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Fiumicino, Piccioni: “Ecco la vera storia delle Case Erp di via Berlinguer”

5 ottobre 2019 | 06:20
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Fiumicino, Piccioni: “Ecco la vera storia delle Case Erp di via Berlinguer”

Il portavoce degli inquilini delle Case Erp racconta l’intera vicenda relativa agli alloggi di via Berlinguer

Fiumicino – “Sono anni che ormai è in corso nel Comune una demonizzazione riguardo la protesta e la situazione dei residenti dell’edificio Erp (Edilizia Residenziale Pubblica – piano di zona Isolato Stazione) di Via Berlinguer, proprio di fronte al Comune, per giustificare un comportamento dei vertici politici e tecnici a dir poco vergognoso sulla pelle di decine di famiglie a basso reddito. Questa è solo una parte di quanto ci sarebbe da raccontare e non nego che mi riserverò di farlo nei giorni a seguire”.

E’ quanto si legge in un post pubblicato sul profilo Facebook di Emiliano Piccioni, portavoce degli inquilini delle Case Erp di Via Berlinguer, che aggiunge: “Difatti è solo facendo conoscere la verità a più gente possibile che, forse, si potrà ottenere giustizia e l’applicazione della normativa.

Il costruttore fallito pretese, oltre 10 anni fa dagli attuali residenti in Via Berlinguer durante la costruzione dello stabile, un anticipo del 33% (1.9 milioni in totale) di un prezzo di vendita completamente inventato, prezzo molto superiore a quello poi stabilito nella delibera comunale del 2016 (ben 6 anni dopo la consegna delle case). Difatti è opportuno ricordare come i prezzi di vendita e d’affitto nei piani di zona vengano stabiliti dal Comune e non  dal mercato.

A dir la verità nel 2009, cioè due anni dopo le pretese del costruttore dal quale eravamo convinti di comprare una casa, la giunta Canapini aveva già deliberato un prezzo generico di vendita al mq in una delibera, votata tra l’altro anche dall’allora assessore D’Intino oggi nella Lega, dove mancavano le tabelle di vendita con i prezzi del singolo appartamento, non era stato scomputato il contributo pubblico, venivano riconosciute al costruttore addirittura il 9% di migliorie inesistenti nel palazzo (il 10% è il massimo permesso) e vi erano grossolani errori sulla rivalutazione monetaria sempre a vantaggio del costruttore.

Solo nella delibera del 2016, ottenuta grazie ad una diffida legale, e quindi già dopo 6 anni e mezzo di affitti gonfiati, il Comune detrae dai prezzi di vendita e dagli affitti il contributo pubblico di oltre mezzo milione ottenuto dal costruttore dalla Regione Lazio praticamente senza documenti.

All’interno però di questa nuova delibera, nonostante nella diffida fossero evidenziate tutte le anomalie contenute in quella del 2009, continuano a starci tutti gli errori sulla rivalutazione monetaria, le migliorie al 9% (mentre nel frattempo il palazzo cada a pezzi e manchino alcune opere d’urbanizzazione), non viene detratto il 5% di vetustà previsto dalla Convenzione e, parallelamente, sempre per non fare troppo male al costruttore, si stabilisce con un calcolo valido per l’edilizia commerciale, un prezzo del posto-auto scoperto a 100 metri dallo stabile, quindi alla fine di via Berlinguer, di quasi 8000€ cadauno.

Però nella delibera che seguirà l’anno dopo della coop S.Antonio (stesso piano di zona, palazzo posto dietro al nostro), la dirigente scriverà: “i competenti uffici comunali hanno concluso l’attività di verifica dalla quale sono emerse alcune incongruenze relativamente alla tabella del prezzo massimo di cessione” in riferimento alla percentuale di rivalutazione corretta.

Ma parliamo di cifre prendendo ad esempio il taglio da 47Mq: il costruttore nel 2007, attraverso l’immobiliare Progedil90, s’inventa quasi 120.000€ come prezzo di vendita. Pretende perciò circa 40.000€ di anticipo. Dopo la consegna, pretende degli affitti gonfiati che, fino a quasi tutto il 2016, gli permetteranno di guadagnare oltre il dovuto altri 5.000€ (ovviamente con la rivalutazione monetaria italiana e non quella di Via Berlinguer).

Sempre nel 2016, il Comune nella delibera completamente sballata in suo favore, stabilisce comunque un prezzo di vendita, escluso l’abominio del posto auto, di 90.000€. Quindi, se da “signori” non volessimo mettere in conto gli interessi per 10 anni sui 40.000€ degli anticipi non dovuti (che se tenuti in banca sarebbero oggi 60.000€), secondo il Comune di Fiumicino nella delibera del 2016 ci resterebbero 45.000€ da pagare, sempre parcheggio escluso.

