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Libia, Haftar annuncia il cessate il fuoco. Di Maio: “Anche l’Italia ha fatto la sua parte”

12 gennaio 2020 | 12:05
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Libia, Haftar annuncia il cessate il fuoco. Di Maio: “Anche l’Italia ha fatto la sua parte”

Il ministro degli Esteri: “C’è ancora tanto lavoro da fare. Ma quello di oggi è sicuramente un passo positivo dopo mesi di stallo. Nel raggiungimento di questo primo risultato anche l’Italia ha fatto la sua parte”

Tripoli – Le forze libiche leali al generale Khalifa Haftar hanno annunciato di accettare l’appello per il cessate il fuoco avanzato dalla Russia e dalla Turchia. E’ quanto riporta l’agenzia turca Anadolu.

“Il generale comandante delle Forze armate arabe libiche ha dichiarato un cessate il fuoco e la fine delle operazioni militari a partire dalla mezzanotte del 12 gennaio purché l’altra parte si impegni al cessato il fuoco”, si legge nella dichiarazione della tregua da parte di Haftar. “La risposta sarà dura nel caso di ogni violazione della tregua”.

A Roma l’incontro, durato quasi tre ore tra il premier Giuseppe Conte e il capo del governo di Tripoli Fayez Serraj, arrivato nella Capitale dopo aver annullato all’ultimo minuto la missione di mercoledì, per protesta per l’accoglienza riservata a Khalifa Haftar.

Un ‘incidente’, assicurano fonti di Palazzo Chigi che parlano di “un clima sereno” tra i due leader, del quale non si è parlato durante l’incontro, al termine del quale Serraj ha espresso “apprezzamento per il ruolo dell’Italia sul dossier libico”.

“L’Italia ha sempre coerentemente, linearmente, costantemente lavorato per la soluzione politica” della crisi in Libia, “ritenendo che sia l’unica prospettiva che possa garantire al popolo libico benessere e prosperità, questo è il nostro obiettivo, non abbiamo altri obiettivi, non abbiamo agende nascoste”, ha rivendicato Conte, dicendosi “preoccupato per l’escalation” di questi giorni.

E proprio “per tessere la tela che deve portarci a una soluzione politica”, il premier ha annunciato che lunedì sarà in Turchia e martedì in Egitto, mentre sono già programmati anche una serie di colloqui telefonici con diversi leader di governo e presidente di Paesi che hanno un coinvolgimento nello scenario libico”.

Il primo di questi si è già tenuto con una conversazione telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron, durante il quale i due leader hanno ribadito l’importanza di un coordinamento a livello europeo a favore del processo di pacificazione e stabilizzazione della Libia. In particolare, a quanto si apprende da Palazzo Chigi, i due presidenti hanno messo in evidenza la necessità di un impegno diplomatico comune per il cessate il fuoco, per il sollecito avvio del processo di Berlino e per l’importanza di un ruolo crescente dell’Ue nell’assicurare questi positivi sviluppi e gli obiettivi di pacificazione.

Non solo nella telefonata con Macron, ma anche nell’incontro con Serraj, Conte ha insistito sull’importanza di un intervento della Ue, “perché siamo convinti che questo intervento offra la massima garanzia di non rimettere le sorti future del popolo libico alla volontà di singoli attori”, di non ‘ipotecare’ il loro futuro. In questo contesto, “sul piano concreto, continueremo a lavorare per la riuscita del processo di Berlino”, ha assicurato il premier, “stiamo lavorando intensamente come governo, io personalmente, anche in coordinamento con il ministro Di Maio, per indirizzare questo conflitto verso una soluzione politica”.

Il governo di accordo nazionale libico “saluta con favore l’iniziativa della Russia e della Turchia” per “un cessate il fuoco” e “come sempre noi siamo disponibili ad accogliere qualsiasi tipo di iniziativa che possa andare in questa direzione”.

