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30 anni senza Scirea, indimenticato campione in campo e uomo di valori nella vita

3 settembre 2019 | 06:00
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30 anni senza Scirea, indimenticato campione in campo e uomo di valori nella vita

Era il 3 settembre 1989. Un incidente di macchina in Polonia causò la tragedia. Era vice allenatore della Juventus in quell’anno. Vinse tutto con la squadra bianconera

Il Faro on line – Lo spinse il fratello Paolo ad entrare allo Stadio Combi di Torino. Letteralmente. Lo ha raccontato sua moglie Mariella ieri sera in diretta su Raisport. A 21 anni Gaetano si apprestava ad entrare tra i grandi della Juventus. Zoff, Morini, Bettega. Solo alcuni. Nomi altisonanti. Nomi che hanno fatto la storia del calcio. E poi lui. Anche lui la fece.

Vinse tutto Scirea. Leggenda della squadra bianconera. Uno dei Miti di quel calcio che non morirà mai. E una grande persona. Semplice, sempre sorridente. Questo manca di lui, dal 1989. Era il 3 settembre. Era una domenica sera. Gaetano era in Polonia per visionare l’avversaria che la Juventus avrebbe dovuto incontrare in una Coppa Uefa straordinaria (il Gornik Zabrze), trofeo che poi in quella stagione la squadra di Zoff vinse ad Avellino, a spese della Fiorentina. Era vice allenatore Scirea. In panchina con Zoff a guidare la sua squadra del cuore. Sempre la Juventus per lui. E per sempre la Juventus a ricordarlo.

Un dolore allora quella sera del 3 settembre 1989. Per tutti gli appassionati di calcio. E non solo per i tifosi iuventini. Morì per colpa di un grave incidente di macchina. Uno scontro e poi le fiamme, lontano da casa. E la notizia. La diede Sandro Ciotti alla Domenica Sportiva. Bassa voce e disperazione. Mentre Marco Tardelli piangeva, accanto a lui, come un bambino.

E sono già 30 anni. Il difensore della Juventus. Uno dei più grandi calciatori. Una delle persone più belle che il calcio rimpiange, come lo fa la vita. Campione del mondo in Spagna nel 1982 e campione d’Europa nel 1985 a Bruxelles, nella maledetta sera dell’Heysel. La sua voce a calmare i tifosi iuventini dalla gabbiola della tribuna. E poi la tragedia di una violenza cieca e assurda: “La prima volta che Gaetano Scirea stette con me a un raduno della nazionale under 23, pensai ‘questo è un angelo piovuto dal cielo’ – lo testimonia una nota dell’Ansa, riprendendo una vecchia dichiarazione di Enzo Bearzot – non mi ero sbagliato: solo che lo hanno rivoluto indietro troppo presto…”.

Aveva 36 anni il campione più corretto del calcio italiano, quando morì sulla superstrada Varsavia – Katowice: “Scirea era tornato ‘maledettamente anzitempo’ da dove era partito, in paradiso”. Aggiunge ancora l’Ansa. Era arrivato dall’Atalante Scirea. Vinse poi 7 scudetti con la Juventus. Con eleganza. Educazione. Rispetto. Per gli avversari e per un calcio che non esiste più. Ma la sua storia traccia la strada per chi crede nei valori dello sport e in quella della vita. Perché lui in campo li insegnò quegli ideali. Alzando al cielo la Coppa Intercontinentale e la Coppa delle Coppe. Insieme alla Coppa dei Campioni. E poi la Supercoppa Europea. Furono 563 le partite giocate ufficialmente e segnò 24 gol di classe e di talento anche giocando nelle retrovie. Rispettato persino dagli avversari e rivali del calcio degli anni ’70 e ’80.