Daini al Circeo: Federparchi difende le scelte del Parco nazionale, ecco perché

14 gennaio 2020 | 14:01
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Daini al Circeo: Federparchi difende le scelte del Parco nazionale, ecco perché

Gianpiero Sammuri, presidente Federparchi, difende la scelta presa dal Parco del Circeo e spiega tutte le criticità presentate dalle altre possibili soluzioni.

San Felice Circeo – La polemica sull’abbattimento dei daini che si trovano all’interno del Parco Nazionale del Circeo è una fiamma che pare destinata a non estinguersi tanto facilmente. Dopo Legambiente (leggi qui), stavolta è Federparchi, tramite il suo presidente Gianpiero Sammuri, a prendere le “difese” del piano di gestione portato avanti dall’Ente, soffermandosi sulle esperienze all’arcipelago Toscano, sugli aspetti etici  delle azioni di contenimento o di eradicazione e sulla necessità della loro efficacia. Ponendo, infine, un riflessione sullo strumento non agevole della sterilizzazione e sulla necessità di condividere, nel perimetro della normativa sulla conservazione della natura, le scelte da compiere.

Per spiegare quanto sta accandendo al Parco del Circeo, il presidente Sammuri cita, come esempio, la vicenda del pipistrello dell’isola di Natale, ormai estinto a causa delle specie aliene invasive – nello specifico, dell’immissione involontaria del ratto, della formica pazza australiana e del serpente lupo -. “Per questo – sottolinea Sammuri-,  quando possibile le specie aliene e/o invasive vanno eradicate e, se non è possibile farlo, controllate da un punto di vista numerico.”

Partendo dall’esempio del pipistrello dell’isola di Natale, il presidente di Federparchi fa, quindi, un ragionamento: “Se l’uomo che ha fatto questo danno avesse potuto eradicare le tre specie immesse e salvare il pipistrello avrebbe fatto bene o male? Sarebbero comunque morti animali: o i pipistrelli a causa delle specie immesse o individui di quest’ultime per mano dell’uomo.  Ma  se  fossero state eradicate le specie aliene si sarebbe  salvato il pipistrello, legittimo abitante dell’isola…”

Diversi i tipi di animale, diverse le reazioni

Sammuri, dall’alto della sua esperienza nelle isole dell’arcipelago toscano, fa notare anche un secondo particolare in merito all’eradicazione/operazioni di controllo delle specie aliene: “Le reazioni riguardano tutte le specie oggetto di intervento, ma hanno una gradazione decrescente, forse dipendente dal maggiore appeal popolare  dell’animale, che potrei declinare così: muflone, fagiano, cinghiale, ratto, zecca…”

E, ancora, Sammuri sottolinea: “Voglio premettere che chiunque si occupa di conservazione non prova alcun piacere ad uccidere animali. Anzi, nella maggior parte dei casi, quando deve ricorrere a questo,  lo fa malvolentieri e solo perché non ci sono altre soluzioni tecnicamente ed economicamente percorribili.”

No agli abbattimenti, si agli spostamenti?

No agli abbattimenti, si agli spostamenti? Sammuri, però, interviene anche sul tema, portando, come esempio, quello dei mufloni: “Dato che il Muflone è alloctono (non “nativo”) non solo nelle isole dell’arcipelago toscano ma in tutta la penisola italiana, l’ISPRA ha subito chiarito che i capi catturati non potevano essere immessi in nessun luogo dell’Italia peninsulare.

Inoltre, poiché in Sardegna il muflone non è da considerarsi alloctono ma, proprio per questo, ha una sua particolarità genetica che va salvaguardata, non si potevano immette animali provenienti da altre zone che avrebbero “inquinato” questa peculiarità. Di conseguenza l’ISPRA ha indicato come unica soluzione possibile lo spostamento dei capi catturati in aree recintate previa sterilizzazione.

Alla fine, un’associazione si è impegnata a ritirare alcuni capi catturati (5-10) e a trasferirli a proprie spese in  un’area recintata. La percentuale rispetto ai capi abbattuti e catturati (diverse centinaia all’anno) è molto bassa, ma se la stessa associazione o altre ne vogliono ritirare anche di più, alle stesse condizioni, per noi non ci sono problemi. Sinceramente mi sembra un percorso possibile anche per i Daini del Circeo…”

Il “sogno” della sterilizzazione

Infine, Sammuri interviene anche su quello che lui stesso definisce il “sogno” della stelizzazione: “Il sogno di tutti noi sarebbe quello di avere un prodotto che. distribuito in un ambiente naturale, fosse mangiato e avesse effetti di sterilizzazione permanenti solo sulla specie che si vuole limitare. Purtroppo, questo prodotto ancora non esiste. Ad oggi l’unica sterilizzazione efficace sugli ungulati (Cinghiali, Cervi, Daini, mufloni etc.) è quella chirurgica, ovviamente difficile e costosa.”

Inoltre, per ottenere risultati significativi – come emerse nel caso dei cinghiali di Castel Porziano – bisognerebbe intervenire su percentuali importanti di esemplari (almeno il 70% della popolazione).  “Infatti – conclude Sammuri – la tenuta presidenziale ha continuato a fare controllo numerico del cinghiale nel modo consolidato.”

(Il Faro on line)