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Cronaca Locale
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Acquedotti in conferenza: acqua dolce a volontà dai 60 pozzi di Ostia Antica

24 settembre 2019 | 12:28
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La Soprintendenza presenta gli studi sul sistema idraulico e termale locale: il fabbisogno di acqua soddisfatto da più di 60 pozzi

Ostia Antica – Chi viveva alla foce del Tevere in epoca antica non aveva problemi di acqua: a Ostia Antica funzionavano oltre 60 pozzi per alimentare terme e attività private.

E’ l’anticipazione di ciò di cui si parlerà mercoledì 25 settembre, dalle ore 17.00, in via dei Romagnoli 717, con il direttore Mariarosaria Barbera che presenterà gli studi sul sistema idraulico di Ostia Antica avvalendosi del contributo di due esperte, l’architetto Elettra Santucci e l’archeologa Silvia Calvigioni. E’ il diciottesimo appuntamento con le Conversazioni di archeologia pubblica e legalità che il Parco archeologico di Ostia Antica offre nella sala multimediale dell’Antiquarium, all’interno degli scavi.

In questa occasione – fa sapere il direttore Barbera- sarà possibile vedere da vicino uno straordinario reperto, una grande ruota idraulica in legno rinvenuta presso le Terme dei Cisiarii (=carrettieri) che conserva le tasche idonee a pescare l’acqua dal sottosuolo per sollevarla e renderla utilizzabile per gli usi termali”. Pescavano dalla falda più di 60 pozzi, ai quali si aggiungevano numerose ruote idrauliche: “Ostia Antica disponeva di acqua dolce in quantità, si può dire che fosse una città galleggiante su una estesissima falda, che rendeva l’acqua disponibile a meno di tre metri di profondità” osserva Elettra Santucci, architetto e studiosa di idraulica antica. “La prima colonia romana si caratterizza, del resto, per il suo rapporto con l’acqua: nasce in un territorio alla confluenza del fiume Tevere nel mar Tirreno, è dotata di un porto fluviale e le strutture della città si affacciano direttamente sulla spiaggia. Inoltre, può contare su una ricca circolazione idrica, una falda freatica di acqua dolce sfruttabile attraverso lo scavo di pozzi e l’uso di ruote idrauliche di legno”. Un’accurata distribuzione permetteva di disporre d’acqua corrente nelle abitazioni, nelle terme, nelle oltre 250 fontane, nei condomini e nelle latrine.

Queste ultime avevano grandissima importanza tra le infrastrutture igienico-sanitarie delle città romane. “Potevano essere sia private come quelle che ad Ostia Antica vediamo nelle domus più ricche o nei condomini, ma anche pubbliche. Infatti è stata la civiltà romana la prima a predisporre questi ambienti per l’utilizzo di tutti i cittadini” spiega l’archeologa Silvia Calvigioni. “Le latrine erano ambienti tecnologicamente molto avanzati: al loro interno si poteva trovare acqua corrente predisposta per pulirsi e per lavarsi, ma erano anche allacciate alla rete fognaria cittadina, cosa che garantiva lo smaltimento dei rifiuti e la sanità dell’ambiente”.

Nella conversazione del 25 settembre, dalle ore 17, immagini e illustrazioni daranno una vivida idea di quanto i romani dominassero la tecnologia idraulica e di come l’abbondanza della risorsa fosse accompagnata da un’accorta politica di distribuzione.

La partecipazione alla conferenza è gratuita, ma è opportuno inviare una prenotazione via e-mail a pa-oant.comunicazione@beniculturali.it