Carabiniere ucciso a Roma, le indagini e i punti oscuri della vicenda

28 luglio 2019 | 20:07
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Carabiniere ucciso a Roma, le indagini e i punti oscuri della vicenda

L’esito dell’autopsia: 11 le coltellate inflitte a Mario Cerciello Rega. Il gip ha convalidato il fermo di Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjort

Roma – Restano in carcere Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjort, i due cittadini americani accusati per l’uccisione del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega nella notte tra giovedì e venerdì. Il gip di Roma Chiara Gallo ha convalidato il fermo così come sollecitato dalla Procura. I due sono accusati di concorso in omicidio e tentata estorsione.

Intanto la foto di uno dei due americani, Gabriel Natale-Hjorth, con gli occhi bendati, apre il sito della Cnn, che parla di “un’immagine scioccante” e riferisce dell’avvio delle indagini sullo scatto. La foto rimbalza anche sugli altri media americani, dal Washington Post al Los Angeles Times che, citando le autorità italiane, parlano di “atto illegale”.

Clicca qui per ascoltare la telefonata del derubato al 112

“Siamo scioccati. Esprimiamo le più profonde condoglianze alla famiglia del brigadiere Cerciello Rega“. Lo afferma la famiglia di Finnegan Lee Elder in un comunicato pubblicato da Abc. “Non abbiamo informazioni indipendenti sull’accaduto, non siamo stati in grado di avere comunicazioni con nostro figlio. Chiediamo il rispetto della nostra privacy durante questo momento difficile. I nostri pensieri vanno a coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.

L’autopsia

Una forte emorragia è stata la causa della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. È quanto emerge dai primi risultati della autopsia svolta sul suo corpo. L’emorragia è stata causata da undici coltellate inferte da Elder Finnegan Lee, il 19enne americani che ha confessato di essere l’autore dell’aggressione con il coltello. Il giovane, fra l’altro, fa uso di psicofarmaci. Nella stanza di albergo dove alloggiava insieme all’altro fermato gli inquirenti hanno rinvenuto un flacone di Xanax, un potente ansiolitico.

Nella stanza dell’albergo dei due ragazzi sono stati ritrovati un coltello di notevoli dimensioni, sporco di sangue, nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l’aggressione. Uno dei due americani ha ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l’autore materiale dell’accoltellamento (leggi qui).

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La ricostruzione dei fatti

I due giovani erano in cerca di droga a Trastevere ma la sostanza acquistata era semplice aspirina: dopo essersi resi conto di essere stati ingannati hanno rubato la borsa del pusher che conteneva il suo cellulare. L’uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa.

Il pusher avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all’orario stabilito, i due carabinieri in borghese si sono recati in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati, una zona centrale piena di studi di avvocati e case borghesi. Lì hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con 11 coltellate.

I punti oscuri della vicenda

Diversi i punti ancora oscuri e quindi da chiarire sulla morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega mentre hanno confessato Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due studenti statunitensi di 19 e 18 anni fermati per l’omicidio.

I punti chiavi sono l’esatta dinamica del furto e l’estorsione che hanno fatto scattare l’operazione nella quale è morto il militare. A quanto ricostruito dagli investigatori, l’autore materiale del ferimento mortale sarebbe Lee Elder Finnegan.

Il primo punto da chiarire verte proprio sul ruolo del derubato. Stando alle informazioni ufficiali non si tratta di un pusher, ma comunque di una persona che conosce quel mondo. A quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe stato avvicinato dai due giovani californiani in cerca di droga a Trastevere e avrebbe indicato il pusher o comunque il luogo dove poterla acquistare. Poi quando i due ragazzi avrebbero scoperto di essere stati ingannati perché al posto della droga gli è stata venduta aspirina e, non trovando lo spacciatore, se la sarebbero presa con lui rubandogli il borsello con dentro il cellulare. Dalle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza della zona l’uomo compare in alcuni frame: è in bici e ha uno zaino nero sulle spalle quando due ragazzi lo avvicinano. Poi, in altri, si vedono due uomini fuggire a piedi con una borsa nera in mano.

Dopo il furto l’uomo ha contattato il 112 denunciando di essere stato derubato. Rimane da stabilire anche quale telefono abbia utilizzato per dare l’allarme visto che il suo era nelle mani dei ladri. In ogni caso è insolito che una persona che abbia a che fare con traffici illeciti si rivolga poi ai carabinieri per denunciare di essere vittima di un furto. Versioni non confermate ipotizzerebbero che l’uomo abbia fermato una pattuglia di passaggio in zona che ha poi diramato l’allerta raccolta dai due carabinieri in borghese.

Un altro aspetto riguarda il perché i due americani, in possesso di un cellulare rubato, abbiano risposto alla chiamata in arrivo su quel numero e prendano un appuntamento con la vittima tentando l’estorsione.

Altro elemento poco chiaro è la presunta presenza di pattuglie in appoggio che non sono riuscite a intervenire in tempo quando la situazione è precipitata. Del resto né il carabiniere colpito a morte né il collega, entrambi in borghese come richiede un servizio in cui è necessaria la non riconoscibilità dei militari, hanno utilizzato l’arma di servizio per difendersi o mettere in fuga i due aggressori.

(fonte Ansa)