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11 novembre, l’estate di San Martino nella più bella poesia di Giosuè Carducci

11 novembre 2019 | 05:30
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11 novembre, l’estate di San Martino nella più bella poesia di Giosuè Carducci

Il racconto della celebre “estate” nella poesia “San Martino”, composta da Giosuè Carducci nella seconda metà del 1800

Vino in fermentazione, la nebbia che lascia il posto ai caldi raggi del sole, stormi di uccelli che volano al tramonto. E’ l’estate di San Martino racconta nella celebre poesia di Giosuè Carducci.

Il testo fa parte della raccolta “Rime nuove del 1887”, che raccoglie liriche scritte dal 1861 al 1887. La poesia, con il titolo San Martino (in maremma pisana), fu pubblicata per la prima volta nel supplemento natalizio de “Illustrazione Italiana” del dicembre 1883. È inserita nel volume III dell’edizione nazionale delle Opere.

Due liriche di Ippolito Nievo, composte nello stesso metro di quella del Carducci e pubblicate venticinque anni prima nel 1858, contengono alcune parole e immagini (pensier, rosseggiar, vespro, mar, nebbie, colli, sàle) presenti anche in San Martino. Ciò ha indotto un critico ad avanzare l’ipotesi che Carducci, che aveva viaggiato in Toscana dal 17 al 26 settembre 1883 diretto a Roma e che era tornato a Bologna alla fine di ottobre, si sia ispirato proprio alle poesie di Nievo, trasfigurandole secondo la sua sensibilità.

San Martino

La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Secondo la studiosa Carla Chiummo, la poesia carducciana ha ispirato le opere di Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio. Un’eco del componimento si ritrova nella poesia Novembre di Pascoli, originariamente intitolata San Martino come l’omonima poesia del Carducci.

La particolare sonorità della poesia, che può generare una cantilena, ha spinto l’intrattenitore Fiorello a ideare una canzone col testo di San Martino, ripetendo la prima strofa dopo ogni singola altra come un ritornello e invertendo terza e quarta strofa.

(Il Faro online)