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“Iliade”, “La Pace” e “Migrazioni” in scena tra le rovine del Parco dei Vulci

6 luglio 2019 | 06:20
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“Iliade”, “La Pace” e “Migrazioni” in scena tra le rovine del Parco dei Vulci

Tre spettacoli in cui il fascino della natura e delle rovine del Parco fanno da cornice scenografica alle rappresentazioni creando un’immersione totalizzante nel filo del racconto

Montalto – Anche quest’anno il Comune di Montalto di Castro e il Parco Naturalistico Archeologico di Vulci puntano sulla professionalità della compagnia Teatro Studio di Grosseto per vivere il Parco in modo nuovo e suggestivo con la Rassegna Vulci…che spettacolo!, tre spettacoli in programma nel mese di luglio, che hanno ottenuto il contributo della Regione Lazio.

Tre spettacoli in cui il fascino della natura e delle rovine del Parco fanno da cornice scenografica alle rappresentazioni creando un’immersione totalizzante nel filo del racconto.

Si parte domenica 7 luglio alle ore 18:00 con l’ “Iliade”, libero adattamento da Omero ed Euripide per la regia e drammaturgia di Mario Fraschetti e Daniela Marretti. Futuro, passato e presente si mescolano nella rete drammaturgica. Immagini, quadri viventi, in una messa in scena estremamente stilizzata, in cui la storia della guerra di Troiana si erge a dramma di tutte le guerre. Ritmi, vocalità e canto sono interamente affidati agli attori.

Domenica 14 luglio alle ore 18:00 andrà in scena La Pace, libero adattamento dalla commedia di Aristofane.
Teatro Studio, attraverso una recitazione grottesca e caricaturale, riesce a cogliere la tensione satirica propria della Commedia Antica, per uno spettacolo dalla comicità irresistibile.

Domenica 28 luglio alle ore 18:00, Teatro Studio chiude con “Migrazioni. Storie di donne, uomini e destini”, liberamente tratto da “L’ultimo viaggio di Sindbad” di Erri De Luca e inserti da Agamennone di Eschilo, Le troiane e Medea di Euripide.

Mare, viaggi, rotte, arrivi e partenze. Racconti senza tempo, che presi in brevi attimi, risuonano al presente. La performance si sviluppa secondo uno schema non convenzionale e rinuncia alla struttura drammaturgica, servendosene soltanto sottotraccia. Un capitano di vascello che accoglie clandestini, il pubblico stesso, Clitemnestra Ecuba, Ionà, Medea. Polidoro, stranieri, respinti, profughi e reietti, illacrimati , insepolti.

Lo spettatore viene accolto e guidato “nel tempo e nello spazio“, tra presente e passato, nell’eterno migrare dell’uomo, tra personaggi – donne uomini, fanciulli – e storie, storie di viaggi, di vite, di avventure.

(Il Faro online)