La tradizione

Caffè espresso napoletano, Patrimonio Mondiale dell’Umanità: presentata la candidatura

5 dicembre 2019 | 14:45
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Caffè espresso napoletano, Patrimonio Mondiale dell’Umanità: presentata la candidatura

Quando si pronuncia la parola espresso, in tutto il mondo il pensiero va a Napoli, la città che lo ha fatto diventare una vera e propria opera d’arte

Il caffè napoletano come la pizza. L’obiettivo è quello di ottenere dall’Unesco lo stesso riconoscimento quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità, nel contesto della lista dei beni immateriali.

La Presidente del Consiglio Regionale della Campania Rosa D’Amelio ha annunciato la candidatura all’Unesco del “rito del caffè espresso napoletano e dei caffè storici tradizionali come patrimonio dell’umanità, nel corso dell’incontro: “I patrimoni culturali immateriali, tra rito e socialità”.

La candidatura dell’arte del caffè espresso napoletano a Patrimonio dell’Umanità tutelato Unesco rappresenta un passo importante per ottenere il riconoscimento a livello mondiale di una specialità famosa in tutto il mondo.

“La candidatura – afferma il consigliere dei Verdi della Regione Campania e presidente dell’Osservatorio regionale sui patrimoni culturali del Consiglio regionale campano Francesco Borrelli, tra i primi firmatari della proposta – parte da lontano, un inter che ha avuto inizio con una raccolta firme presso lo storico Bar Gambrinus, uno dei luoghi simbolo del caffè napoletano”

“Puntiamo al riconoscimento Unesco come patrimonio dell’umanità – aggiunge il Consigliere – sulla scorta di quanto già avvenuto con la pizza napoletana. Sappiamo che è in atto un iter simile per la candidatura del caffè espresso italiano ma è noto che si tratta di due prodotti diversi. Siamo a favore del riconoscimento internazionale delle eccellenze italiane. Sosteniamo dunque entrambe le candidature e auspichiamo che entrambi gli iter possano concludersi felicemente e aspettiamo che il governo e gli altri promotori facciano lo stesso con la nostra che punta al riconoscimento internazionale di un prodotto che ha esportato Napoli nel mondo”.

Il caffé nel cinema e nel tetro di Napoli

Quando si pronuncia la parola espresso, d’altra parte, in tutto il mondo il pensiero non va che a Napoli, la città che lo ha fatto diventare una vera e propria opera d’arte.

Anche il teatro, il cinema e la musica, testimoniano, che non c’è luogo e tempo per degustare un caffè.

Ci sono sequenze indimenticabili che hanno fatto dell’espresso una star del grande schermo. Al bancone del bar o sul terrazzo, in un clima rilassato o teso, per occasioni dolci o amare: tanti grandi registi hanno “servito” il caffè per creare atmosfere uniche e consegnare alla storia interpretazioni divenute immortali.

Le origini del Café-Chantant si perdono nella notte dei tempi. Napoli ne aveva il primato: il “Flora”, il “Diodato”, il “Veneziano”, “I Cavalieri”, tutti caffè frequentati da artisti, letterati e ricchi borghesi. Le figure tipiche rimasero sempre le “sciantose” e le “macchiette”.

Nel 1850 a Napoli, viene rappresentata “Una bottega di caffè”.

Nel 1931 viene rappresentato per la prima volta “Natale in casa Cupiello” di Edoardo De Filippo: nel primo atto il risveglio del protagonista Lucariello è reso amaro dalla pessima qualità di caffè che la moglie Concetta gli prepara “E’ nu poco lasco ma è tutto cafè”. Luca: “Ma perchè vuoi dare la colpa al caffè, che in questa tazza non c’è mai stato! “.

Nell’opera “Questi Fantasmi” del 1946 Eduardo si diletta in un vero e proprio discorso sul caffè e sul modo di prepararlo. Pasquale, seduto sul balcone, chiacchiera con il dirimpettaio e gli spiega quanto poco serva per rendere felice un uomo: un caffè preparato con cura e sorseggiato “dopo quella mezz’oretta di sonno che uno s’è fatto dopo pranzo”. Un piccolo vizio che racchiude la poesia della vita.

La scena del film, “la banda degli onesti” del 1956, regala uno dei passaggi cinematografico-teatrali che meglio racconta il rituale napoletano del caffè. Il gesto quotidiano del caffè al bancone del bar diventa la metafora con cui l’inarrivabile Totò descrive a Peppino De Filippo l’assolutismo della società capitalista contemporanea. Una scena indimenticabile, dalla comicità sempre attuale, entrata nel mito del cinema del Dopoguerra.

Che sia un espresso, un macchiato o un cappuccino, bevuto a casa o al bar, a colazione o dopo i pasti, il caffè è compagno inseparabile di ogni giornata per milioni di italiani.

Prendiamoci un caffè” è l’invito più frequente che si può sentire in tutta Italia. Ma è in particolare a Napoli che si è sviluppata la tradizione dell’espresso: un vero e proprio rito da consumare quotidianamente, nel tempo libero come a lavoro.

(Il Faro online)