La fresca ricetta

La regina Grattachecca! Il cult dell’estate romana da non confondere mai con la granita!

26 agosto 2019 | 07:38
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La regina Grattachecca! Il cult dell’estate romana da non confondere mai con la granita!

La storia di una tipicità dello street food e della gastronomia dell’estate romana e le sostanziali differenze con la cugina granita

di ILARIA CASTODEI

Cucina e Sapori – Abitando o visitando in estate Roma uno dei tantissimi check da assicurarsi è senza dubbio l’assaggio della famosissima Grattachecca; e chi non l’ha mai fatto? È un momento di refrigerio da non farsi scappare. In questo fine d’agosto romano, come in tutte le giornate di calura estiva, un’ottimo metodo dissetante e rinfrescante per combattere il soffocante caldo è sicuramente il tradizionale toccasana capitolino.

Ma cos’è e come nasce questa fresca ricetta? La Grattachecca è un dolce da passeggio a base di ghiaccio e aromi, tipico della città di Roma dove è nato per la prima volta e dove si trovano i più famosi chioschi di Grattacheccari. Si tratta semplicemente di ghiaccio grattato a neve con un raschietto in metallo provvisto di una camera vuota posteriore che consente di accumulare il ghiaccio grattato così ottenuto. Il contenuto della camera è generalmente sufficiente per riempire un capiente bicchiere per poi condirlo con sciroppi vari e frutta fresca di stagione.

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La Storia della Grattachecca

Il nome Gratta-checca deriva proprio dall’azione che si effettua per prepararla; praticamente si gratta una “checca”, termine con il quale un tempo si identificava il grosso blocco di ghiaccio utilizzato per refrigerare gli alimenti quando ancora non esistevano i frigoriferi. Alimento un tempo molto diffuso in tutta la penisola, il nome corretto in italiano è “ghiacciata”, a volte è chiamato impropriamente granatina, a Napoli è chiamato “rattata” o “cazzimbocchio”, a Palermo “grattatella” , a Bari “grattamarianna”, mentre in Calabria è la “scirubetta”.

La sua origine in realtà è da andare a ricercare tra le fredde montagne abruzzesi. Anticamente in molti villaggi d’Abruzzo era comune il mestiere del “neviero” ovvero colui che andava in cima alla montagna ghiacciata a piedi tagliando un blocco di ghiaccio e riportandolo a valle a dorso d’asino, lo caricava su un carro coperto da un alto strato di paglia isolante e lo portava nelle grandi città vicine dove veniva rivenduto per conservare gli alimenti e per la preparazione di gelati e sorbetti. L’economia di alcuni paesi abruzzesi sotto al ghiacciaio del Sirente era sostenuta proprio da questa faticosa, quanto fruttifera attività. Col passare del tempo alcuni “nevieri” che giungevano a Roma hanno iniziato a vendere nella capitale questo prodotto, che ha avuto un immediato successo.

La Grattachecca come la conosciamo oggi comparve a Roma dunque all’inizio del Novecento, come cibo “da strada”, con i primi chioschi sorti nei quartieri di Trastevere (che ancora oggi servono grattachecche fatte come una volta) e divenne per l’epoca la versione “proletaria”, più economica, del dessert da passeggio, in contrapposizione ai costosi gelati, destinati a una clientela formata da piccola e alta borghesia.

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Differenza tra Grattachecca e Granita

Per i romani è un vero rito estivo, passeggiare per il lungotevere col bicchierone ghiacciato. Quindi mai chiamare Granita una Grattachecca, soprattutto davanti ad un romano! Non lo accetterebbe, fiero e orgoglioso com’è dell’autoctono prodotto e il motivo è semplice; c’è una grossa differenza: la granita, dolce tipico della cucina siciliana, al contrario della Grattachecca è un composto liquido semi-congelato, che viene preparato con acqua, zucchero, succo di frutta o altro. Viene spesso confusa anche lei con il sorbetto, dal quale si differenzia per la consistenza più granulosa.

