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Salva precari: Esclusi i docenti dal concorso riservato e dal corso abilitante

A denunciare i criteri di ammissione al prossimo concorso riservato sono le associazioni di categoria.

COMUNICATO STAMPA

Scuola – Dopo gli entusiasmi iniziali, comincia a provocare più di qualche dissenso l‘intesa tra il Miur e le organizzazioni maggiori sindacali della scuola in materia di reclutamento e abilitazione del personale docente.

LA DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI

A denunciare i criteri di ammissione al prossimo concorso riservato sono le associazioni di categoria, perché sono esclusi i docenti non abilitati che insegnano nelle paritarie, persino, dai nuovi corsi abilitanti cui in passato si era garantito l’accesso.

L’accordo sul decreto salva-precari non piace alle organizzazioni del settore scolastico. “A non fare esattamente i salti di gioia – riporta Tuttoscuola – sono la FIDAE, la CdO Opere Educative, la CNOS Scuola, la CIOFS scuola, la FAES che fanno presente in un comunicato unitario che “a differenza di quanto previsto nell’analoga intesa stipulata l’11 giugno scorso, il nuovo accordo esclude i docenti ‘precari’ che insegnano nelle paritarie dalla partecipazione alle procedure riservate di abilitazione”.

“È una esclusione particolarmente grave – commentano congiuntamente -, dato che l’esigenza è stata esplicitamente posta più volte e non se ne comprendono le ragioni. Siccome il sistema ordinario (“concorso pubblico” con valore anche abilitante previsto dalla legge 145/2018) non viene avviato, perché le OOSS vogliono che parta prima la procedura riservata ai precari, chiediamo che a tale procedura possano partecipare anche i docenti non abilitati che insegnano nelle paritarie”.

Eppure, fanno notare le associazioni, “la norma vigente (legge 62/2000) obbliga le scuole paritarie ad utilizzare docenti abilitati, ma lo Stato, cui spetta il dovere/diritto di abilitare i docenti, non avvia i percorsi che possano permettere ai giovani laureati di conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria”.

“Chiediamo pertanto che il Miur attivi al più presto i percorsi abilitanti ordinari e che Governo e Parlamento, nell’approvare le regole dei percorsi riservati (visto che occorre un Decreto Legge e che per la Costituzione lo stesso deve essere approvato dal Consiglio dei Ministri e convertito dal Parlamento), prevedano l’accesso alle medesime anche ai docenti che lavorano nelle 2.200 scuole secondarie paritarie” -, concludono le associazioni.

LA POSIZIONE DI ANIEF

Anief ritiene legittime le richieste delle associazioni che difendono i diritti di chi opera nel settore scolastico. Prima di tutto perché se per legge, dal 2000, il sistema nazionale pubblico statale comprende anche la scuola paritaria, il servizio svolto all’interno di questi istituti non può essere da meno rispetto a quello portato avanti nelle scuole di Stato. Il riferimento normativo è la Legge n. 26, del 10 marzo 2000, dalla quale si evince che il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. Ma anche i percorsi IEPF previsti dalle Regioni e finanziati dallo Stato sono inseriti nel sistema integrato nazionale di istruzione, come ricorda l’ultimo decreto legislativo sugli istituti professionali.

In secondo luogo, continua il sindacato, i docenti delle scuole paritarie svolgono lo stesso lavoro dei colleghi che operano negli istituti statali: producendo anche titoli di studio analoghi, qual è la logica che nega l’equiparazione in toto dell’insegnamento svolto nelle due tipologie di scuole? Inoltre, vale la pena ricordare che il servizio svolto dalle scuole paritarie, a partire dalla scuola dell’infanzia, permette allo Stato di “alleggerirsi” di un carico formativo importante: poiché i docenti che vi operano, pur non accedendo da concorso, devono comunque essere in possesso di titoli di studio adeguati e necessariamente portare avanti l’insegnamento come avviene nelle statali, quale giudice potrebbe rimanere indifferente alla decisione di considerare diverso il servizio lavorativo svolto in quegli istituti e quindi di impedire ai docenti precari di partecipare ai corsi abilitanti e ai concorsi riservati?