia e perdonarmi – dice Antonio Ciontoli – Lui per me era come un figlio. Con lui avevo un rapporto intimo. Voleva abbracciare la carriera militare e Martina era gelosa come tutte le ragazze. Era una gelosia genuina”. La replica della famiglia Vannini: “Il perdono? Solo dopo 30 anni di carcere“.

“Sono stato io a sparare, non Federico che era in camera con Viola. Quel giorno volevo dare una spolverata alle pistole e dopo averle prese le ho riposte nella scarpiera del bagno. Di sera mentre andavo a letto mi ero dimenticato delle armi. Ho bussato alla porta e in bagno c’erano Martina e Marco. Poi lei è uscita subito. Lo sparo è avvenuto dopo, Marco mi aveva chiesto di vedere una pistola ed è partito il proiettile. All’inizio non mi ero accorto della gravità, c’era poco sangue e un piccolo buchino. Nei primi secondi sono rimasto scioccato, pensavo avesse solo un colpo nel braccio. Ho pagato la mia sicurezza”.

Struggente la ricostruzione dei fatti: mentre il capofamiglia ripercorre quanto accaduto, secondo la sua versione dei fatti, quella notte “maledetta”, vengono mandati in onda gli audio delle due telefonate effettuate al 118. Antonio Ciontoli mentì ai suoi familiari e al personale medico.

Sui social arriva il commento dell’avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi, che si dice disgustato: “Ciontoli dice che quel povero ragazzo avrebbe detto a Martina che praticamente non era successo nulla. Non ho sentito la Leosini sobbalzare o quantomeno dire qualcosa, fare una domanda, un accenno di sorpresa, qualcosa, non so. Disgustato ho spento il televisore e, per la prima volta dall’inizio di questa tragica vicenda, ho pianto di rabbia”.

“Sono tornato a casa alle ore 22 circa. Mi sono ricordato che doveva andare in onda l’intervista della Leosini ad Antonio Ciontoli ed ho acceso il televisore. Ho fatto in tempo a sentire Ciontoli che riferiva dell’ingresso di Martina nel bagno subito dopo che Marco era stato attinto da un colpo d’arma da fuoco. Ho sentito Antonio Ciontoli dire di aver rassicurato la figlia Martina sulle condizioni di Marco, lo ho sentito dire che lo stesso Marco rassicurava Martina. Marco rassicurava Martina dicendole più o meno che stava bene. Secondo Ciontoli Marco, appena colpito da una arma da fuoco di potenza devastante, il cui proiettile gli aveva appena bucato i polmoni, gli aveva appena bucato il cuore, gli aveva appena bucato una costola e che non era fuoriuscito solo perché trattenuto dalla epidermide. Ebbene, in questa straziante ed ovvia condizione di atroce dolore, Ciontoli dice che quel povero ragazzo avrebbe detto a Martina che praticamente non era successo nulla. Non ho sentito la Leosini sobbalzare o quantomeno dire qualcosa, fare una domanda, un accenno di sorpresa, qualcosa, non so. Disgustato ho spento il televisore e, per la prima volta dall’inizio di questa tragica vicenda, ho pianto di rabbia. Ho la nausea, non credo di aver mai provato una nausea così forte. Talmente forte da impedirmi di dire tutto quello che penso”.

(Il Faro online)