A differenza della Grattachecca, del gelato e del sorbetto, l’aria nel prodotto finale della granita è completamente assente. Nella preparazione è importante che la gelatura avvenga per gradi, mantenendo in movimento il composto, in modo che l’acqua non si separi sotto forma di cristalli di ghiaccio. Sono quindi realizzate con macchinari che prendono acqua mescolata a sciroppi e la congelano mescolando continuativamente e impedendo all’acqua di formare un blocco.

La differenza è quindi che la granita deve essere preparata prima e con l’ausilio di macchine professionali mentre la Grattachecca è istantanea, solo ghiaccio tritato con aggiunta di succo. Nessuna confusione dunque.

I Grattacheccari di Roma

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A Roma sono tantissimi oggi i chioschi di Grattachecche, quasi uno per ogni quartiere, alcuni aperti tutto l’anno, altri solo durante la stagione calda. Ma attenzione, solo pochi di questi oramai preparano la Grattachecca ancora come una volta, con ghiaccio grattato da un singolo blocco e non con cubetti di ghiaccio tritati.

Non si sbaglia andando a Trastevere da “Sora Mirella”, vera istituzione della movida romana, oppure il chiosco “alla Fonte d’oro” il più antico della città, disseta romani e turisti dal 1913. Mentre a Testaccio c’è il re del rinomato “Lemoncocco”, la Grattachecca condita con vero limone e cocco, “il Chiosco di Testaccio” , a Prati si trova “Sorsi e Morsi” dove assaggiare la “Melena”, un mix di sciroppi di mela verde, limone e cannella, e poi “Er chioschetto” sull’Appio tuscolano, poco turistico, abbondanti Grattachecche ed economico.

Da non perdere tanti altri gusti come “lemonkiwi” con sciroppo e pezzi di kiwi, oppure “liquiriziella” con sciroppo e cannuccia di liquirizia

Dalla tradizione ai tempi moderni: la ricetta della Grattachecca

Assolutamente da provare in casa, ognuno può realizzare questa ricetta gustosa e rinfrescante. La ricetta base della Grattachecca è molto semplice: ghiaccio tritato e zucchero cui si aggiunge a volontà frutta e sciroppo di menta o di amarena o di mango, tamarindo, orzata, cocco, limone etc etc, secondo il proprio gusto. L’ideale per avere un composto della giusta consistenza è ricorrere ad un attrezzo artigianale per tritare il ghiaccio, il “pialla ghiaccio” o “raschia ghiaccio”, un arnese facilmente reperibile in commercio e usato sempre dai grattacheccari.

Ma la problematica più grande è però reperire una lastra di ghiaccio così grande da poterla raschiare. Perciò in assenza di questa si può ottenere un risultato soddisfacente anche tritando quello a cubetti (più riproducibile a casa) in un tritaghiaccio elettrico e i brividi sono comunque assicurati con una versione casalinga, moderna e tecnologica della Grattachecca. Una sola accortezza e quella di lasciar riscaldare un po’ il ghiaccio dopo averlo estratto dal freezer e poi di non tritarlo troppo fine; infatti la vera grattachecca si ottiene raschiando il ghiaccio a poco meno di 0° mentre il ghiaccio del surgelatore ha una temperatura intorno a -18°. La Grattachecca è sicuramente uno svago è un piacere decisamente economico ed ecologico. Tanti anni fa si usava condirla solo con i più svariati sciroppi aromatizzati, oggi incuriosisce molto l’uso della frutta fresca!

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Tempo di preparazione: 5 minuti
Ingredienti per 2 persone: 30 cubetti di ghiaccio, 2 cucchiai di zucchero, sciroppo (uno o più) a piacere, frutta fresca a piacere; (per esempio 1 banana, 1 pesca, 5 lamponi, sciroppo di melograno e di limone)

Preparazione: togliere il ghiaccio dal freezer e lasciare che si scaldi per qualche minuto; quindi metterlo in un mixer insieme allo zucchero e tritarlo per un minuto. Disporre il ghiaccio in bicchieri alti e guarnirlo con frutta di stagione lavata e tagliata. Irrorare con abbondante mix di sciroppi e servire con cucchiaino e ombrellino. Se non ci si affretta a mangiarla, il ghiaccio si scioglie e l’ultima parte bisogna berla. Ma anche questo fa parte del rituale, quindi via… grattachecca a go-go e l’estate continua a deliziarci!

(Il Faro online)