Ma dato che la delibera del 2016 è sballata sulle migliorie (120€ al Mq calcolata allo 0%, ma potrebbe anche essere negativa fino al -10%), sulla rivalutazione monetaria (altri 70€ al Mq), non tiene conto della vetustà al 5% (altri 80€ al Mq) che oggi starebbe addirittura al 10% (160€ al Mq), tenendo conto anche dell’adeguamento all’Istat nel 2016, il prezzo della casa di 47Mq non avrebbe dovuto superare gli 80.000€ nel 2016.

Ma quest’ultimo sarebbe stato il prezzo se il palazzo fosse stato terminato, realizzato a regola d’arte e completo delle opere d’urbanizzazione, ma dato che così non è mai stato e che le previsioni più ottimistiche quantificano in circa 15.000€ di spese di sistemazione per ogni appartamento e per l’edificio intero (senza contare la sanatoria di alcuni abusi lasciati dal costruttore che alzerebbero l’asticella di altri 5.000€ pro-capite) e che tali spese andrebbero tutte a carico di chi compra nell’immediato futuro, sempre per il taglio da 47Mq caleremmo a 65.000€ per il prezzo di vendita.

Quindi, ripeto, anche non tenendo conto degli interessi maturati sugli anticipi dati oltre 10 anni fa, per la casa da 47Mq una differenza quasi equa doveva aggirarsi attorno i 20.000€. Questa è anche la proposta che è stata presentata e rifiutata dal curatore fallimentare da chi ci vive dentro.

Invece il curatore quanto vuole per la casa da 47Mq? Ben 55.000€, lavori esclusi, che sarebbe il 50% del valore di mercato stabilito dal proprio perito (non è un caso che venga richiesto il 50% a chi ci vive, perché al tribunale fallimentare già sanno bene che le prime due chiamate all’asta, al 25% l’una, finirebbero deserte).

Ebbene, con i lavori poi da fare si arriva facilmente ai 70.000€ ai quali vanno sommati appunto gli anticipi non dovuti e pretesi oltre 10 anni fa e gli affitti gonfiati. Quindi una differenza di almeno 35.000€ tra quanto dovrebbe pagare chi abita in, ripeto, 47Mq e quello preteso dal Tribunale fallimentare. Tutto ciò pena lo sgombero.

Al Comune vorrebbero far passare questa come l’unica possibilità, con la doppia beffa che così ripagheremmo anche i debiti di un costruttore che è fallito praticamente con 4 milioni d’euro all’attivo già al 2010!

Insomma, si è rigirato il mondo. Famiglie che evidentemente non hanno abbastanza problemi economici per rivolgersi all’edilizia commerciale che vengono prese da esempio contro chi invece si è dovuto rivolgere all’edilizia residenziale pubblica proprio perché, ovviamente, ha difficoltà economiche a comprarsi una casa a prezzo di mercato. Cos ‘e pazz direbbero a Napoli, eppure è ciò che si sente dire tra i corridoi del Comune di Fiumicino e l’assessorato all’edilizia.

In conclusione le domande sono: perché il Comune ancora non revoca la concessione al costruttore nonostante sia previsto sia per gli affitti gonfiati che per il fallimento? Perché prima di vendere anche ai “patrizi” nel palazzo, non esce con una delibera corretta e rivista così come fatto per tutti gli altri palazzi del piano di zona Isolato Stazione? Forse perché dopo risalterebbe troppo la differenza di prezzo tra quello richiesto dal tribunale fallimentare e quello previsto per Legge dal Comune?

Chi è che afferma in televisione che il solo mutuo è superiore al valore degli immobili e poi ha paura di far mettere nero su bianco, prima della vendita dal fallimento, il vero prezzo delle case? Perché Sindaco, viceSindaco ed ex dirigente dell’edilizia hanno provato (inutilmente perché archiviato dal GIP di Civitavecchia) a tappare la bocca al sottoscritto con una querela per diffamazione e calunnia? Forse perché vi ho sempre scritto la verità e qualcuno di voi, pur essendo del mestiere, continua a sostenere che doppi vetri e pannelli solari sono “migliorie”, facendo finta di non sapere che da 3 mesi prima del permesso di costruire erano divenuti obblighi di Legge per tutti i nuovi edifici residenziali in costruzione in Italia?

Ma quante ancora ne potrei raccontare, e l’ultima è proprio questa: l’imminente rischio sgombero al quale ci hanno ridotto e che non hanno intenzione di risolvere”.

(Il Faro online)