Il Papa al Laterano: “Nessuno è condannato ad essere per sempre separato da Dio”

9 novembre 2019 | 18:46
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Il Papa al Laterano: “Nessuno è condannato ad essere per sempre separato da Dio”
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Il Papa al Laterano: “Nessuno è condannato ad essere per sempre separato da Dio”

Messa nella Cattedrale di Roma in occasione dell’anniversario della dedicazione della basilica di San Giovanni, il Pontefice ai cristiani della Capitale: “Portate una parola di vita e di speranza capace di fecondare i deserti dei cuori”

di FABIO BERETTA

Roma – “Nessuno, per quanto sia ferito dal male, è condannato su questa terra ad essere per sempre separato da Dio. In maniera spesso misteriosa ma reale il Signore apre nei cuori nuovi spiragli, desideri di verità, di bene e di bellezza, che fanno spazio all’evangelizzazione”.

Nel giorno in cui tutta la Chiesa celebra l’anniversario della dedicazione della basilica lateranense, il più antico tempio cristiano del mondo (voluto dall’imperatore Costantino dopo la vittoria su Massenzio), Papa Francesco lascia il Vaticano per celebrare la messa proprio nella Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano.

Al suo arrivo, prima dell’ingresso nella chiesa del Laterano, per la celebrazione della Santa Messa, il Papa sosta brevemente sul Sagrato presso la lapide commemorativa in onore delle vittime della povertà, dando così inizio ufficialmente alla terza Giornata Mondiale dei Poveri che si articolerà in diversi momenti che culmineranno nella celebrazione della Santa Messa di domenica 17 novembre nella basilica di San Pietro.

Il Pontefice indossa, per la prima volta, una casula cucita dalle suore di un monastero romano il cui decoro riprende la croce dell’abside lateranense, con il battesimo di san Giovanni Battista, la Fenice, la palma con i datteri.

I lettori proclamano la Parola di Dio da un nuovo ambone, realizzato in marmo, riutilizzando un antico pluteo della basilica costantiniana, ha la forma tipica dell’ambone romano; nel prospetto laterale sono riprodotti lo stemma del Santo Padre e quello del cardinale vicario. Per l’ambone, firmato da Arte Poli di Verona, è stato utilizzato lo stesso stile già presente nell’altare e nella cattedra papale.

Durante la celebrazione è esposto, per la prima volta, anche un nuovo crocifisso pensile in lamina dorata, che riprende quello di Nicola di Guardiagrele del 1451. Durante la liturgia anche preghiere rinnovate e una musica di nuova composizione per i testi cantati della Messa.

I brani vengono eseguiti da un coro composto da seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dell’Almo Collegio Capranica e del Collegio Diocesano Redemptoris Mater, diretti dal maestro Nikolay Bogatzky, organista Giandomenico Piermarini. Ad assistere alla funzione, tra gli altri, anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Durante l’omelia, Papa Francesco esorta la diocesi a vivere una nuova stagione di evangelizzazione, cogliendo la presenza di Dio in ogni angolo della città di Roma.

Fecondare i deserti dei cuori

Il Papa riflette su tre versetti affinché possano essere “oggetto di meditazione e di preghiera“. Il è indirizzato a tutti, a tutta la comunità diocesana di Roma, ed è tratto dal Salmo responsoriale: “Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio”.

Per Bergolio, infatti, i cristiani della Capitale “sono come il fiume che scaturisce dal tempio: portano una Parola di vita e di speranza capace di fecondare i deserti dei cuori”. “L’importante – avverte – è che il corso d’acqua esca dal tempio e si diriga verso terre dall’aspetto ostile“.

Infatti, “la città non può che rallegrarsi quando vede i cristiani diventare annunciatori gioiosi, determinati a condividere con gli altri i tesori della Parola di Dio e a darsi da fare per il bene comune”. Da qui l’invito a tenere orecchio teso per ascoltare il grido dei poveri.

Che la Madre Chiesa di Roma possa sperimentare la consolazione di vedere ancora una volta l’obbedienza e il coraggio dei suoi figli, pieni di entusiasmo per questa nuova stagione di evangelizzazione. Incontrare gli altri, entrare in dialogo con loro, ascoltarli con umiltà, gratuità e povertà di cuore… Vi invito a vivere tutto questo non come uno sforzo gravoso, ma con una leggerezza spirituale: invece di farsi prendere da ansie di prestazione, è più importante allargare la percezione per cogliere la presenza e l’azione di Dio nella città. È una contemplazione che nasce dall’amore.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media

La missione dei parroci

Poi si rivolge ai parroci di Roma, ai quali il Pontefice dedica un versetto della Prima Lettera ai Corinzi: “Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo”.

