IL CASO

Roma, la drammatica deportazione di oltre duemila carabinieri per favorire l’Olocausto raccontata da Maurizio Piccirilli

4 dicembre 2019 | 13:03
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Con il libro Carabinieri Kaputt!, il giornalista e scrittore Maurizio Piccirilli racconta una pagina storica vissuta nella città alla vigilia del rastrellamento degli ebrei

Roma – Eroi senza medaglia, oltre duemila carabinieri vennero arrestati e deportati nei campi di concentramento: le SS temevano avrebbero impedito il rastrellamento degli ebrei e quindi andavano portati via da Roma.

E’ una pagina storica drammatica quella raccontata da Maurizio Piccirilli, giornalista e scrittore, nella sua nuova fatica documentaristica, “Carabinieri Kaputt!” della Edizioni All Arond. Il sottotitolo esprime bene ciò di cui furono vittima gli oltre duemila carabinieri deportati da Roma: “I giorni dell’infamia e del tradimento“.

Carabinieri Kaputt, infatti, racconta un episodio poco noto delle vicende italiane dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. L’ordine del Ministro della difesa della Repubblica sociale, generale Rodolfo Graziani, intima ai Carabinieri di rimanere confinati nelle caserme e consegnare le armi, per permettere alle SS il mattino del 7 ottobre 1943 di fare prigionieri i 2.000 militari e deportarli nei lager. Questo una settimana prima del rastrellamento degli ebrei romani. I Carabinieri sarebbero stati di intralcio, come dicono senza mezzi termini i capi della Gestapo in un telegramma indirizzato al colonnello Herbert Kappler capo delle SS a Roma. Esiste anche uno scritto di Benito Mussolini indirizzato a Claretta Petacci nel quale il Duce giustifica l’operazione dei nazisti anche in ragione della sua personale sicurezza.

La forza del volume di Maurizio Piccirilli, per quasi trenta anni fotografo e giornalista del quotidiano “Il Tempo“, è data dal racconto di quei giorni descritto da un maresciallo che tenne un diario dettagliato degli eventi: dalla cattura fino alla liberazione dai campi di concentramento. E sono anche le testimonianze di alcuni sopravvissuti, ancora viventi, a confermare e dettagliare ulteriormente la drammaticità della vicenda vissuta da militari per lo più giovanissimi che avevano come unica colpa il senso di appartenenza allo Stato.

Aneddoti e episodi fanno toccare con mano la durezza dell’infamia da loro vissuta: il racconto di un carabiniere sopravvissuto per caso a una fucilazione, le storie delle mogli degli ufficiali quasi tutti trucidati alle Fosse Ardeatine che hanno contribuito alla Resistenza a Roma. In aggiunta un elenco di novanta nomi di carabinieri detenuti nel campo di concentramento di Rosenheim.