“Atti sacrileghi”: in cento, tra intellettuali e preti, firmano un documento contro Papa Francesco

12 novembre 2019 | 16:43
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“Atti sacrileghi”: in cento, tra intellettuali e preti, firmano un documento contro Papa Francesco

Nel documento, definito di “protesta”, si elencano in particolare sei “atti sacrileghi”, tutti legati a quella che definiscono come “l’adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama”

Città del Vaticano – “Noi sottoscritti chierici, studiosi e intellettuali cattolici, protestiamo e condanniamo gli atti sacrileghi e superstiziosi commessi da Papa Francesco, il Successore di Pietro, durante il recente Sinodo sull’Amazzonia tenutosi a Roma” (leggi qui).

Inizia così il documento, redatto in sette lingue e firmato da un centinaio di studiosi, religiosi e laici – tra i quali il moralista John McCarthy, il teologo Brian Harrison, lo storico Roberto De Mattei, il giurista Paolo Pasqualucci, il medievalista Claudio Pierantoni, il patrologo John Rist, il filosofo Josef Seifert, lo storico Henry Sire, la principessa Glorias Thurn und Taxis e John Henry Westen fondatore del sito LifeSiteNews – ‘oltranzisti’ cattolici, per i quali il Pontefice si è macchiato di “gravi peccati” e anche chi dentro la Chiesa lo seguirà rischia “la dannazione eterna”.

Nel documento, definito di “protesta”, i firmatari – che citano a conforto delle loro tesi, fra gli altri, i cardinali Wlater Brandmueller, Gerhard Mueller, Raymond Burke, Jorge Urosa Savino, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò e i vescovi Athanasius Schneider, José Luis Azcona Hermoso, Rudolf Voderholzer e Marian Eleganti – elencano in particolare sei “atti sacrileghi”, tutti legati a quella che definiscono come “l’adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama”, la statuetta che ignoti sottrassero durante il Sinodo sull’Amazzonia dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina a due passi dalla basilica di San Pietro in Vaticano e gettarono nel fiume Tevere.

“Il 4 ottobre – scrivono – Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama. Ha permesso che questo culto avesse luogo nei Giardini Vaticani, profanando così la vicinanza delle tombe dei martiri e della chiesa dell’Apostolo Pietro. Ha partecipato a questo atto di adorazione idolatrica benedicendo un’immagine lignea della Pachamama”.

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Prosegue il documento nelle sue accuse a Jorge Mario Bergoglio: “Il 7 ottobre, l’idolo della Pachamama è stato posto di fronte all’altare maggiore di San Pietro e poi portato in processione nella Sala del Sinodo. Papa Francesco ha recitato preghiere durante una cerimonia che ha coinvolto questa immagine e poi si è unito a questa processione. Quando le immagini in legno di questa divinità pagana sono state rimosse dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina (va precisato che le statue non furono semplicemente “rimosse”, bensì rubate dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina da alcuni cattolici, ndr), dove erano state collocate sacrilegamente, e gettate nel Tevere da alcuni cattolici oltraggiati da questa profanazione della chiesa, Papa Francesco, il 25 ottobre, si è scusato per la loro rimozione e una nuova immagine di legno della Pachamama è stata restituita alla chiesa. In tal modo è incominciata un’ulteriore profanazione”.

E ancora: “Il 27 ottobre, nella Messa conclusiva del Sinodo, ha ricevuto una ciotola usata nel culto idolatrico della Pachamama e l’ha collocata sull’altare. Lo stesso Papa Francesco ha confermato che queste immagini in legno sono idoli pagani. Nelle sue scuse per la rimozione di questi idoli da una chiesa cattolica, li ha chiamati specificamente Pachamama, nome di una falsa dea della madre terra secondo una credenza religiosa pagana del Sud America”.

I firmatari ricordano che “svariate caratteristiche di queste cerimonie sono state condannate come idolatriche o sacrileghe dal cardinale Walter Brandmueller, dal cardinale Gerhard Mueller, dal cardinale Jorge Urosa Savino, dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, dal vescovo Athanasius Schneider, dal vescovo José Luis Azcona Hermoso, dal vescovo Rudolf Voderholzer e dal vescovo Marian Eleganti. Infine, anche il cardinale Raymond Burke ha dato la stessa interpretazione in un’intervista”.

Non solo l’azione di “idolatria della dea pagana Pachamama”: nell’atto di accusa. I cento firmatari del documento anti-Bergoglio inseriscono anche la firma e l’interpretazione del ‘Documento sulla Fraternità Umana’ che il Pontefice ha siglato il 4 febbraio scorso con il Grande Imam della moschea di Al-Azhar, considerato la massima autorità teologica islamica (leggi qui).

“Questa dichiarazione affermava che ‘il pluralismo e la diversità di religioni, colore, sesso, razza e linguaggio sono voluti da Dio nella Sua saggezza, attraverso la quale ha creato gli esseri umani. Questa saggezza divina è la fonte da cui discende il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi’. Il coinvolgimento di Papa Francesco nelle cerimonie idolatriche indica che egli intendeva dare a questa affermazione un senso eterodosso, il quale consente che l’adorazione pagana di idoli venga considerata un bene voluto da Dio in senso positivo”. Ma, sottolineano i firmatari del documento anti-Papa Francesco, “l’autorizzazione ad adorare chiunque o qualsiasi cosa diversa dall’unico vero Dio, la Santissima Trinità, è una violazione del Primo Comandamento“.

Su questo ultimo punto è bene ricordare le parole dello stesso Bergoglio durante la conferenza stampa aerea di ritorno dal suo viaggio da Abu Dhabi aveva precisato: “Per me c’è un solo pericolo in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio fra noi. E se noi credenti non siamo capaci di abbracciarci, baciarci, darci la mano e pregare, la nostra fede sarà sconfitta”.

“Dal punto di vista dei cattolici, il Documento non si discosta di un millimetro dal Concilio Vaticano II, che vi è anche citato in più passi. Il Documento è fatto nello spirito del Vaticano II”, rispondeva alle possibili critiche da parte dei cattolici che lo avevano accusato di farsi strumentalizzare dai musulmani. “Ma non solo dai musulmani! – aveva replicato ridendo -. Mi accusano di farmi strumentalizzare da tutti, anche dai giornalisti. Fa parte del lavoro“.

(Il Faro online)