“Questo è il vostro compito – sottolinea il Papa -, il cuore del vostro ministero: aiutare la comunità a stare sempre ai piedi del Signore per ascoltarne la Parola; tenerla lontana da ogni mondanità, dai cattivi compromessi; custodire il fondamento e la radice santa dell’edificio spirituale; difenderla dai lupi rapaci, da chi vorrebbe farla deviare dalla via del Vangelo”.

E avverte: “Siate ben consapevoli che qualsiasi altra idea o realtà volessimo porre a fondamento della Chiesa al posto del Vangelo, potrebbe forse garantirci più successo, magari gratificazioni immediate, ma comporterebbe inevitabilmente il crollo di tutto l’edificio spirituale!“.

E confida: “Da quando sono Vescovo di Roma ho conosciuto più da vicino molti di voi: ho ammirato la fede e l’amore per il Signore, la vicinanza alle persone e la generosità nella cura dei poveri. Conoscete i quartieri della città come nessun’altro e custodite nel cuore i volti, i sorrisi e le lacrime di tanta gente. Avete messo da parte contrapposizioni ideologiche e protagonismi personali per fare spazio a quello che Dio vi chiede“.

Il realismo di chi ha i piedi per terra e sa “come vanno le cose di questo mondo” non vi ha impedito di volare in alto con il Signore e di sognare in grande. Dio vi benedica. Che sia la gioia dell’intimità con Lui la ricompensa più vera per tutto il bene che fate quotidianamente.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media

Al servizio del Vangelo

Il terzo versetto è per i membri delle equipe pastorali, raccolti in preghiera nella basilica lateranense per avere dal Papa, il Vescovo di Roma, un particolare mandato. “Non potevo che sceglierlo dal Vangelo (il Pontefice fa riferimento all’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio, ndr), dove Gesù si comporta in maniera divinamente provocatoria. Per poter scuotere l’ottusità degli uomini e indurli a cambiamenti radicali, talvolta Dio sceglie di agire in maniera forte, per operare una rottura nella situazione”.

E spiega: “Gesù con la sua azione vuole produrre un cambio di passo, un’inversione di rotta. Lo stesso stile hanno avuto molti santi: certi loro comportamenti, incomprensibili per una logica umana, erano frutto di intuizioni suscitate dallo Spirito e intendevano provocare i loro contemporanei”.

Francesco pone quindi l’accento sul luogo: “I venditori si trovavano nel cortile dei pagani, il luogo accessibile ai non ebrei. Proprio questo cortile era stato trasformato in un mercato. Ma Dio vuole che il suo tempio sia casa di preghiera per tutti i popoli. Di qui la decisione di Gesù di rovesciare i tavoli dei cambiavalute e di scacciare gli animali. Questa purificazione del santuario era necessaria perché Israele riscoprisse la sua vocazione: essere luce per tutte le genti, un piccolo popolo scelto per servire alla salvezza che Dio vuole dare a tutti“.

Ma il versetto che Bergoglio vuole consegnare alle equipe pastorali è un altro: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”.

“Vi è affidato il compito di aiutare le vostre comunità e gli operatori pastorali a raggiungere tutti gli abitanti della città, individuando vie nuove per incontrare chi è lontano dalla fede e dalla Chiesa”, spiega il Papa.

Che ammonisce: “Ma, nel fare questo servizio, portate dentro questa consapevolezza, questa fiducia: non c’è cuore umano in cui il Cristo non voglia e non possa rinascere. Nelle nostre esistenze di peccatori spesso ci capita di allontanarci dal Signore e di spegnere lo Spirito. Distruggiamo il tempio di Dio che è ciascuno di noi. Eppure questa non è mai una situazione definitiva: al Signore bastano tre giorni per ricostruire il suo tempio dentro di noi!“.

Nessuno, per quanto sia ferito dal male, è condannato su questa terra ad essere per sempre separato da Dio. In maniera spesso misteriosa ma reale il Signore apre nei cuori nuovi spiragli, desideri di verità, di bene e di bellezza, che fanno spazio all’evangelizzazione.

E conclude: “A volte si possono incontrare diffidenze e ostilità: non bisogna lasciarsi bloccare, ma custodire la convinzione che a Dio bastano tre giorni per risuscitare suo Figlio nel cuore dell’uomo. È la storia anche di alcuni di noi: conversioni profonde frutto dell’azione imprevedibile della grazia!”.

Al termine del rito, un regalo speciale per Papa Francesco e per i sacerdoti della diocesi: il libro che raccoglie le catechesi sull’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, che hanno accompagnato il cammino della diocesi di Roma lo scorso anno pastorale.

Si chiama “La santità è il volto più bello della Chiesa”, è edito da Lev e oggi pomeriggio il cardinale vicario Angelo De Donatis lo consegna al Santo Padre, in occasione della Messa nella festa della dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano, durante la quale i membri delle equipe pastorali ricevono il mandato dal Pontefice.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media