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L’Amazzonia continua a bruciare ma il Brasile respinge gli aiuti del G7

27 agosto 2019 | 10:40
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Onyx Lorenzoni: “Grazie, ma forse queste risorse sono più utili per il rimboschimento dell’Europa”

Beasilia – Il governo brasiliano ha respinto l’offerta dei leader del G7 che hanno promesso 20 milioni di dollari per far fronte alle devastazioni provocate dagli incendi in Amazzonia. “Apprezziamo (l’offerta, ndr), ma forse queste risorse sono più utili per il rimboschimento dell’Europa“, ha affermato Onyx Lorenzoni, capo di gabinetto del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, in un’intervista al sito d’informazione ‘G1’.

Lorenzoni ha quindi criticato aspramente Emmanuel Macron per l’incendio che lo scorso aprile ha colpito Notre-Dame (leggi qui), sostenendo di non voler ricevere lezioni dal presidente francese che “non può neanche evitare un incendio prevedibile in una chiesa che è patrimonio mondiale dell’umanità”.

Il capo di gabinetto di Bolsonaro ha quindi sottolineato che “il Brasile è una nazione democratica e libera che non ha mai provato pratiche colonialiste e imperialiste, che forse è l’obiettivo del francese Macron”.

Amazzonia in fiamme, i dati di Greenpeace

Tra gennaio e agosto 2019 il numero di incendi in Amazzonia è aumentato del 145% rispetto allo stesso periodo del 2018. Quest’anno il 75% dei focolai si è verificato in aree che nel 2017 erano coperte dalle foreste e che successivamente sono state deforestate o degradate per lasciare spazio a pascoli o aree agricole. Lo dice in una nota Greenpeace. Una squadra brasiliana dell’associazione ha sorvolato gli stati di Rondônia e Pará, documentando gli incendi con nuove immagini.

Il fumo, visibile per migliaia di chilometri, di decine e decine di incendi dolosi nella foresta amazzonica. #noplanetB#MissionBeyondpic.twitter.com/WAuHyBnlgt

— Luca Parmitano (@astro_luca) August 26, 2019

Negli stati di Rondônia e Pará, sottolinea Greenpeace, gli incendi mostrano chiaramente l’avanzata dell’agricoltura industriale nella foresta, spesso per far spazio a pascoli per il bestiame e colture, soia in particolare, destinate alla mangimistica. Dei 6.295 focolai registrati tra 16 e il 22 agosto, il 19% si è verificato in aree naturali protette, il 6% delle quali appartengono a diversi Popoli Indigeni.

”Le fiamme che stanno consumando l’Amazzonia non sono un problema solo per il Brasile, ma per l’intero Pianeta. Con l’aumentare degli incendi, infatti, aumentano anche le emissioni di gas serra, favorendo ulteriormente l’innalzamento della temperatura globale e, conseguentemente, il verificarsi di eventi meteorologici estremi che rappresentano un grave pericolo per la fauna selvatica e la vita di migliaia di persone. Agire per porre fine alla deforestazione dell’Amazzonia deve essere un obiettivo globale e un obbligo per chi guida il Paese” conclude Marcio Astrini, di Greenpeace Brasile.

(Il Faro online)