Messa per i migranti, il Papa: “Sono persone deboli, devono essere aiutate”

8 luglio 2019 | 13:41
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Messa per i migranti, il Papa: “Sono persone deboli, devono essere aiutate”
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Messa per i migranti, il Papa: “Sono persone deboli, devono essere aiutate”
Messa per i migranti, il Papa: “Sono persone deboli, devono essere aiutate”
Messa per i migranti, il Papa: “Sono persone deboli, devono essere aiutate”

Nella basilica vaticana la preghiera del Pontefice per chi ha perso la vita in mare e i loro soccorritori. Bergoglio: “Sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “I migranti sono prima di tutto persone umane, che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”. Lo ricorda Papa Francesco durante la Messa per i migranti e i loro soccorritori in mare, celebrata nella basilica vaticana a sei anni dal suo viaggio a Lampedusa. Quello nell’isola dove ancora oggi sbarcano in tanti per sfuggire da guerre e carestie, fu il primo viaggio apostolico di Bergoglio in veste di Papa, avvenuto appena cinque mesi dopo la sua elezione al soglio di Pietro.

Ed è proprio dall’Altare della Cattedra che il pensiero del Pontefice va agli “ultimi” “che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea”.

“Essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare – sottolinea -. Purtroppo le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti”.

In questo sesto anniversario della visita a Lampedusa, il mio pensiero va agli “ultimi” che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. https://t.co/kuBFYyXOzW

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 8 luglio 2019

Riprendendo le letture proclamate durante la celebrazione, il Papa ricorda l’immagine della scala di Giacobbe che collega cielo e terra (cfr Gen 28,10-22a). Un collegamento, sottolinea il Papa, che in “Gesù Cristo è assicurato e accessibile a tutti”.

E ammonisce: “Salire i gradini di questa scala richiede impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati. Mi piace allora pensare che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo“.

E, citando il Vangelo, afferma: “Gesù rivela ai suoi discepoli la necessità di un’opzione preferenziale per gli ultimi, i quali devono essere messi al primo posto nell’esercizio della carità”.

E, rivolgendosi ai tanti soccorritori presenti in basilica, conclude: “Si tratta di una grande responsabilità, dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso ci ha chiamato a collaborare. So che molti di voi, che sono arrivati solo qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità, gratitudine e solidarietà”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media