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Fregene, l’Oasi Bosco Foce dell’Arrone tra incuria e abbandono

5 novembre 2019 | 10:43
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Fregene, l’Oasi Bosco Foce dell’Arrone tra incuria e abbandono

Un cancello sprangato, vegetazione incolta e rifiuti abbandonati oltre la recinzione: quella che doveva essere un’oasi assomiglia sempre più a un inquietante miraggio

Fiumicino – Cancello sprangato con catena e lucchetto, insegna pericolante, vegetazione incolta e rifiuti abbandonati oltre la recinzione: è così che si presenta agli occhi dei residenti l’Oasi Bosco Foce dell’Arrone, tra la Torre di Maccarese e Fregene Nord.

Eppure l’area è individuata come “macchia mediterranea ad alta valenza ambientale”, perché l’oasi, di 40 ettari circa, conserva una delle zone costiere tirreniche più intatte, con uno degli ultimi esempi di bosco igrofilo costiero.

Una vera e propria rarità, quindi, da proteggere, tutelare, conservare. Per questo, infatti, nel 2011, l’area era entrata a far parte del sistema Oasi del Wwf, grazie ad una raccolta fondi e alla Maccarese Spa, aggiungendosi alle restanti aree naturali protette, la riserva di Macchiagrande e quella delle Vasche di Maccarese, situate nel comune di Fiumicino e all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.

Le foto e le segnalazioni dei residenti, però, restituiscono una immagine dell’oasi non proprio confortante: l’area che confina con la pista ciclabile, al Villaggio dei Pescatori, si sta trasformando in una discarica a cielo aperto. Al di là della recinzione rifiuti di ogni genere, frutto di un vero e proprio “lancio del sacchetto” oltre la rete. Ma anche sfalci e potature gettate nell’oasi, invece che conferite regolarmente.

Nessuna linea tagliafuoco a difesa dell’area protetta, con le erbe infestanti che crescono ovunque, anche sull’adiacente pista ciclabile, aumentando il senso di incuria e degrado.

E la situazione non migliora neppure nella zona di ingresso, alla Torre di Maccarese: l’erba è così alta da aver nascosto il sentiero di accesso, la vegetazione ha avvolto il cancello e alcuni cartelli, che le intemperie hanno reso illeggibili.

Spazzatura ovunque e escrementi di cane appesi alla recinzione nei loro sacchetti. E al degrado si aggiunge anche il rischio sanitario, perchè, proprio nelle vicinanze del depuratore di zona, i liquami si sversano fuori dai tombini.

E quella che doveva essere un’oasi assomiglia sempre più a un inquietante miraggio, dove al posto di una natura rigogliosa troviamo degrado e abbandono. Qualcuno se ne faccia carico.

(Il Faro on line)