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Legambiente: “I recenti incendi a Fondi e Monte San Biagio non possono restare senza indagini”

25 luglio 2019 | 14:05
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Legambiente: “I recenti incendi a Fondi e Monte San Biagio non possono restare senza indagini”

Legambiente Fondi: “I primi cittadini dei nostri centri devono avere più coraggio e affrontare l’emergenza incendi con maggiore incisività.”

Fondi – Nei giorni scorsi il territorio del comune di Monte San Biagio è stato colpito da due grandi incendi, uno a Valle Preta e l’altro a Valle Imperiale distruggendo decine di ettari di vegetazione. Nei giorni a seguire, anche la zona di San Magno a Fondi è stata colpita dal fuoco.

“Il bosco – fanno sapere dal Circolo Legambiente “Luigi Di Biasio” – fornisce ossigeno, cibo, principi attivi farmaceutici e acqua dolce, contrasta la desertificazione, aiuta a prevenire l’erosione del suolo, funge da deposito naturale di carbonio e svolge un’importante funzione per la stabilizzazione del clima e il contrasto del surriscaldamento globale.

Ogni estate il nostro territorio brucia. Brucia per colpa della mano dell’uomo, per ripicca in alcuni contesti locali, per perseguire interessi illeciti e manie di facili guadagni, con inestimabili danni agli ecosistemi colpiti.

Si usano gli incendi per i più disparati motivi: speculazioni edilizie, appalti per manutenzione e rimboschimenti, “assunzioni” del personale forestale (addetto agli spegnimenti e alla manutenzione), guardiani e imposte, estensione delle superfici destinate al pascolo, ritorsione nei confronti di chiunque gli sbarra la strada o come mero strumento di ricatto politico.

Altro interesse che può spingere ad appiccare gli incendi è l’attività di bracconaggio. Tra le possibili motivazioni che spingono i bracconieri all’innesco di incendi durante l’estate, c’è quella di spingere gli animali (soprattutto i cinghiali) a spostarsi in aree di più facile accesso o per dirigerli nelle aree contigue alle zone protette, dove non esiste il divieto di caccia.

Inoltre, in alcuni casi dietro agli incendi ci potebbero essere dispetti tra cacciatori, soprattutto tra le squadre dei cinghialai che si contendono i territori di caccia. Sono indispensabili perciò maggiori controlli sui cacciatori, con verifiche accurate anche alle licenze. Invitiamo – proseguono dal Circolo – i cacciatori onesti a isolare e denunciare quei bracconieri che usano il fiammifero per riempire il carniere.

È ovvio che gli incendi hanno distrutto l’habitat degli animali selvatici. Quelli che si sono salvati hanno comunque perso le aree di alimentazione e rifugio e tendono a concentrarsi nelle aree limitrofe.  Infatti, a farne le spese sono soprattutto i mammiferi selvatici (oltre agli uccelli, gli anfibi, i rettili, gli insetti e tutta la fauna terricola) che perdono i siti di allevamento della prole, il cibo e i rifugi e vedono morire individui giovani e appartenenti a specie più vulnerabili.

La Legge Quadro 353/2000 recita: “Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia.”

Riteniamo sia doveroso estendere automaticamente il divieto di caccia anche ad una fascia contigua  all’area incendiata, le cui dimensioni debbono essere stabilite caso per caso. In queste condizioni ambientali, l’attività venatoria finirebbe sicuramente per danneggiare in modo grave le popolazioni di animali selvatici tanto residenti che “di passo”. Le scelte politiche non possono essere prese a favore di pochi e a danno della collettività. Tutto questo – continua la nota – è  eticamente condannabile.

La Legge Quadro 353/2000 è uno strumento fondamentale che può effettivamente contribuire a controllare il numero di incendi dolosi appiccati sulla spinta di diversi interessi economici criminali. L’aggiornamento tempestivo annuale del Catasto degli Incendi, come previsto dalla Legge, deve essere una priorità per ogni amministrazione locale. E soprattutto deve essere una priorità l’applicazione dei vincoli previsti dalla Legge come il divieto di nuove costruzioni per 10 anni sui terreni percorsi dal fuoco e di modifica della destinazione d’uso per 15 anni e per 10 anni attività di pascolo e caccia.

Alla violazione di questi divieti conseguono sanzioni, amministrative o penali, a seconda della gravità della trasgressione. Occorre allora rafforzare il sistema dei controlli e degli interventi delle Forze dell’Ordine nei confronti di chi appicca gli incendi. Più prevenzioni e controlli punendo piromani ed ecocriminali, e in questo la legge sugli ecoreati ha portato un importante contributo e introdotto tra i nuovi delitti ambientali nel codice penale anche quello di disastro ambientale che prevede fino a 15 anni di reclusione con aggravanti.

Sono proprio i comuni che dovrebbero innanzitutto utilizzare appieno la facoltà di eliminare la speculazione sulla gestione delle aree bruciate. I Sindaci, sono gli esecutori della prevenzione e del controllo: i primi cittadini dei nostri centri devono avere più coraggio e affrontare l’emergenza con maggiore incisività facendo tutto ciò che è nelle loro facoltà per mettere un freno al dilagare dei roghi.

Le aree verdi, i boschi sono un patrimonio inestimabile della collettività e un incendio – conclude la nota – è un vero e proprio attentato al nostro patrimonio ambientale.”

(Il Faro on line)