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Papa Francesco contro maghi e cartomanti: “Fede in Cristo e magia sono incompatibili”

4 dicembre 2019 | 13:04
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Papa Francesco contro maghi e cartomanti: “Fede in Cristo e magia sono incompatibili”

Il Pontefice: “La fede è abbandono fiducioso nelle mani di un Dio affidabile che si fa conoscere non attraverso pratiche occulte ma per rivelazione e con amore gratuito”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Se scegli Cristo non puoi ricorrere al mago: la fede è abbandono fiducioso nelle mani di un Dio affidabile che si fa conoscere non attraverso pratiche occulte ma per rivelazione e con amore gratuito”.

Papa Francesco torna a ribadire che fede in Gesù Cristo e magia sono incompatibili. Lo fa durante la catechesi dell’Udienza Generale del mercoledì, davanti a migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo che affollano una piazza San Pietro baciata da un tiepido sole invernale.

La magia non è cristiana

Il Papa parte dell’esperienza vissuta dall’apostolo Paolo durante il suo viaggio a Efeso, dove battezza dodici uomini e compie diversi miracoli. “Questo accade – spiega il Pontefice – perché il discepolo somiglia al suo Maestro (cfr Lc 6,40) e lo rende presente comunicando ai fratelli la stessa vita nuova che da Lui ha ricevuto”.

La potenza di Dio che irrompe ad Efeso smaschera chi vuole usare il nome di Gesù per compiere esorcismi ma senza avere l’autorità spirituale per farlo, e rivela la debolezza delle arti magiche, che vengono abbandonate da un gran numero di persone che scelgono Cristo. Un vero capovolgimento per una città, come Efeso, che era un centro famoso per la pratica della magia!

Luca, fa notare Bergoglio, nel libro degli Atti degli Apostoli, “sottolinea così l’incompatibilità tra la fede in Cristo e la magia”. Il Papa mette in guardia i credenti da cartomanti e maghi: “State attenti! Io vi domando: quanti di voi vanno a farsi fare i tarocchi, quanti di voi vanno a farsi leggere le mani dalle indovine o farsi leggere le carte? Anche oggi nelle grandi città cristiani praticanti fanno a queste cose”.

“E alla domanda: ‘Ma come mai, se tu credi a Gesù Cristo, vai dal mago, dall’indovina, da tutta questa gente?’, rispondono: ‘Io credo in Gesù Cristo ma per scaramanzia vado anche da loro’ – prosegue a Braccio -. Per favore: la magia non è cristiana! Queste cose che si fanno per indovinare il futuro o indovinare tante cose o cambiare situazioni di vita, non sono cristiane. La grazia di Cristo ti porta tutto: prega e affidati al Signore”.

La religione non è un affare economico

Francesco pone poi l’accento sul quello che comporta la diffusione del Vangelo ad Efeso, che danneggia il commercio degli argentieri, che fabbricavano le statue della dea Artemide, “facendo di una pratica religiosa un vero e proprio affare”.

“Su questo io vi chiedo di pensare – prosegue il Pontefice -. Vedendo diminuire quell’attività che fruttava molto denaro, gli argentieri organizzano una sommossa contro Paolo, e i cristiani vengono accusati di aver messo in crisi la categoria degli artigiani, il santuario di Artemide e il culto di questa dea”. Ma l’apostolo non si scoraggia e parte alla volta di Mileto (cfr At 20,1-16).

Il testamento spirituale di Paolo

Qui manda a chiamare gli anziani della Chiesa di Efeso, i presbiteri (ovvero i sacerdoti, ndr) per fare un passaggio di consegne “pastorali”. Siamo alle battute finali del ministero apostolico di Paolo e Luca ci presenta il suo discorso di addio, una sorta di testamento spirituale che l’Apostolo rivolge a coloro che, dopo la sua partenza, dovranno guidare la comunità di Efeso.

E questa è una delle pagine più belle del Libro degli Atti degli Apostoli: vi consiglio di prendere oggi il Nuovo Testamento, la Bibbia, il capitolo XX e leggere questo congedo di Paolo dai presbiteri di Efeso, e lo fa a Mileto. E’ un modo per capire come si congeda l’Apostolo e anche come i presbiteri oggi devono congedarsi e anche come tutti i cristiani devono congedarsi. E’ una bellissima pagina.

Paolo incoraggia i responsabili della comunità invitandoli a vegliare su se stessi e sul gregge. “Questo è il lavoro del pastore: fare la veglia, vegliare su sé stesso e sul gregge. Il pastore deve vegliare, il parroco deve vegliare, fare la veglia, i presbiteri devono vegliare, i Vescovi, il Papa devono vegliare”, sottolinea il Santo Padre.

“Agli episcopi – spiega il Papa – è chiesta la massima prossimità con il gregge, riscattato dal sangue prezioso di Cristo, e la prontezza nel difenderlo dai ‘lupi'”. In altre parole, i Vescovi “devono essere vicinissimi al popolo per custodirlo, per difenderlo; non staccati dal popolo”. Paolo li affida alle mani di Dio, “invitandoli a lavorare con le proprie mani, come lui, per non essere di peso agli altri, a soccorrere i deboli e a sperimentare che ‘si è più beati nel dare che nel ricevere'”.

Infine, un pensiero per i più bisognosi: “Venerdì prossimo ricorre la memoria di San Nicola di Bari. Imitiamone le virtù, imparando a non anteporre nulla alla carità verso chi è più nel bisogno, ricercando in esso il volto di Dio che si è fatto uomo”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media