Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”

2 novembre 2019 | 21:45
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Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”
Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”
Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”
Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”
Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”
Messa del Papa nelle catacombe di Roma: “Il posto del cristiano è nelle mani di Dio”

La preghiera del Pontefice per tutti i defunti e per i cristiani perseguitati ancora oggi nel mondo, poi il monito ai credenti: “Se non si vivono le Beatitudini si è cristiani finti”

di FABIO BERETTA

Roma – “Il posto del cristiano è un po’ dappertutto, noi non abbiamo un posto privilegiato nella vita. Alcuni vogliono averlo, sono cristiani ‘qualificati’. Ma questi corrono il rischio di rimanere con il ‘qualificati’ e far cadere il ‘cristiano’. Ma il posto del cristiano è nelle mani di Dio, dove Lui vuole”.

Nel giorno in cui tutta la Chiesa ricorda e prega per i defunti, Papa Francesco lascia il Vaticano per celebrare messa nelle catacombe di Priscilla, sulla via Salaria. Per la prima volta in vita sua, il Pontefice argentino entra in una catacomba. “Per me è una sorpresa”, dice.

In questo luogo, che i primi cristiani usavano per nascondersi dalle persecuzioni, il pensiero di Bergoglio va alle “catacombe di oggi”: “Possiamo pensare alla vita di quella gente che doveva nascondersi, che aveva questa cultura di seppellire i morti e celebrare l’Eucaristia qui dentro. È un momento della storia brutto, ma che non è stato superato: anche oggi ce ne sono“.

Tante catacombe in altri Paesi, dove perfino devono fare finta di fare una festa o un compleanno per celebrare l’Eucaristia, perché in quel posto è vietato farlo. Anche oggi ci sono cristiani perseguitati, più che nei primi secoli”, prosegue Francesco.

E su questi tre aspetti – le catacombe, la persecuzione, i cristiani – che si incentra l’omelia del Papa, che si riassume in tre parole: l’identità, il posto e la speranza.

Oggi ricordiamo coloro che hanno camminato prima di noi, nella speranza di incontrarci, di arrivare dove c’è l’amore che ci ha creati e ci aspetta: l’amore del Padre. #FedeliDefunti

— Papa Francesco (@Pontifex_it) November 2, 2019

L’identità del cristiano

L’identità di questa gente che si radunava qui per celebrare l’Eucaristia e per lodare il Signore, è la stessa dei nostri fratelli di oggi in tanti, tanti Paesi dove essere cristiano è un crimine, è vietato, non hanno diritti”, ribadisce il Papa.

“L’identità è questa che abbiamo sentito: sono le Beatitudini. L’identità del cristiano è questa: le Beatitudini. Non ce n’è un’altra. Se tu fai questo, se vivi così, sei cristiano”.

E aggiunge: “No, ma guarda, io appartengo a quell’associazione, a quell’altra…, sono di questo movimento…”. “Sì, sì, tutte cose belle; ma queste sono fantasia davanti a questa realtà. La tua carta d’identità è questa (indica il Vangelo, ndr.), e se tu non hai questa, non servono a nulla i movimenti o le altre appartenenze. O tu vivi così, o non sei cristiano”.

“Sì, ma non è facile, non so come vivere così…”, prosegue. E spiega: “C’è un altro brano del Vangelo che ci aiuta a capire meglio questo, e quel passo del Vangelo sarà anche il ‘grande protocollo’ secondo il quale saremo giudicati. È Matteo 25. Con questi due passi del Vangelo, le Beatitudini e il grande protocollo, noi faremo vedere, vivendo, la nostra identità di cristiani. Senza questo non c’è identità. C’è la finzione di essere cristiani, ma non l’identità“.

Il posto del cristiano

Poi pone l’accento sulla seconda parola, il posto. “Quella gente che veniva qui per nascondersi, per essere al sicuro, anche per seppellire i morti“. Il pensiero di Francesco va ancora una volta ai cristiani perseguitati. Ricorda “quella suora in Albania che era in un campo di rieducazione, al tempo comunista”, quando era vietato ai sacerdoti dare i sacramenti.

“Questa suora, lì, battezzava di nascosto. La gente, i cristiani sapevano che questa suora battezzava e le mamme si avvicinavano con il bambino; ma questa non aveva un bicchiere, qualcosa per mettere l’acqua… Lo faceva con le scarpe: prendeva dal fiume l’acqua e battezzava con le scarpe”.

E ammonisce: “Il posto del cristiano è un po’ dappertutto, noi non abbiamo un posto privilegiato nella vita. Alcuni vogliono averlo, sono cristiani ‘qualificati’. Ma questi corrono il rischio di rimanere con il ‘qualificati’ e far cadere il ‘cristiano’. Il posto del cristiano è nelle mani di Dio, dove Lui vuole”.

Le mani di Dio, che sono piagate, che sono le mani del suo Figlio che ha voluto portare con sé le piaghe per farle vedere al Padre e intercedere per noi. Il posto del cristiano è nell’intercessione di Gesù davanti al Padre. Nelle mani di Dio. E lì siamo sicuri, succeda quel che succeda, anche la croce.

La nostra identità (indica di nuovo il Vangelo, ndr.) dice che saremo beati se ci perseguitano, se dicono ogni cosa contro di noi; ma se siamo nelle mani di Dio piagate di amore, siamo sicuri. Questo è il nostro post”.

Poi, una serie di interrogativi: “E oggi possiamo domandarci: ma io, dove mi sento più sicuro? Nelle mani di Dio o con altre cose, con altre sicurezze che noi ‘affittiamo’ ma che alla fine cadranno, che non hanno consistenza?”.

La speranza del cristiano

“Questi cristiani, con questa carta d’identità, che vivevano e vivono nelle mani di Dio, sono uomini e donne di speranza. E questa è la terza parola che mi viene oggi: speranza”, prosegue il Pontefice.

Bergoglio fa riferimento alla seconda Lettura odierna, dove si fa riferimento al Paradiso, ovvero “quella visione finale dove tutto è ri-fatto, dove tutto è ri-creato, quella Patria dove tutti noi andremo”.

“Per entrare lì – sottolinea – non ci vogliono cose strane, non ci vogliono atteggiamenti un po’ sofisticati: ci vuole soltanto di far vedere la carta d’identità: ‘È a posto, vai avanti’. La nostra speranza è in Cielo, la nostra speranza è ancorata lì e noi, con la corda in mano, ci sosteniamo guardando quella riva del fiume che dobbiamo attraversare”.

E conclude: “L’ancora è là, nell’altra riva, ma dobbiamo restare ben aggrappati alla corda. Questo è importante, sempre aggrappati alla corda! Tante volte vedremo soltanto la corda, neppure l’ancora, neppure l’altra riva; ma tu, aggrappati alla corda che arriverai sicuro”.

Poi il rientro in Vaticano, dove, prima di ritirarsi nei suoi appartamenti a Santa Marta, Papa Francesco è sceso nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera silenziosa, in privato, sulle tombe dei suoi predecessori.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media