“È meschina una vita tutta presa dal denaro, impariamo da Gesù ad amare gratuitamente”

3 novembre 2019 | 12:15
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“È meschina una vita tutta presa dal denaro, impariamo da Gesù ad amare gratuitamente”

All’Angelus la preghiera del Pontefice per i cristiani, vittime di violenza, della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia: “Preghiamo per tutte le vittime di violenza in quella terra”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – L’incontro con Cristo porta a “un netto cambiamento di mentalità: in un attimo” ci si rende conto di quanto sia “meschina una vita tutta presa dal denaro”. Da Gesù impariamo “che è possibile amare gratuitamente. Incontrando l’Amore, scoprendo di essere amati nonostante i peccati, si diventa capaci di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione”.

E’ il monito di Papa Francesco a tutti i credenti, un monito che arriva durante la tradizionale preghiera dell’Angelus domenica. Affacciandosi su una piazza San Pietro sferzata dal vento, ma gremita di fedeli, il Pontefice ripercorre la storia di Zaccheo (cfr Lc 19,1-10), il capo dei “pubblicani”, cioè di quei giudei che riscuotevano le tasse per conto dell’impero romano.

Egli era ricco non grazie a un onesto guadagno, ma perché chiedeva la “tangente”, e questo aumentava il disprezzo verso di lui.

Lo sguardo misericordioso di Dio

Zaccheo, come si legge nel Vangelo, “cercava di vedere chi era Gesù“. “Non voleva incontrarlo – spiega il Santo Padre -, ma era curioso: voleva vedere quel personaggio di cui aveva sentito dire cose straordinarie. Ed essendo basso di statura, ‘per riuscire a vederlo’, sale su un albero“.

Francesco pone quindi l’accento su quello che fa Gesù: “Quando arriva lì vicino, alza lo sguardo e lo vede. Questo è importante: il primo sguardo non è di Zaccheo, ma di Gesù, che tra tanti volti che lo circondano da vicino, cerca proprio quello”.

Lo sguardo misericordioso del Signore ci raggiunge prima che noi stessi ci rendiamo conto di averne bisogno per essere salvati.

E con questo sguardo del divino Maestro – fa notare Bergoglio – comincia il miracolo della conversione del peccatore di Gerico. Infatti Gesù lo chiama per nome. Non lo rimprovera, non gli fa una ‘predica’; gli dice che deve andare da lui”.

Usa il verbo “dovere”,”perché è la volontà del Padre. Nonostante le mormorazioni della gente, Gesù sceglie di fermarsi a casa di quel pubblico peccatore”.

Anche noi saremmo rimasti scandalizzati da questo comportamento di Gesù. Ma il disprezzo e la chiusura verso il peccatore non fanno che isolarlo e indurirlo nel male che compie contro sé stesso e contro la comunità.

E spiega: “Dio condanna il peccato, ma cerca di salvare il peccatore, lo va a cercare per riportarlo sulla retta via. Chi non si è mai sentito cercato dalla misericordia di Dio, fa fatica a cogliere la straordinaria grandezza dei gesti e delle parole con cui Gesù si accosta a Zaccheo”.

Un incontro che cambia la vita

L’accoglienza e l’attenzione di Gesù nei suoi confronti, portano Zaccheo “a un netto cambiamento di mentalità: in un attimo si rende conto di quanto è meschina una vita tutta presa dal denaro, a costo di rubare agli altri e di ricevere il loro disprezzo”.

Avere il Signore lì, a casa sua, gli fa vedere tutto con occhi diversi, anche con un po’ della tenerezza con cui Gesù ha guardato lui.

Questo incontro “cambia anche il suo modo di vedere e di usare il denaro: al gesto dell’arraffare si sostituisce quello del donare. Infatti, decide di dare la metà di ciò che possiede ai poveri e di restituire il quadruplo a quanti ha derubato”.

In altre parole, “Zaccheo scopre da Gesù che è possibile amare gratuitamente: finora era avaro, adesso diventa generoso; aveva il gusto di ammassare, ora gioisce nel distribuire”.

Incontrando l’Amore, scoprendo di essere amato nonostante i suoi peccati, diventa capace di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione.

E conclude: “La Vergine Maria ci ottenga la grazia di sentire sempre su di noi lo sguardo misericordioso di Gesù, per andare incontro con misericordia a quelli che hanno sbagliato, perché anche loro possano accogliere Gesù, il quale ‘è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto'”.

La preghiera per l’Etiopia…

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va all’Africa: “Sono addolorato per le violenze di cui sono vittime i cristiani della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia“.

E aggiunge: “Esprimo la mia vicinanza a questa amata Chiesa e al suo Patriarca, il caro fratello Abuna Matthias, e vi chiedo di pregare per tutte le vittime di violenza in quella terra“. Quindi, prega l’Ave Maria con tutti i fedeli presenti in piazza.

… e la Capitanata

Il Papa ringrazia poi il Comune e la Diocesi di San Severo, in Puglia, per la firma del protocollo d’intesa avvenuta lunedì scorso 28 ottobre, che permetterà ai braccianti dei cosiddetti “ghetti della Capitanata”, nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie e l’iscrizione all’anagrafe comunale. “La possibilità di avere i documenti d’identità e di residenza offrirà loro nuova dignità e consentirà di uscire da una condizione di irregolarità e sfruttamento”, conclude Bergoglio.

Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”.

(Il Faro online)