Latina, morì per trasfusione con sangue infetto: 33 anni dopo il risarcimento

Latina – Morì 33 anni fa, a causa di una cirrosiepatica contratta a seguito di trasfusioni di sangue infetto, effettuate all’ospedale Santa Maria Goretti.

Oggi agli eredi è stato riconosciuto un risarcimento di circa 2 milioni e 400mila euro. Il Tribunale di Roma, infatti,  con sentenza del 4 luglio del 2019 ha definitivamente accertato che il decesso di un uomo di Latina avvenuto nel 1986 è la conseguenza immediata e diretta di numerose sacche di sangue infetto somministrate nel 1973 presso l’Ospedale.

L’avvocato Renato Mattarelli che ha assistito la famiglia dell’uomomorto all’età di 74 anni ha ricostruito la vicenda clinica e medico-legale del paziente, riuscendo a dimostrare il nesso causale fra le trasfusioni di sangue infette dell’epatite B con il decesso dell’uomo.

La causa ha presentato grandi difficoltà tanto che nella sentenza del giudice Lilia Papoff risulta scritto che l’azione giudiziaria è stata di “particolare complessità tecnica…e dell’esito incerto“.

Fra i grandi problemi giudiziari è stato affrontato quella della prescrizione del diritto al risarcimento agli eredi visto che quando è stata iniziata la causa nel 2014 erano trascorsi quasi 30 anni dalla morte dell’uomo.

Sono state trattate questioni rilevanti come lo smarrimento ed il successivo ritrovamento di alcune cartelle cliniche di una casa di cura privata di Latina che hanno intralciato la ricostruzione della vicenda clinica del deceduto.

L’avvocato Mattarelli ha dimostrato che l’assenza di alcune cartelle cliniche ed in particolare l’assenza di conoscenze scientifiche sulle epatite B (ricomprese nel periodo tra le trasfusioni del 1973 e la morte del 1986) non potevano né dovevano ostacolare la condanna del Ministero della Salute per la mancata vigilanza sulle trasfusioni di sangue del Goretti di Latina.

(Il Faro online)