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Fiumicino ricorda Tanina, una fiaccolata illumina Isola Sacra

8 ottobre 2019 | 06:30
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Fiumicino ricorda Tanina, una fiaccolata illumina Isola Sacra

A distanza di un anno esatto dall’omicidio, familiari, amici e cittadini ricordano la giovane donna uccisa dal suo personal trainer

Fiumicino – Nella serata di lunedì 7 ottobre 2019, Isola Sacra si è illuminata con la tiepida luce della fiaccolata in memoria di Tanina, la giovane donna, moglie e madre, che proprio un anno fa, è stata brutalmente uccisa dal suo personal trainer (leggi qui).

Il corteo è stato preceduto dalla messa che si è svolta alle ore 18, nella parrocchia Santa Paola Frassinetti. Una chiesa che ha accolto cittadini e amici accanto ai familiari, in un “abbraccio” fatto di ricordo e dolore. Il dolore di una famiglia che a fatica cerca di ritrovare un “equilibrio”, un motivo per andare avanti, nonostante tutto.

Il dolore che i figli ed il marito portano nel cuore appare sui lori volti; ma che il forte amore per Tanina lo ha trasformato nel motore che “li unisce e li fa andare avanti nella loro difficile quotidianità”, come racconta un caro amico di famiglia. Qualche minuto di apprensione per la mamma di Tanina, Maria, che a fine messa ha avuto un malore: uno svenimento sull’uscio della chiesa.

Tempestivo l’intervento dei sanitari della Misericordia di Fiumicino, che hanno prestato le cure del caso all’anziana signora, e che hanno seguito tutto il corteo fino alla fine. Presenti, tra gli altri, anche i Carabinieri, la Polizia di Stato e la Polizia Locale, che hanno scortato le persone durante la fiaccolata.

In rappresentanza delle Istituzioni, la consigliera Barbara Bonanni, Anna Maria Anselmi nella doppia veste di assessore e avvocato che, insieme al legale Cappelli MariaGrazia, segue la famiglia della vittima. “Una vicenda che ha ancora tanti lati oscuri”, commenta Anselmi.

“Ad oggi, nonostante la confessione del personal trainer, non sono del tutto chiare ne le dinamiche e ne il movente – aggiunge e continua -. Sono convinta che ci sia qualcosa di più, qualcosa che ancora non è stato detto”. “Chi sa, chi ha visto qualcosa, parli”, conclude Anselmi.

Arrivati sul luogo in cui “la mano armata del diavolo” ha abbandonato il corpo esanime della donna, in via Castagnevizza, ancora lacrime e silenzio.

Un silenzio “assordante” che ha riportato alla memoria quel “Mia moglie è sparita nel nulla, non si hanno più notizie di lei da questa mattina, vi prego aiutatemi” al momento in cui i sommozzatori hanno recuperato il cadavere. E poi un lungo applauso. Gli abbracci della gente ai familiari. Con gli occhi lucidi ancora un saluto a Tanina, guardando la sua foto stampata sugli striscioni e lasciando qualche fiore li, su quel marciapiede che affaccia sul canale e poi… gli occhi al cielo.

La vicenda

Nella serata di domenica 7 ottobre 2018, il marito di Tanina ha denunciato la scomparsa della donna, lanciando un appello sui social (leggi qui). Il giorno dopo, in via Castagnevizza, all’Isola Sacra, in un canale di bonifica, il corpo della 39enne, è stato ritrovato senza vita.

L’ipotesi della caduta accidentale è stata scartata dopo l’analisi del medico legale, spingendo gli inquirenti a seguire la pista dell’omicidio. Un sospetto confermato successivamente dall’autopsia: Maria Tanina è stata uccisa con un colpo alla nuca.

I medici del Gemelli hanno infatti confermano che la morte della donna è sopraggiunta a seguito dello sfondamento del cranio dalla parte della nuca, con un oggetto contundente.

Il fatto che sia un oggetto compatibile con un bilanciere da body building o qualcosa di molto pesante, ha condotto le indagini nella palestra che la vittima frequentava (leggi qui). Non solo: dall’autopsia emerge anche un tentativo di soffocamento, il che farebbe pensare ad una colluttazione.

Dopo l’omicidio l’assassino, probabilmente a notte fonda, si è disfatto del cadavere facendolo rotolare nel canale di via Castagnevizza dalla cima della sponda.

Il personal trainer, un ex agente di polizia di 56 anni, nei giorni successivi al ritrovamento di Tanina, è stato ascoltato più volte dai carabinieri del Gruppo Ostia su disposizione della Procura di Civitavecchia.

L’attenzione degli investigatori si è poi concentrata sulla palestra, dove Maria sarebbe stata il giorno della sua scomparsa proprio per una lezione con il personal trainer.

Una mano “armata dal diavolo”

Appena due mesi fa, presso il tribunale di Civitavecchia, si è svolta l’udienza preliminare del processo a carico di Andrea De Filippis. Su di lui pendono accuse pesanti: omicidio volontario con le aggravanti dei futili motivi, occultamento di cadavere, crudeltà e sevizie.

Da subito le indagini puntarono sul personal trainer della donna (leggi qui). E dopo diversi sopralluoghi effettuati dalle forze dell’ordine nella palestra frequentata da entrambi (leggi qui), De Filippis confessò di averla uccisa (leggi qui).

In aula, davanti al marito e ai genitori di Tanina, ha reso una dichiarazione spontanea: “Chiedo scusa. Quel giorno la mia mano è stata armata dal diavolo“.

“Il mio assistito, che è per la non-violenza, nonché un devoto del Dalai Lama, non riconosce se stesso in quel gesto omicida”, ha spiegato l’avvocato di De Filippis, Cristian Milita, a ilfaroonline.it. “Quando inizialmente ha chiesto perdono – dice a ilfaroonlie.it l’avvocato Anna Maria Anselmi, legale della famiglia di Tanina -, De Filippis mi è sembrato davvero pentito. Ma quando ha aggiunto quelle frasi denigratorie nei confronti di quella ragazza uccisa ho avuto come l’impressione che quel pentimento non fosse sincero“.

L’udienza preliminare, prosegue Anselmi, per “i familiari di Tanina è stata una grande prova. Stanno malissimo, sono molto provati. Trovarsi davanti l’uomo che ha ucciso la loro figlia, la loro madre, è stato doloroso”.

In attesa della prima udienza del processo, fissata al 28 gennaio 2020, De Filippis resta rinchiuso nel carcere di Velletri, dove è stato spostato su richiesta dell’avvocato Milita poiché minacciato verbalmente in quello di Civitavecchia, dove era stato inizialmente portato, e poi aggredito fisicamente mentre si trovava a Rebibbia. Aggressioni dovute probabilmente al fatto che il personal trainer è un ex poliziotto.

(Il Faro online)