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Mondiali, farfalla d’argento per Alessia Scortechini: “La mia rivincita”

13 settembre 2019 | 22:05
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Mondiali, farfalla d’argento per Alessia Scortechini: “La mia rivincita”

Felicissima l’atleta azzurra che poco fa ha messo al collo una splendida medaglia del secondo posto nei 100 farfalla. Parla di sé. Gli inizi, il gruppo azzurro e la famiglia. Punti importanti anche in acqua

Il Faro on line – La rivincita è arrivata. La bella Alessia Scortechini (C.C.Aniene) piange lacrime di gioia.

E’ arrivata la medaglia. E’ arrivato l’argento nei 100 farfalla S10 (1’07″46) una prestazione eccezionale per l’azzurra, al suo secondo mondiale.

Alessia nuota da quando aveva quattro anni, una piccola bimba riccioluta di fronte a quella grande vasca, una vasca che oggi vuol dire gruppo, vuol dire casa. Il suo rifugio preferito.

Alessia Scortechini ripete come un mantra una parola sola, sempre quella: gruppo. Sta tutto lì dentro, alla faccia di chi continua a pensare che il nuoto sia uno sport individuale: “Macché – dice con la sua parlata che ispira simpatia – anche nel nuoto la forza del gruppo e della squadra è determinante: senza una squadra come siamo noi, senza questa unione e questi legami, i risultati non arrivano. E’ la forza del gruppo che ci fa andare forte, che migliora le prestazioni”.

Lei, Alessia, nuota da sempre.

“Mi hanno buttata in acqua che avevo quattro anni, e il nuoto ha sempre fatto parte di me e delle mie giornate: a dire il vero a un certo punto l’ho tradito per la danza, ma ho capito abbastanza presto che non faceva per me. Anche se da bambina ero sfaticata, non avevo tanta voglia di allenarmi: facevo la bambina, semplicemente la bambina. Una bambina un po’ viziata, se devo dirla tutta.  Vedevo l’acqua come un rifugio e una rivincita, nuotare era l’unica cosa che mi facesse sentire davvero me stessa. In acqua non mi potevo nascondere e non mi potevo mascherare, l’acqua era un porto sicuro nel quale anche la mia disabilità non era un ostacolo”.

E allora, ecco le prime gare e le prime vittorie: “La bambina viziata che non voleva fare fatica si è trasformata in una macchina da allenamenti: lavoravo, lavoravo il doppio degli altri e per gli altri ero uno stimolo enorme. Nuotavo più forte delle femmine ma anche dei maschi, e dentro quella vasca non mi sentivo diversa dagli altri, anzi: mi sentivo più forte di loro”.

Poi, da FIN a FINP: “Galeotto fu un Sette Colli, quando il CT Vernole parlò con la mia allenatrice proponendomi il salto in FINP: per me non era un periodo facile, ero alle prese con delle decisioni complicate che non mi facevano stare tranquilla. Mi era stata proposta un’operazione sperimentale per migliorare il mio problema alla mano, ma i risultati non erano certi e garantiti quindi alla fine ho preferito non fare nulla: la testa era altrove insomma. E’ passato un po’ di tempo, circa un anno: poi ho capito che la mia strada era questa. Ed è una scelta della quale non mi sono mai pentita”.

Ed eccola, Alessia: a Londra, felice dopo la medaglia d’argento nei 100 farfalla . “Questi Mondiali sono un traguardo enorme, un traguardo mio ma anche della mia famiglia. Mia nonna Maria è qui, ha 66 anni ed è il primo viaggio della sua vita: da settimane sta raccontando a tutti della sua nipotina speciale. E poi tutti gli altri, mia sorella con il fidanzato: tutti qui, tutti qui per me. E questa vicinanza è bellissima, fa del bene”.

Foto : Augusto Bizzi/Finp