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Business Index on Transparency 2019: poca trasparenza nei rapporti tra privati e politica

23 novembre 2019 | 07:51
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Business Index on Transparency 2019: poca trasparenza nei rapporti tra privati e politica

Su 100 grandi aziende analizzate, 89 pubblicano poco o nulla sulle loro pratiche di lobbying verso i decisori pubblici

Transparency International Italia ha presentato oggi la seconda edizione del Business Index on Transparency che analizza il livello di trasparenza delle più grandi aziende italiane sui temi legati all’anticorruzione e all’integrità.

L’edizione 2019, che prende in considerazione 100 grandi aziende e il loro impegno nel fornire informazioni sui rapporti con la politica, in particolare sul finanziamento di questa, sulle attività di lobbying e sulla gestione dei casi di revolving door, mette in evidenza quanto poco si sappia del rapporto privato-pubblico.

I risultati, presentati nel corso dell’evento annuale del Business Integrity Forum di Transparency International Italia, l’iniziativa che riunisce alcune delle più importanti aziende italiane impegnate nella lotta alla corruzione e promozione dell’integrità, mettono in luce che ben 78 aziende su 100 hanno un livello di trasparenza insufficiente o scarso in merito a questi temi. Nessuno si classifica nella categoria più alta (A), indice di una scarsa attenzione a questi temi e ai vantaggi reputazionali che la divulgazione di certe informazioni potrebbe fornire alle aziende. Solo 3 aziende hanno un buon livello di trasparenza rientrando nella categoria B: Mediobanca, Pirelli e Terna.

Il pilastro di analisi che si riferisce al finanziamento alla politica ottiene i risultati migliori, il 60% delle aziende infatti dichiara di non elargire contributi, nonostante oggi nel nostro Paese sia ammesso il solo finanziamento privato a sostegno dell’attività politica. Ben 23 aziende si classificano nella fascia più alta di trasparenza perché non solo decidono di non finanziare i partiti, ma anche altri soggetti ad essi collegati, quali associazioni o fondazioni, vietando così non solo il finanziamento diretto, ma anche forme di finanziamento indiretto e quindi più opache.

La trasparenza sulle attività di lobbying invece risulta per la maggior parte delle aziende insoddisfacente: solo 11 aziende ottengono punteggi sufficienti classificandosi nelle categorie B e C. Nessuno ottiene punteggi alti che valgono la massima categoria.

Ancora più scarsa la trasparenza sui presidi posti in essere dalle aziende per prevenire i casi di revolving door, e quindi passaggi di incarichi dal pubblico al privato e viceversa, che potrebbero causare influenze illecite verso la politica. Le informazioni disponibili sulle policy in questo settore sono pressoché assenti sui siti aziendali e il 97% delle aziende ha ottenuto un punteggio insufficiente.

A livello complessivo, le aziende del settore energetico (9 su 100) sono quelle che hanno ottenuto, i risultati migliori, mentre quelle del settore della distribuzione hanno ottenuto i risultati più bassi. Le società partecipate dallo Stato o dagli enti locali hanno dimostrato di porre maggiore attenzione a questi temi, probabilmente per gli obblighi di legge che derivano dalla legge anticorruzione a cui sono sottoposte.

“Sappiamo che in Italia la normativa su questi temi è assente, nonostante gli innumerevoli tentativi per introdurre maggiore trasparenza anche nel nostro Paese nei rapporti tra privati e politica. Per questo non potevamo aspettarci grandi risultati dal BIT2019 – ha dichiarato Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia – Tuttavia, stiamo parlando delle più importanti aziende multinazionali italiane che spesso hanno dimostrato di impegnarsi ben oltre quanto richiesto dalla legge nazionale. Sanno infatti che la trasparenza è una chiave del successo e soprattutto su certi temi il vantaggio competitivo è rilevante, sul piano nazionale, ma soprattutto su quello internazionale. Quello che cerchiamo di fare con le aziende del nostro Business Integrity Forum, in attesa che il legislatore faccia il proprio dovere, è infatti di innovare e stimolarle ad adottare policy e pratiche anticorruzione all’avanguardia che possano essere di esempio per tutte le aziende del Paese”.

(Il Faro online)