Ostia, danno erariale per le spiagge libere: pagano gli amministrativi, assolta la politica

20 gennaio 2020 | 09:32
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Ostia, danno erariale per le spiagge libere: pagano gli amministrativi, assolta la politica

La Corte dei Conti condanna gli amministrativi del X Municipio che hanno affidato le spiagge libere a coop e imprese dal 2007 al 2015. Sono 341 mila euro da restituire: politici “assolti” anche se le decisioni sono le loro

Ostia – Amministrativi condannati per danno erariale: pagheranno di tasca propria per aver dato esecuzione a disposizioni politiche sulla gestione delle spiagge libere. Assolti sindaci e presidenti del X Municipio dal 1999 ad oggi.

In perfetto sincronismo con la discussione sull’uso delle spiagge (martedì scorso Commissione Ambiente municipale sul PUA, Piano di Utilizzazione degli Arenili), è arrivata la sentenza della Corte dei Conti che ha condannato tre dirigenti municipali, Papalini, Cafaggi e Nuti, per come sono state gestite le spiagge libere di Ostia. La magistratura contabile imputa a loro di aver fatto perdere introiti alle casse pubbliche per aver affidato a titolo gratuito gli arenili a libero accesso. Non un cenno ai politici che hanno assunto quelle decisioni.

La sentenza farà discutere. E’ giusto che la politica non paghi? Lo chiediamo a Paula Felipe De Jesus di Labur (Laboratorio Urbanistico), il gruppo che ha posto la vicenda all’attenzione della Corte dei Conti.

Sicuramente questa sentenza è la dimostrazione plastica che la politica non poteva non sapere. Su questo punto la sentenza n°5292019 della Corte dei Conti ovviamente non si esprime, perché non è il suo compito, ma rimane una verità inconfutabile. I dirigenti della UOAL (Unità Organizzativa Ambiente e Litorale) non operavano in solitudine. Le giunte che si sono susseguite non hanno visto niente? Così come nessuno si è accorto di qualcosa in Commissione Ambiente e in Consiglio municipale? Impossibile. Per fare un esempio, i costi sostenuti nel 2018, gestione M5S, per soli 3 mesi di stagione balneare relativamente agli 8 lotti di spiagge libere ad Ostia ammontano a 692.358 euro desumibili dalle ordinanze dirigenziali adottate dal Municipio X. Parliamo di numeri importanti che passano nelle mani della politica e non di un solo dirigente amministrativo. La scelta di quali servizi erogare, le modalità di erogazione, sono sempre scelte politiche. La maggior parte delle persone non conosce l’iter amministrativo di perfezionamento degli atti e pensa che ci sia un unico colpevole, per altro su una materia complessa e piena di contenziosi. Non è così. E l’iter del PUA lo dimostra. Se pensiamo che il costo dei servizi che il Municipio X doveva garantire era di 866.000 euro l’anno e che negli anni 2012-2015 i bilanci di Roma Capitale non prevedevano spese per la gestione delle spiagge, si comprende chiaramente che la decisione sull’elaborazione dei bandi e delle convenzioni non è nelle mani di un solo uomo“.

Che condanne ha inflitto la Corte dei Conti?

Ha condannato al risarcimento di 100mila euro, Paolo Cafaggi (per il 45%), Aldo Papalini (per il 45%) e Stefano Nuti (per il restante 10%) a seguito della denuncia di LabUr-Laboratorio di Urbanistica per i danni derivanti dalla gestione dei servizi per la balneazione in spiagge libere attrezzate del Municipio X di Roma Capitale, che aveva ottenuto, per la medesima denuncia sull’irregolarità di affidamento, una sentenza anche da parte dell’ANAC, l’Associazione Nazionale Anti Corruzione. Nella sentenza della Corte dei Conti viene ripercorso l’affidamento dei servizi connessi alla balneazione nelle 8 spiagge libere di Ostia, partendo dal 1999. E’ interessante perché si capiscono molte cose. La più importante è che le spiagge libere non solo non possono essere oggetto di concessione, ma l’assegnazione dei servizi accessori alla spiaggia può essere fatta in convezione solo ed esclusivamente secondo criteri di efficienza ed economicità. La proficua utilizzazione del bene demaniale è previsto per altro anche dal codice della navigazione (Art. 37). Questo è un punto fondamentale perché il PUA, così come presentato martedì 14 gennaio 2019 in aula Massimo Di Somma, alla luce delle modifiche richieste dalla sola maggioranza del M5S, non pare andare in questa direzione soprattutto sulle spiagge libere“.

Facciamo un po’ di cronistoria di quanto è accaduto dal 1999 in poi?

