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Latina, Valiani e Tripodi: “Zingaretti si preoccupa dei detenuti e non della Polizia Penitenziaria”

"Una scelta non prioritaria rispetto invece all'esigenza di migliorare i posti di servizio della polizia penitenziaria del carcere".

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Latina – Il carcere di Latina figura tra i destinatari dei fondi stanziati dalla Regione nell’ambito dell’esercizio finanziario 2019 a favore dei detenuti. Sul caso interviene il coordinatore comunale della Lega di Latina Armando Valiani e il Consigliere Regionale Angelo Orlando Tripodi che criticano tale scelta, ritenendola al momento non prioritaria rispetto invece all’esigenza di migliorare i posti di servizio della polizia penitenziaria del carcere di Latina.

“Gli agenti  – ricordano Valiani e Tripodi  – lavorano nei sottoscala, in luoghi freddi d’inverno e caldi d’estate e non in regola con le disposizioni sulla sicurezza sui luoghi di lavoro”.

“Mi sorprende – afferma il coordinatore – che la struttura di via Aspromonte riceverà soldi pubblici per consentire l’accesso in spazi dedicati ad attività lavorative delle detenute che hanno avuto anche rapporti con la criminalità organizzata (alta sicurezza di livello 3)” .

“La pena deve tendere alla rieducazione del condannato come recita la nostra costituzione ma ciò può avvenire – dichiara Valiani – solo se si investono in concreto risorse sulla sicurezza dei poliziotti e dei posti di lavoro”.

“Per Zingaretti – conclude Tripodi – a quanto pare, sembra prioritario il benessere dei detenuti e delle detenute alta sicurezza di Latina“.

Interviene sul caso anche il Segretario Generale del Sippe (Sindacato Polizia Penitenziaria) Carmine Olanda, il sindacato che da sempre chiede di trovare fondi da investire sui luoghi di lavoro della polizia penitenziaria. “Nel carcere di Latina – afferma Olanda – gli agenti lavorano in mezzo ai topi, in luoghi fatiscenti, nei sottoscala e con un basso livello di sicurezza”.

“Apprezziamo l’impegno della Direttrice del carcere – conclude il sindacalista – ma occorrono più sforzi per i nostri operatori perché non c’è rieducazione del condannato senza sicurezza”.

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