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Una visione comune per affrontare la violenza sulle donne e i bambini

30 novembre 2019 | 07:45
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Una visione comune per affrontare la violenza sulle donne e i bambini

We World: ” le soluzioni più efficaci di prevenzione e di contrasto devono passare attraverso una maggiore consapevolezza dell’intreccio tra i due fenomeni”

Per quanto ad oggi la ricerca e gli interventi pubblici sul tema della violenza contro le donne e sui bambini/e si siano evoluti prevalentemente in ambiti piuttosto separati e secondo linee di intervento distinte, in questo studio – “Making The Connection” di We World onlus – emerge con chiarezza come le soluzioni più efficaci di prevenzione e di contrasto debbano invece passare attraverso una maggiore consapevolezza dell’intreccio tra i due fenomeni.

Come evidenziato dai contributi di ricerca analizzati, la violenza sulle donne e la violenza sui bambini/e condividono numerosi fattori di rischio, originano dalle stesse norme sociali e culturali, hanno conseguenze comuni, cumulate e combinate. Pertanto richiedono l’adozione di una visione comune che sappia riconoscere i punti di connessione e condivisione tra i due fenomeni, e che tenga conto di questa complessità.

Le stesse strategie di azione volte a combattere queste due forme di violenza devono saper rispondere a questa complessità, attivando un approccio integrato e interdisciplinare delle politiche e dei programmi. Interventi mirati esclusivamente a una delle due tipologie di violenza che non tengano conto di questa complessità rischiano infatti di affrontare una parte sola dei problemi, lasciando irrisolti quelli legati ad esempio alle cause di origine della violenza o ai fattori esterni scatenanti.

Making the Connection Conclusioni e proposte

A partire da questa nuova prospettiva che considera l’intreccio tra violenza contro le donne e violenza sui bambini/e, di seguito alcune proposte per politiche di prevenzione e contrasto ai due fenomeni che li affrontino in maniera congiunta:

1. La forma di violenza più diffusa contro le donne e le/i bambine/i è la violenza domestica.

I dati a disposizione evidenziano come la violenza contro le donne si verifichi per la grande maggioranza dei casi all’interno delle mura domestiche, perpetuata da partner o ex partner.
A sua volta, la forma di violenza più diffusa nei confronti dei bambini/e consiste nelle punizioni corporali inflitte da famigliari o caregiver. I
bambini/e sono poi vittime di violenza assistita che, anche quando non sfocia in violenza diretta nei loro confronti, ha ricadute altrettanto gravi sul loro benessere e condizioni di vita presenti e future.

Quindi, siccome più soggetti sono coinvolti nella violenza domestica (donne, bambini/e, adolescenti, uomini maltrattanti), l’attivazione di percorsi di empowerment per le donne sono fondamentali ma vanno accompagnati da altre azioni.

Nello specifico, serve un approccio integrato, che tenga conto della famiglia nel suo complesso e guardi al nucleo famigliare come destinatario di interventi di prevenzione e contrasto.

2. Solo con un chiaro posizionamento dell’attore pubblico all’interno delle strategie di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne e le/i bambine/i è possibile varare programmi coerenti che affrontino congiuntamente i due fenomeni. Ciò, non deve impedire la collaborazione con il terzo settore, anzi è la premessa per azioni sinergiche e durature.

L’istituzione di un unico Ministero,  per la Famiglia e le Pari opportunità, potrebbe gettare i presupposti per una forte direzione strategica dei programmi dedicati alla prevenzione della violenza sulle donne e i/le bambini/e

3. Un’unica direzione strategica pubblica costituisce la premessa per varare un Programma e una linea di finanziamento ad hoc per prevenire
e combattere la violenza contro le donne e sui bambini/e.  Si potrebbe istituire un “Fondo per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne e sui bambini/e” che favorisca una collaborazione tra Enti del Terzo Settore, soggetti pubblici e privati, altri enti erogatori, in modo da porre le basi per un’alleanza strutturale tra pubblico e privato.

4. L’intreccio tra violenza contro le donne e contro le/i bambine/i è particolarmente evidente quando si considera la trasmissione intergenerazionale della violenza. Essere vittime della trasmissione intergenerazionale della violenza all’interno della famiglia può attivare comportamenti violenti anche esternamente al contesto familiare, come ad esempio si osserva in molti episodi di bullismo.

Viceversa, subire episodi di violenza di vario tipo esternamente all’ambiente familiare può attivare una trasmissione intergenerazionale anche all’interno del nucleo familiare.

Intervenire nell’interruzione della trasmissione intergenerazionale ha pertanto impatto più ampio rispetto al contesto familiare e riguarda in generale tutta la società.

Interventi volti a educare, informare e sensibilizzare i/le giovani alla parità di genere e al rispetto delle differenze (es. campagne di comunicazione a loro rivolte, programmi curriculari nelle scuole o attività formative nell’extrascuola) sono attività di prevenzione efficaci, perché promuovono quei cambiamenti culturali necessari a rompere gli stereotipi alla base della violenza contro le donne e i/le bambini.

5. Agire sulla prevenzione della violenza contro le donne e contro i bambini/e con una prospettiva integrata aumenta la consapevolezza della necessità di intervenire anche sugli uomini. Gli interventi di cura degli uomini adulti autori di violenza si sono rivelati ad oggi esperienze innovative ma ancora molto sperimentali e complesse, con problematiche legate alla difficoltà per gli uomini autori di violenza di accedere volontariamente a progetti di recupero, a percorsi legali e ad una certa riluttanza del sistema ad investire in cure per autori di reati spesso efferati, rischiando di sottrarre risorse a quelle, già scarse, dedicate alla violenza contro le donne.

Iniziative che coinvolgano i bambini maschi vittime di violenza, sia assistita che subita, rappresentano quindi un’area di intervento preventiva di medio-lungo termine con un impatto di sicura efficacia sull’interruzione della trasmissione intergenerazionale della violenza in riferimento ai futuri uomini adulti.

6. Se è quindi certamente auspicabile una maggiore integrazione delle strategie, degli interventi e degli strumenti dedicati alla violenza contro le donne e i bambini/e, occorre anche essere consapevoli dell’esigenza di mantenere aree di intervento specifiche e separate, di modo che i destinatari delle azioni, siano essi bambini/e, adolescenti o donne, non vengano reciprocamente penalizzati o trascurati nelle loro esigenze puntuali.

Certamente i benefici dell’integrazione degli interventi nei due ambiti emergono con maggiore evidenza nella sfera della prevenzione e della sensibilizzazione culturale e sociale, mentre per quanto riguarda il contrasto e la cura delle due tipologie di violenza occorre sempre tenere in considerazione le esigenze specifiche e la necessità di competenze dedicate per interventi mirati ed efficaci.

(Il Faro online)