Fino al 2007 l’Amministrazione aveva provveduto ad affidare i servizi di pulizia delle spiagge e dei servizi per la balneazione senza adottare atti formali, limitandosi a riscuotere un canone per un chiosco e l’indennizzo per gli altri servizi (noleggio sedie, ombrelloni ecc.). Nel 2012 approva una procedura aperta per la gestione degli arenili sempre senza previsione di canone che verrà quindi annullata su segnalazione di LabUr, in autotutela per vizi procedurali. Il successivo bando però è pieno di illegittimità, come sempre da LabUr segnalato e confermato dall’ANAC, e perciò è stato annullato con comunicazione agli affidatari di provvedimenti di recupero delle somme dovute, provvedimenti però mai eseguiti. In pratica dal 2007 al 2015 alcuni tratti di spiaggia del Litorale di Ostia vengono assegnati a diversi soggetti gratuitamente; dal 2011 la gestione di questi tratti di Litorale passa dal Comune al Municipio X. La gratuità è il comportamento illegittimo che viene contestato e sanzionato perché la legge regionale prevedeva l’affidamento dei servizi con valutazione della “convenienza economica”. Le spiagge in pratica sono state occupate come se fossero in concessione mentre dovevano essere spiagge attrezzate, quindi con ombrelloni e altre attrezzature ritirate ogni giorno e con i manufatti smontati a fine stagione. Nessun atto preparatorio c’è mai stato per valutare il valore dei servizi svolti. Nessun atto istruttorio dei dirigenti è stato stilato per verificare l’eventuale costo di pulizia degli arenili e del servizio di salvamento e dunque il loro valore economico. Neppure quello degli altri servizi svolti dai soggetti affidatari quali il noleggio sdraio e ombrelloni, servizio bar ecc. ecc. Per altro la sentenza smonta l’argomentazione addotta dai dirigenti che la contropartita per l’Amministrazione fosse la pulizia dell’arenile perché chi affitta ombrelloni e sdraio ha tutto l’interesse alla pulizia dello stesso. E il fatto che ci fossero delle cooperativa (cioè ci fosse un intento sociale) non giustificava tale comportamento, anche alla luce del fatto che diverse spiagge erano date in uso ad associazioni per gli sport dilettanteschi o ad enti la cui natura di cooperativa nulla dice circa gli intenti sociali, tant’è che non emerge nulla agli atti di assegnazione sulla modalità di scelta dei soggetti con cui si sono stipulate convenzioni. Dunque c’è stato un comportamento negligente da parte dei dirigenti che hanno assegnato i lotti senza condurre alcuna valutazione sull’economicità dei servizi assegnati e sul valore sociale dei soggetti che avrebbero svolto le attività. Non hanno mai stilato verbali di controllo dello stato di fatto dei luoghi all’inizio e alla fine della stagione balneare, nessuna ispezione durante la stagione, nulla sulla decisione di conservare i manufatti a fine stagione per ragioni di economicità. In pratica si comportavano sulle spiagge libere attrezzate esattamente come se fossero spiagge in concessione senza pagamento del canone fino al 2015. Si tratta di un arco temporale che abbraccia le amministrazione Veltroni, Alemanno, Bordoni, Orneli, Vizzani, Tassone … e che ha creato un danno erariale per mancati introiti commerciali. Per altro anche il TAR Lazio (sentenza 3942/2019) aveva evidenziato che c’erano delle illegittimità gravissime sottostanti alla scelta di assegnare i lotti a titolo gratuito, danneggiando così l’Amministrazione. I responsabili amministrativi, al di fuori delle regole, hanno assegnato beni pubblici a titolo gratuito per anni senza una corretta formalizzazione delle convenzioni a soggetti (cooperative e associazioni, anche Libera contro le Mafie e la Corruzione e UISP che quindi non avevano ragione sulle spiagge libere, nonostante alcuni media compiacenti) che, in spregio alle regole, hanno potuto conseguire vantaggi economici notevoli, snaturandone anche la funzione prevista di libero accesso. Dunque grave sciatteria e cattiva gestione“.

Come è stato calcolato il danno?

La Corte dei Conti ha calcolato il danno erariale maturato tra il 2007 e il 2015 quantificandolo in 341.184,83 euro, di cui 87.272,34 a titolo di canoni non riscossi e 253.912,49 a titolo di indennità di occupazione non riscossa per violazione della deliberazione di Giunta della Regione Lazio n°2816 del 1999. Il corrispettivo al Comune era barattato invece con servizi come la pulizia della spiaggia e quello di sicurezza e salvataggio, ma c’era una evidente sproporzione tra questi servizi e gli introiti che potevano derivare dallo sfruttamento economico di arenili e chiosco. Quindi, per colpa grave, al Dirigente Biazzo (Resp. dell’Uff. Demanio Marittimo del Comune di Roma dal 1° gennaio 2007 al 4 marzo 2010, sotto Veltroni) avrebbe dovuto essere imputato il 35% del danno per gli anni che vanno dal 2007 al 2009 per un valore di 146.098,85. Ma gli inviti a dedurre sono stati notificati tra settembre e novembre 2017, per cui i danni perseguibili sono stati valutati a partire dal 2012, cioè entro i 5 anni risalenti l’invito a dedurre, per cui Biazzo esce di scena per prescrizione. Al Dirigente Aldo Papalini (Dir. UOAL del Municipio X), condannato in contumacia, per gli anni 2009 e 2010 e dal 1° gennaio 2012 al 14 luglio 2013 l’importo è di 101.098,968. Al Dirigente Paolo Cafaggi (Dir. UOAL del Municipio X) dal 17 luglio 2013 all’11 gennaio 2015) 130.372,6569. A Stefano Nuti (responsabile del procedimento dell’UOAL) dal 2 agosto 2011 all’8 febbraio 2016, 19.088,2785. Per loro vengono esclusi dal calcolo i danni dal 2007 al 2012 sempre per ragioni di prescrizione“.