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Ostia: “Stop al nuovo Ponte della Scafa, è uno sfregio per l’ambiente”

30 ottobre 2019 | 10:09
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Ostia: “Stop al nuovo Ponte della Scafa, è uno sfregio per l’ambiente”

L’associazione di urbanistica Amici del Lungomare chiede a Soprintendenza e Ministero dell’Ambiente di negare il nulla osta archeologico per il nuovo ponte della Scafa

Ostia – I toni sono perentori: “il nuovo Ponte della Scafa è un intervento in totale spregio dell’ambiente che impone un pesante consumo del territorio assai pregiato“. A usarli è l’architetto Bruno Spinozzi, coordinatore dell’associazione “Amici del lungomare“, che ha scritto alla Soprintendenza archeologica e al Ministro dell’Ambiente affinchè neghino il nulla osta per la realizzazione del viadotto.

Eh già perchè il cantiere che è stato aperto sulla sponda ostiense di Fiumara Grande è solo legato all’esecuzione dei saggi archeologici. Infatti, si apprende, la Soprintendenza archeologica di Ostia non ha ancora sciolto le sue riserve e non ha ancora rilasciato il parere favorevole per l’esecuzione dell’opera. Che, a detta di Spinozzi, avrà un impatto sconvolgente sul territorio. Il coordinatore, nella sua lettera, evidenza i dati salienti del progetto che, a suo dire, “altera le condizioni di ambiente e di decoro del complesso del Parco Archeologico di cui è ben nota l’importanza storica e archeologica“, quindi contravvengono al decreto 46390 del 7 marzo 1959.

Il nuovo Ponte della Scafa ha una lunghezza totale di 285 metri e raggiunge una quota di 18,028 metri sul fiume: è alto, insomma, quanto un palazzo di sei piani. I due grandi viadotti di immissione (lunghi 230 metri) sono sostenuti da “12 file abbinate di possenti pile in cemento armato ciascuna di dimensioni enormi: larghezza mt 2,00, lunghezza mt 7,3 e con altezza variabile da mt 5,14 a mt 13,02“. Inoltre “le 6 pile necessarie per sostenere il viadotto secondario di raccordo tra le nuove carreggiate e via di Chiaraluce hanno larghezza di mt 2,00, lunghezza di di mt 5,00 e altezza variabile da mt 5,79 a 13,77“. Insomma, un vero muro tra l’area archeologica e la città moderna.

E le pile disposte per assecondare la curvatura del tracciato progettuale “vengono a comporre un ventaglio alto, massiccio e in qualche punto impenetrabile che inevitabilmente ostacolerà la visione delle emergenze contermini del Parco Archeologico di Ostia“.

I tracciati della nuova viabilità secondo il progetto

Svanisce del tutto il rapporto del Parco Archeologico con il territorio formatosi oltre Porta Marina nonchè quello millenario che lega l’accesso della foce con Ostia Antica, porto sentinella di Roma” lamenta Spinozzi.

L’esposto si chiude con l’appello alla Soprintendente Mariarosaria Barbera e al ministro Sergio Costa e una espressa richiesta: “è nostra convinzione che possa esprimere un severo giudizio sul progetto dell’opera che porti al suo respingimento“. Questo “nel solo interesse del bene pubblico”.

E’ bene ricordare che la presa di posizione dell’associazione “Amici del lungomare” ribadisce ciò che già l’associazione di urbanistica “Labur” sostiene da anni e ha cercato di affermare anche attraverso ricorsi giurisdizionali. Peraltro è noto, in seguito alla scoperta avvenuta meno di dieci anni fa, che di fronte a Tor Boacciana, a una distanza di circa venti metri, si trovano i resti delle banchine in marmo del porto di Ostia: il faro di quel porto è costituito dalla base della stessa torre. Infine, è stato stabilito che l’attuale Ponte della Scafa non sarà demolito ma sarà impiegato per la viabilità locale.