Su questo punto, il capo del governo di Tripoli ribadiva però nel pomeriggio, prima dell’annuncio in serata del cessate il fuoco da parte delle forze di Haftar, che “è condizionato al ritiro della parte che attacca”. Tra l’altro, accusa Serraj, ricordando che chi “ha interrotto e vanificato il processo politico che era in corso” è stato Haftar, quando ha lanciato la sua offensiva su Tripoli il 4 aprile scorso, ed è lui rappresenta “un impedimento all’organizzazione della conferenza di Berlino” che il governo di accordo nazionale libico sostiene, perché la ritiene “molto importante per la ripresa del processo politico” e può “contribuire alla de-escalation”.

Lo stesso generale, che aveva partecipato alle precedenti conferenze di Parigi, Palermo e Abu Dhabi, “lo ha fatto solo per prendere tempo, quando invece la sua volontà era ostacolare questo processo”, sostiene ancora il capo del governo di Tripoli. Che poi rinnova le sue accuse alla comunità internazionale, “al silenzio collettivo” di fronte a “crimini che vanno avanti da molto tempo”, come il raid della settimana scorsa sull’accademia militare della capitale, per il quale Conte ha ribadito “la sua costernazione”, espressa allo stesso Haftar nell’incontro di tre giorni fa.

Al termine dell’incontro, organizzato anche grazie al lavoro dell’Aise che ha avuto un ruolo importante per riportare Serraj a Roma, Conte ha poi annunciato “l’istituzione di una commissione congiunta per completare quel processo per le compensazioni che era stato avviato e poi si è interrotto nel 2014 con la guerra”. Una commissione, ha fatto eco il capo del governo di Tripoli, per “il completamento dei progetti sospesi dopo il 2014 e a beneficio del popolo libico”.

Di Maio: “Sulla tregua anche Italia ha fatto la sua parte”

“L’annuncio della tregua del conflitto in Libia da parte del presidente Serraj e del generale Haftar è una buona notizia, perché crea spazio di ulteriore dialogo. La strada da fare è lunga, ma la direzione è quella giusta. Per l’Italia non esiste una risposta militare alla crisi libica e l’unico modo per arrivare alla pace è la soluzione diplomatica. È per questo che abbiamo lavorato incessantemente come Governo, per dare il nostro pieno sostegno alla conferenza di Berlino”. Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sulla sua pagina Facebook.

“Coinvolgere tutti gli attori di questa guerra, metterli tutti intorno a un tavolo, è quanto mai importante – osserva – per giungere a una stabilità del Paese e della regione. Se l’Europa resterà unita come lo è stata in questi giorni, allora potremo fermare ogni ingerenza esterna e soprattutto l’ingresso di armi in Libia. Se è vero che esiste un embargo sulle armi, dobbiamo fare in modo che sia rispettato: via terra, via aerea e via mare. Dobbiamo continuare a coinvolgere i Paesi vicini della Libia, con cui l’Italia mantiene relazioni solide”.

“Dobbiamo continuare a sostenere il dialogo con Mosca e Ankara, affinché l’obiettivo comune della pace sia condiviso e, finalmente, raggiungibile. In un quadro europeo – prosegue – dobbiamo tenere a modello le missioni di pace, vere, autentiche, come Unifil in Libano. La Libia non sono solo migranti. Nel Paese operano numerose cellule terroristiche. La Libia per noi è una questione di sicurezza nazionale e di stabilità dell’intero Mediterraneo. La Libia è la dimostrazione che la guerra genera altra guerra. È per questo che l’Italia non sosterrà mai un altro intervento militare. Dobbiamo imparare dagli errori del passato”.

“Alla conferenza di Berlino, l’Italia porterà questa linea, per costruire una Libia sovrana, unita e in pace. C’è ancora tanto lavoro da fare. Ma quello di oggi è sicuramente un passo positivo dopo mesi di stallo. Nel raggiungimento di questo primo risultato – conclude Di Maio – anche l’Italia ha fatto la sua parte”.

(Il Faro online)