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Fiumicino, l’uomo del… Ponte ha detto sì

18 agosto 2019 | 06:30
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Fiumicino, l’uomo del… Ponte ha detto sì

Lo storico “guardiano” del Ponte 2 Giugno accetta di farsi intervistare dal Faro: “Il mio lavoro? Un po’ monotono ma anche pericoloso”

Fiumicino – Potrebbe entrare nella top ten dei lavori più pericolosi del mondo, ma non si tratta né dell’artificiere né tantomeno del domatore di leoni. E’ quello di “guardiano” del Ponte Due Giugno, la struttura mobile che sovrasta il fiume Tevere collegando Isola Sacra con Fiumicino.

Ad azionare il meccanismo, 365 giorni l’anno, è Roberto Ridolfi, romano di nascita ma fiumicinese di adozione, tecnico elettromeccanico, “custode” del ponte dal 2002: “Non si tratta solo di premere un pulsante, il mio è soprattutto un lavoro di coordinazione – racconta, dopo qualche insistenza a ilfaroonline.it -. Vanno attivati i semafori, chiusi i cancelli del passaggio pedonale. Il tutto mentre sono in costante contatto con l’altro operatore che attiva l’apertura della passerella pedonale”.

Bisogna poi controllare che nessuno scavalchi i cancelli, ed è capitato diverse volte. Solo allora attivo il meccanismo e il ponte sale. Il mio è un lavoro come gli altri – aggiunge -, ma non è poi così divertente. Ogni anno cambiano gli orari e non posso allontanarmi troppo da Fiumicino perché in caso di necessità il ponte va azionato. Capita spesso che le forze dell’ordine o gli uomini della Guardia Costiera mi chiamino nel mezzo della giornata perché hanno ritrovato un cadavere o perché c’è un’emergenza in mare“.

WhatsApp Image 2019-08-17 at 19.45.16“Quando ho scritto sui social network che sono io il responsabile dell’apertura del Ponte Due Giugno, non mi aspettavo certo un’accoglienza del genere. In molti mi hanno risposto scrivendomi: ‘Complimenti, ci vuole coraggio‘. Non è che parto tutti i giorni per andare nelle zone di guerra – sottolinea il tecnico – però devo ammettere che il mio è un lavoro un po’ particolare, e alle volte anche pericoloso“.

“Di giorno, quando alzo il ponte, mi arrivano parecchi insulti. Per non parlare dei ‘vaffa’ che piovono addosso come se non ci fosse un domani. Ma i problemi seri iniziano quando cala il sole“.

Roberto racconta che di notte, mentre è al lavoro con altri colleghi per la manutenzione ordinaria del ponte (che per questo motivo è alzato), capita spesso che diversi “esaltati” gli rivolgono insulti e minacce: “‘Abbassa sto coso, devo passà. Abbassalo subito o te butto de sotto, te butto a fiume. Abbassa o t’ammazzo’ mi sono sentito dire. Una situazione difficile da gestire perché sono dei veri e propri esaltati, alle volte sotto l’influenza di alcool o droghe. Con i miei colleghi cerchiamo di mantenere la calma e proviamo a dialogare ma alle volte la paura si fa sentire”.

Di aneddoti del genere ne potrebbe raccontare a decine. Tra tutti, quello che più gli è rimasto impresso, risale al 2006: “Io manovravo il Ponte e un altro della Fiumicino Servizi che c’era all’epoca, abbassava le sbarre a mano; all’epoca non erano ancora elettriche. Attivo il meccanismo e le barche, quattro o cinque, iniziano a passare. All’improvviso da Isola Sacra arriva un’ambulanza a sirene spiegate. Chi era a bordo scende e mi urlano: ‘Abbassa, abbassa’. Anche il collega dall’altra parte mi dice di abbassare il ponte”.

“Ero in preda al panico, non sapevo cosa fare. Decido allora di fare segno all’ultima barca, che non era vicinissima, di fermarsi e come me molti altri sulle rive del fiume. Abbasso il ponte ma la barca invece di fermarsi accelera. Me ne sono accorto in tempo e, premendo il pulsante d’emergenza, ho bloccato la discesa. La barca passa ma l’albero urta il ponte. Ha dondolato ma non mi è sembrato ci fossero danni”. Ma da lì a poche settimane, Roberto sarebbe andato in tribunale.

Sì, perché il proprietario della barca ha denunciato il guardiano del ponte per “lesioni lievi”. In breve: nell’urtare il ponte con l’albero, il natante ha dondolato, facendo cadere la moglie a terra che si è slogata il polso. Roberto è andato in Tribunale, dove ha scoperto che all’epoca il ponte non aveva un’assicurazione né una regolamentazione dove si dice che le ambulanze hanno la precedenza sulle barche.

“Il proprietario di quel natante ha portato in aula anche testimoni che dicevano di non aver visto nessuna ambulanza. Alla fine però il giudice mi ha assolto, anche grazie all’intervento del nostromo della Capitaneria di Porto che ha fatto presente in aula che sono le barche che devono tener conto dei movimenti del ponte e non viceversa”.

“Questo episodio mi ha molto segnato. Ad oggi, se sento sirene in lontananza, aspetto. Poi può capitare che l’ambulanza tiri dritto o proceda in altre direzioni. Se sento sirene preferisco aspettare un po’”.

Pochi i momenti belli. Roberto ricorda la presenza, quasi ogni giorno, del Sindaco che faceva visita al cantiere: “Ci fermavano a parlare e siamo entrati un po’ in confidenza. Anche oggi, quando ci incontriamo in prossimità del ponte o della passerella pedonale ci fermiamo a parlare”.

Le emozioni più belle però le ha vissute anche dall’alto del Ponte Due Giugno: “Da lì Fiumicino è tutta un’altra cosa. Quasi magica“.

(Il Faro online)