L'Intervista

“Penelopea. La regina di Itaca”: non più soltanto la moglie d’Ulisse

4 ottobre 2019 | 15:30
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“Penelopea. La regina di Itaca”: non più soltanto la moglie d’Ulisse

Dialogo con Tatiana Cavola, l’autrice del libro che promette di restituire dignità al personaggio omerico

di BIANCA MICHELANGELI

“Penelopea. La regina di Itaca” è la prima fatica di Tatiana Cavola, insegnante di lingua e letteratura inglese. Il romanzo, nato dall’amore che l’autrice nutre sin da bambina per la mitologia greca e l’epica, ha come obiettivo quello di“restaurare” il personaggio mitologico di Penelope, principalmente nota come la “fedele moglie di Ulisse”: non più la donna che è rimasta in attesa del proprio marito per vent’anni, limitandosi a fare e disfare ossessivamente la stessa tela giorno dopo giorno, dunque, ma una figura innovativa e innovatrice, potente e sorprendentemente moderna.

“L’idea per questo libro – ci spiega l’autrice – mi è venuta all’ultimo anno di università, leggendo un’opera di Antonio Buero Vallejo, ‘La tejedora de sueños’, che narra le vicende dell’Odissea dal punto di vista di Penelope. Quando poi, l’anno successivo, mi sono ritrovata ad insegnare ad una classe di primo superiore, sono rimasta sorpresa dalla cattiva opinione che avevano del personaggio: è stato allora che ho deciso di concretizzare la necessità che sentivo di restituirle dignità, importanza e rispetto“.

La copertina del libro di Tatiana Cavola

D’altronde, quello di Penelope non è l’unico personaggio della mitologia greca ad essere stato “rivisitato” dalla modernità. La stessa Cavola dichiara d’essersi ispirata, a sua volta, alla Cassandra che Marion Zimmer Bradley ha delineato ne “La torcia”: “La Cassandra che immaginavo, e che mi è servita per creare la ‘mia’ Penelope, era a metà fra quella raccontata dalla tradizione classica e quella de ‘La torcia’. Volevo creare un personaggio nuovo, umano, consapevole del proprio essere all’interno di una società che non lo considera”.

Viene da chiedersi, in conclusione, perché il mito continui ad esercitare un così grande fascino anche sull’uomo moderno. In “Perché leggere i classici”, Italo Calvino diceva che “se i libri sono rimasti gli stessi noi siamo certamente cambiati, e l’incontro è un avvenimento del tutto nuovo”. Ebbene, anche l’autrice di “Penelopea. La regina di Itaca” sembra essere d’accordo: “Credo fermamente che qualsiasi opera letteraria possa ancora insegnarci qualcosa – a maggior ragione i grandi classici. E’ quello che cerco di far capire ai miei studenti: la letteratura ci insegna qualcosa sull’essere umano, ci insegna a pensare. Leggendo, la nostra mente si apre a nuove idee e non si richiude più. Sembra banale, ma è inevitabilmente così”.

(Il Faro online)