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26 anni senza Camin, Pastorin: “Scrivere era il suo essere, il suo giardino dei ricordi”

5 settembre 2019 | 15:36
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26 anni senza Camin, Pastorin: “Scrivere era il suo essere, il suo giardino dei ricordi”

Un pensiero sentito da parte del giornalista sportivo e scrittore torinese che fu allievo e figlio d’arte di Vladimiro Caminiti. E ancora lo è, nei tanti libri che scrive. In onore di un Maestro di giornalismo sportivo

Il Faro on line – Saranno 30 anni tra poco. Un’immensità di tempo. Oggi sono 26 gli anni senza Camin. La penna romantica del calcio e dello sport italiano. Lui, il precursore di un modello di giornalismo che ha fatto la storia dello sport tricolore. Lui, il padre di tanti giovani e meno giovani narratori di sport che hanno seguito il suo stile e il suo cuore. Da una scrivania a battere le dita sulle vecchie macchine da scrivere, fino al campo verde. Il suo tanto amato campo.

Morì il 5 settembre del 1993 Vladimiro Caminiti e allo Stadio Delle Alpi di Torino un mazzo di fiori profumati fu sistemato in tribuna stampa in omaggio ad una persona straordinaria e professionista appassionato. Là dove lui sedeva. A raccontare le partite della sua Juventus. Fino alla fine. Chi vi scrive se lo ricorda. Ragazzina e innamorata di quel modo di raccontare lo sport. Si partiva sempre dal cuore e anche da altro. Lo scrive oggi su Facebook uno dei suoi allievi più vicini. Quasi un figlio. Quasi un Camin che continua a narrare il calcio, anche a nome del Maestro Vladimiro. Darwin Pastorin, giornalista sportivo e scrittore di tanti bei libri di calcio : “Scrivere era il suo essere, il suo cappotto, la sua nuvola, il suo giardino dei ricordi. Fu il mio maestro, giusto e severo”. Ci mette l’anima Darwin in ricordo di una figura umana e paterna, e professionale, che ha cambiato la sua vita: “Ricordati – prosegue Pastorin – comincia sempre il racconto della partita dal verde del prato e dall’azzurro del cielo”. Parole importanti rimaste nella mente. Parole. La vita di Camin. Il soffio vitale dello spirito di un giornalista degli anni ‘ 50, ’60, ’70, ’80 e ’90. Di un calcio che non esiste più. Di quello sport che incantava sulla fascia di un campo e  crossava in area, dopo aver corso a cavallo del vento, di fronte a tifosi innamorati della  tecnica. E’ lo stato d’animo che è cambiato e queste figure storiche del giornalismo sono le stelle polari per una cultura calcistica che deve salvare i valori dello sport. Si parte sempre dal cuore di un atleta e da quel mondo che lui vive intorno a sé. Che sia un campo verde, che sia la corsia di una piscina, che sia una pista di atletica. Sta a battere il cuore di un campione, sempre. E Camin ci metteva il cuore nel cuore dei suoi calciatori che raccontava.

Tuttosport, Hurrà Juventus e il Guerin Sportivo. Queste le testate dove Camin segnò un tempo importante, storico, indimenticato del calcio. Tempi probabilmente lontani. Ma anche attuali per chi ancora ricorda Vladimiro Caminiti: “Maneggiava gli aggettivi con maradoniana abilità – prosegue Darwin Pastorin sulla sua pagina ufficiale Facebook – sapeva svelare, con due domande, l’anima segreta di ogni personaggio. Fu tenero e feroce, ingenuo e astuto”.

Dal 1993 al 2019. Sempre Camin nella mente e nel cuore. Per chi ama leggere di sport e per chi ama i valori di uno sport che grazie all’opera dei Giganti del Giornalismo Sportivo ha mantenuto in qualche modo l’anima di altri tempi. Le parole sono ali. Questo il titolo di un libro scritto da Caminiti, uno dei tantissimi. Un anno dopo la sua scomparsa. Ali che entrando nel respiro delle persone fanno crescere e salvare quello in cui si crede. nello sport e nel calcio. Nel calcio metafora della vita.

Di seguito il ricordo di Darwin Pastorin sulla sua pagina ufficiale Facebook :

“Il 5 settembre 1993 Vladimiro Caminiti smetteva di scrivere. Fino all’ultimo, con sofferenza e con indomabile passione, chiese alla Scrittura conforto. Scrivere era il suo essere, il suo cappotto, la sua nuvola, il suo giardino dei ricordi. Fu il mio maestro, giusto e severo. “Ricordati: comincia sempre il racconto della partita dal verde del prato e dall’azzurro del cielo”. Maneggiava gli aggettivi con maradoniana abilità. Sapeva svelare, con due domande, l’anima segreta di ogni personaggio. Fu tenero e feroce, ingenuo e astuto: soprattutto, per noi giovani avvolti di sogni, un esempio. Ancora oggi gli dico “Grazie, ti voglio bene”. E mi dispiace non portarti più la valigia (quella pesantissima valigia piena di tutto e di più), sfidarti nelle poesie a memoria, scegliere il vino sempre sbagliato, passeggiare tra vicoli antichi o lungo fiumi memorabili. E poi leggerti e ancora leggerti. E sei ancora qui, tenero e prepotente, tra le tue pagine: così vive così vere così abbaglianti. In ogni parola un frammento del tuo cuore. In ogni virgola il tuo furore e il tuo amore: per quel mestiere che hai onorato anche nei giorni dell’addio”.