Appunti di viaggio

Stop agli zozzoni, la battaglia dei giusti

16 settembre 2019 | 06:30
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Stop agli zozzoni, la battaglia dei giusti

A fronte di una pletora di zozzoni che usano il pianeta come una discarica, c’è un movimento di persone che curano l’ambiente e lo tutelano.

Fiumicino sta vivendo un interessante rigurgito di civiltà, di impegno civico, di partecipazione attiva alla vita della comunità. E’ la cartina tornasole di un atteggiamento più vasto, in termini geografici e anagrafici. In altri Comuni accade infatti lo stesso, ma questo spicchio di terra ha regalato una sequenza di episodi in così poco tempo, che merita un ragionamento.

E’ forse il segnale che la società nel suo complesso sta cambiando, e che le politiche di educazione ambientale nelle scuole del Belpaese iniziano a dare i primi frutti (l’abbinamento con l’educazione civica potrebbe essere il tassello che definisce il quadro).

L’impegno dei singoli cittadini

Sul Faro on line abbiamo avuto il piacere di raccontare la storia del piccolo Alessio Massimi (leggi qui), che a 11 anni ha iniziato… a pulire il mondo. E prima ancora la storia di Giuseppe Corallino (leggi qui), che da solo ogni fine settimana ripulisce a proprie spese una parte del territorio; quasi nessuno sa che Giuseppe è un imprenditore, che dedica comunque il proprio tempo alla collettività, e che paga di tasca propria lo smaltimento in discarica dei rifiuti che raccoglie per strada.

L’impegno dei comitati

In campo anche tante associazioni. L’ultima iniziativa è di ieri, del Comitato Fare Focene (leggi qui), con la pulizia delle dune, che segue altre iniziative dello stesso tipo organizzate da altre associazioni o dai giovani di movimenti di partito e/o associativi.

Ma in verità un po’ tutti, come singoli cittadini, come gruppi spontanei, come associazioni, come volontari, persino come politici, si stanno muovendo autonomamente per avere cura del territorio.

L’impegno della politica

Riccardo di Giuseppe, insieme all’edilizia Silvestri, ha pulito un piccolo tratto di via di Maccarese dopo il cimitero: l’ingresso della strada sterrata, meta da sempre di scaricatori abusivi. Roberto Severini, insieme a Paolo Pagani che ha messo a disposizione un mezzo, dopo venti giorni di abbandono inosservato nel parcheggio del parco giochi di via Siliqua, ha approfittato della postazione ecologica ad Aranova per conferire alcuni materassi lasciati a terra da un incivile.

Una nuova cultura

Abbiamo citato solo gli ultimi esempi di un atteggiamento – quello di non delegare/protestare ma di tornare ad essere cittadini attivi – che piano piano sta facendo breccia. Il prossimo fine settimana è un momento importante, l’appuntamento con “Puliamo il mondo”, ma fa piacere vedere che l’attenzione e la disponibilità dei singoli va oltre la giornata celebrativa, che pure serve a sollecitare le coscienze.

A fronte di una pletora di incivili che ancora utilizzano il pianeta come una discarica personale, di sacchi di immondizia abbandonati in strada o tra gli alberi, di ditte che “smaltiscono” calcinacci e altro materiale nelle campagne, di persone che non hanno “voglia” nemmeno di chiamare il servizio rifiuti ingombranti per disfarsi di suppellettili ormai inutilizzabili, che aprono lo sportello e svuotano il posacenere in strada, che gettano di tutto in corsa dal finestrino, sta invece prendendo forma un movimento di persone che curano l’ambiente, lo rispettano, lo tutelano, lo ritengono un dono prezioso e si comportano di conseguenza.

Le responsabilità istituzionali

L’obiezione “io pago le tasse e dunque spetta alle Istituzioni tenere pulito” vale fino a un certo punto. Certo le Istituzioni non possono scaricare il peso del controllo del territorio sui singoli cittadini, e devono sapersi prendere le proprie responsabilità, ma la battaglia per invertire la tendenza incivile a sporcare è di tipo culturale, e ha bisogno dell’apporto di ogni singolo cittadino, dell’educazione in ogni famiglia, dell’impegno in ogni scuola. Solo quando l’occhio del vicino di casa o lo sguardo dello sconosciuto per strada inchioderà gli imbrattatori alla vergogna, avremo raggiunto l’obiettivo; nel frattempo l’occhio delle telecamere può essere un palliativo ma non la soluzione.

Vedere che qualcuno (più di qualcuno, in verità) ha iniziato a fare della cura dell’ambiente non una “battaglia” ma una “pratica quotidiana” è il miglior orizzonte possibile e sperabile.

Dobbiamo alimentare questa tendenza, facendola conoscere, parlandone, premiandola; diventerà “normale” solo quando sarà “comune”, per adesso è ancora un’eccezione. Ma siamo sulla strada buona… Incrociamo le dita.